Donald Trump chiede il negoziato immediato in Ucraina

Guerra in Ucraina: Donald Trump chiede “trattativa immediata”

La sera dell’8 ottobre, in una manifestazione a Minden, in Nevada, a sostegno del candidato al Senato Adam Laxalt e del candidato governatore Joe Lombardo alle elezioni di medio termine, Donald Trump ha parlato del conflitto in Ucraina, come riporta Newsweek .

L’ex presidente degli Stati Uniti ha avvertito di una “terza guerra mondiale” in assenza di una risoluzione pacifica del conflitto.

Le sue parole sono arrivate “giorni dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva formalmente escluso i colloqui con il presidente russo Vladimir Putin a seguito della sua decisione di annettere illegalmente quattro regioni dell’Ucraina”.

“Dobbiamo chiedere l’immediato negoziato per una fine pacifica della guerra in Ucraina”, ha detto Trump.

“Oppure finiremo nella terza guerra mondiale e del nostro pianeta non resterà più niente perché le persone stupide non ne avevano la più pallida idea, non ne avevano la più pallida idea. Non capiscono, non capiscono davvero.”

Donald Trump, che già si era espresso duramente contro l’amministrazione di Biden, ritenendola responsabile del disastro, pronuncia parole incoraggianti rispetto ad una soluzione negoziata della guerra in Ucraina.

Escalation

Fino ad ora gli Stati Uniti non hanno fatto un passo verso la soluzione del conflitto e questo riflette l’atteggiamento di Zelensky: “L’Ucraina non negozierà con la Russia finché Putin sarà presidente, aveva detto il presidente ucraino in un video pubblicato sui social media il 30 settembre. “Stiamo compiendo un passo decisivo firmando la candidatura dell’Ucraina per l’adesione accelerata alla NATO“, ha anche assicurato, come riportato dall’AFP, salvo poi essere sconfessato dalla NATO stessa che ha detto che questo non si potrà realizzare nel breve periodo.

Dal canto loro, Kiev e l’Unione Europea avevano condannato la firma dei trattati di adesione con la Russia, non riconoscendo alcuna legalità o legittimità nei referendum organizzati nel Donbass così come nelle regioni di Zaporizhya e Kherson.

Dopo l’annuncio dell’annessione, la controffensiva ucraina si è fatta sempre più audace, riconquistando nuovi insediamenti e continuando il tiro al bersaglio sulla popolazione civile di Donetsk, come ha recentemente testimoniato in loco la giornalista Sara Reginella. Inoltre, nei territori liberati giungono testimonianze indipendenti di una operazione di rappresaglia tesa a punire coloro che tra la popolazione. Questi “possibili collaboratori” sono per lo più medici, insegnanti, forestali, vigili del fuoco, lavoratori comunali, che mantengono semplicemente l’esistenza di insediamenti, che fanno il loro lavoro non per le truppe russe, ma per i propri residenti.

L’attentato al ponte di Crimea è stato l’ultimo atto di questa guerra senza senso, in cui la popolazione non ha alcun peso rispetto allo scontro tra potenze mondiali che non riescono a trovare una composizione pacifica delle dispute in corso, come invece vorrebbe la nostra Costituzione.

È abbastanza chiaro che l’attentato al ponte di Crimea non ha alcuno scopo se non quello di provocare un ulteriore escalation al conflitto che permetta l’intervento della NATO e un innalzamento ulteriore dello scontro.

Dopo le parole di Trump ci saranno False flag in arrivo?

Come un tempo in Siria, ogni volta che si parla di negoziato o di pace, ciò equivale ad una reazione opposta e contraria del partito della guerra.  Gli attentati intendono provocare, costringere, tramite eventi sotto falsa bandiera a fare qualcosa che rafforzerà nettamente e consoliderà la solidarietà europea. Ovviamente, ci si potrebbe aspettare anche altre provocazioni di false flag (e più gravi) da qui all’8 di novembre, data delle elezioni di Mid Term negli USA.

Le parole di Trump in questo orizzonte di irrazionalità o di cinismo, sono parole che danno speranza, sempre che saranno recepite dal partito Repubblicano, cosa che non mi pare, visto che sta chiedendo un invio maggiore di armi al Congresso. Resta solo l’aggrapparsi alla speranza che la leadership di Trump sia abbastanza forte per un ordine di scuderia, se l’8 di novembre i repubblicani vinceranno alle elezioni di Mid Term. Ma appunto, eventi esterni potrebbero puntualmente indebolire, lo sforzo per una soluzione diplomatica. Ci sono forti interessi dell’apparato industriale militare per una guerra prolungata fine a sé stessa.

VPNews

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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