Quello che segue è tratto dai Sermoni sul Cantico dei Cantici San Bernardo di Chiaravalle – Sermone VIII – tanto per sentire due campane. E questa campana forse da un autore più autorevole in fatto di spiritualità, perché di questo si tratta nel senso indicato alla parola ‘Eros’ nella Chiesa, ovvero carnalità che coincide con la spiritualità nella pienezza per cui l’uomo è fatto. Non è una cosa di poco conto, ed è sfuggito del tutto a Benigni.
Come ci ha ricordato papa Benedetto XVI nell’Enciclica Deus Caritas Est, sul significato dell’amore tra uomo e donna spiegato in Eros e Agape; senza Agape – che è amore come donazione di sé insegnatoci da Cristo – , l’eros finisce per essere un puro esercizio fisico in cui l’amore scompare perché non è finalizzato al vero incontro e alla relazione con l’altro. Dice Benedetto XVI nella presentazione di Deus Caritas Est: (…) “Così, in questa Enciclica, i temi “Dio”, “Cristo” e “amore” sono fusi insieme come guida centrale della fede cristiana. Volevo mostrare l’umanità della fede, di cui fa parte l’eros – il “sì” dell’uomo alla sua corporeità creata da Dio, un “sì” che nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna trova la sua forma radicata nella creazione.
E lì avviene anche che l’eros si trasforma in agape – che l’amore per l’altro non cerca più se stesso, ma diventa preoccupazione per l’altro, disposizione al sacrificio per lui e apertura anche al dono di una nuova vita umana. L’agape cristiana, l’amore per il prossimo nella sequela di Cristo non è qualcosa di estraneo, posto accanto o addirittura contro l’eros; anzi, nel sacrificio che Cristo ha fatto di sé per l’uomo ha trovato una nuova dimensione che, nella storia della dedizione caritatevole dei cristiani ai poveri e ai sofferenti, si è sviluppata sempre di più”.
Quindi insieme il Cantico esprime da una parte la relazione della coppia nella pienezza della Grazia e dall’altra c’è il significato allegorico tra Dio e la sposa che descrive San Bernando di Chiaravalle.
patrizioricci by @vietatoparlare
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Sermoni sul Cantico dei Cantici San Bernardo di Chiaravalle – Sermone VIII
1. Oggi, come vi ricordate che abbiamo promesso ieri, ci proponiamo di trattare del bacio sommo, cioè della bocca. Ascoltate con più attenzione ciò che ha più soave sapore, che si gusta più raramente e che più difficilmente si comprende. Mi sembra, per cominciare un po’ più alto, che abbia inteso designare un certo ineffabile bacio, non sperimentato da alcuna creatura, colui che disse: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Mt 11,27). Il Padre infatti ama il Figlio, e lo abbraccia con una singolare dilezione, il sommo l’eguale, l’eterno il coeterno, il solo l’unico. Ma anche egli stesso è oggetto di non minore affetto da parte del Figlio, il quale per amore di Lui si sottomette alla morte, come egli medesimo attesta: Perché sappiano tutti che amo il Padre, alzatevi, andiamo (Gv 14,31), cioè alla passione. Quella conoscenza pertanto vicendevole e mutuo amore del Padre che genera e del Figlio che è generato che altro sono se non un soavissimo, ma segretissimo bacio?
2. Io ritengo per certo che a così grande santo arcano del divino amore non sia ammessa neppure l’angelica creatura. Difatti, anche san Paolo pensa che quella pace supera ogni sentimento, anche angelico. Per cui neppure costei (la sposa), sebbene molto audace, osa tuttavia dire: «Mi baci con la sua bocca», riservando cioè questo al solo Padre; ma, chiedendo qualcosa di meno, Mi baci, dice, con il bacio della sua bocca. Vedete la novella sposa che riceve il nuovo bacio, non dalla bocca, ma dal bacio della bocca. Soffiò, dice, su di loro, cioè Gesù sugli Apostoli, vale a dire sulla primitiva Chiesa, e disse: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). Fu per certo un bacio. Che cosa? Quel soffio corporeo? No, ma l’invisibile Spirito venne dato appunto con quel soffio del Signore, per significare che procedeva parimenti da lui e dal Padre, come un vero bacio, che è comune a chi bacia e a chi è baciato. Basta pertanto alla sposa che sia baciata dal bacio dello Sposo, anche se non viene baciata dalla bocca. Non ritiene infatti poca cosa o vile essere baciata dal bacio, il che non è altro che venire ripiena di Spirito Santo. Infatti, se veramente si riceve il Padre che bacia e il Figlio che è baciato, non sarà fuori luogo intendere per bacio lo Spirito Santo, che è del Padre e del Figlio l’imperturbabile pace, il forte cemento, l’indiviso amore, l’indivisibile unità.
3. Questo è quello che pretende la sposa, questo, sotto il nome di bacio, chiede con fiducia che le venga infuso. Possiede invero qualche cosa che le fornisce motivo di sperare. Dicendo, infatti, il Figlio: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, aggiunse: o colui al quale il Figlio lo abbia voluto rivelare (Mt 11,27). Ora, la sposa non dubita che, se lo vorrà a qualcuno, io voglia rivelare a lei. Chiede dunque con audacia che le venga dato il bacio, cioè, quello Spirito nel quale le sia rivelato anche il Figlio e il Padre. Non si conosce infatti l’uno senza l’altro. Perciò è detto: Chi vede me, vede anche il Padre (Gv 14,9) e le parole di Giovanni: Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre. Ma chi confessa il Figlio, ha anche il Padre (1 Gv 2,23). Dalle quali parole risulta chiaro che non si conosce il Padre senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre. Giustamente perciò pone la somma beatitudine nella conoscenza, non di uno solo, ma dei due colui che dice: Questa è la vita eterna, che conoscano Te vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3). Infine anche di coloro che seguono l’Agnello si dice che hanno il nome di lui e il nome del Padre suo scritto sulle loro fronti, il che vuol dire gloriarsi della conoscenza di entrambi.
4. Ma dirà qualcuno: «Dunque la conoscenza dello Spirito Santo non è necessaria, dal momento che ha detto che la vita eterna consiste nel conoscere il Padre e il Figlio; e dello Spirito Santo non ha detto nulla?». È vero; ma dove si conosce perfettamente il Padre e il Figlio, come si può ignorare la bontà dell’uno e dell’altro, che è appunto lo Spirito Santo? Non si conosce infatti integralmente un uomo da parte di un altro uomo fino a che non si sa con chiarezza se sia di buona o di cattiva volontà. E poi quando viene detto: Questa è la vita eterna, che conoscano te vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo (Gv 17,3), se quella missione, dimostra da una parte il beneplacito del Padre che benignamente manda, e dall’altra quello del Figlio che volontariamente obbedisce, non del tutto si tace dello Spirito Santo dove si fa menzione di tanta grazia da parte di entrambi. L’amore, infatti, e la benignità dell’uno e dell’altro è lo Spirito Santo.
5. La sposa dunque chiede che le venga infusa la triplice grazia di questa conoscenza, per quanto è possibile comprendere nella carne mortale, allorquando chiede un bacio. Lo chiede poi al Figlio, perché spetta al Figlio rivelarlo a chi vuole. Rivela dunque il Figlio se stesso a chi vuole, rivela anche il Padre. Lo rivela certamente per mezzo del bacio, cioè per mezzo dello Spirito Santo, come testimonia san Paolo che dice: Dio ha rivelato a noi per mezzo del suo Spirito (1 Cor 2,10). Ma, dando lo Spirito, per il quale rivela, rivela anche il medesimo: dando rivela, e rivelando dà. La rivelazione che si compie per mezzo dello Spirito Santo, non solo dà luce per la conoscenza, ma anche accende l’amore, come dice l’Apostolo: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori pei mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5,5).
È forse per questo che di alcuni di coloro che, avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, non si legge che lo abbiano conosciuto per rivelazione dello Spirito Santo, perché, conoscendolo, non lo amarono. Così infatti sta scritto: Poiché Dio lo rivelò a essi (Rm 1,19). E non vi è aggiunto: per mezzo dello Spirito Santo, perché non si attribuissero le menti degli empi il bacio della sposa, ma, contente della scienza che gonfia, non conobbero quella che edifica. Infine, lo stesso Apostolo ci dica per mezzo di chi essi (i pagani) hanno conosciuto: Per mezzo delle cose, dice, che sono state fatte, (le cose invisibili di Dio) sono rese visibili all’intelligenza (Rm 1,20).Donde si vede che non conobbero perfettamente colui che non amarono affatto. Se infatti lo avessero conosciuto integralmente, non avrebbero ignorato la bontà con la quale volle nella carne nascere e morire per la loro redenzione. Senti infine ciò che di Dio fu loro rivelato: La sempiterna, dice (san Paolo),potenza di lui e la sua divinità (Rm 1,20). Vedi che essi hanno investigato, servendosi del loro spirito, non di quello di Dio, quel che riguardava la sublimità, la maestà. Ma non hanno compreso come egli sia mite e umile di cuore. E non fa meraviglia, perché il loro capo Behemoth (Leviatan) non è affatto umile, ma come si legge di esso, lo teme ogni essere più altero (Gb 41,25). Al contrario Davide non andava in cerca di cose grandi, superiori alle sue forze, perché volendo scrutare la maestà non venisse oppresso dalla gloria.
6. Anche voi, per porre con cautela il piede nei sensi arcani, ricordate sempre l’ammonizione del sapiente: Non cercare le cose più alte dite, e non voler indagare quelle cose che sorpassano le tue forze (Eccli 3,22). Camminate in esse secondo lo spirito e non secondo il proprio senso. La dottrina dello Spirito non acuisce la curiosità, ma accende la carità. Perciò giustamente la sposa, cercando colui che l’anima sua ama, non si affida ai sensi della sua carne, non accetta i vani ragionamenti dell’umana curiosità; ma chiede il bacio, cioè, invoca lo Spirito Santo, per mezzo del quale riceverà insieme e il gusto della scienza, e il condimento della grazia. E la scienza che viene data dal bacio si riceve veramente con l’amore, perché il bacio è segno di amore. La scienza invece che gonfia, essendo senza carità, non procede dal bacio.Ma neppure coloro che hanno lo zelo di Dio, ma non secondo scienza, si arroghino quello (bacio). Poiché la grazia del bacio porta con sé i due doni, la luce della scienza, e l’abbondanza della devozione. È infatti lo Spirito di sapienza e di intelligenza che, a guisa di ape che porta la cera e il miele, ha di che accendere il lume della scienza e infondere il sapore della grazia. Non pensi di aver ricevuto l’uno o l’altro, sia chi percepisce la verità, ma non l’ama, sia chi ama senza comprendere. In questo bacio davvero non vi è posto né per l’errore, né per la tiepidezza. Pertanto, a ricevere la duplice grazia del sacrosanto bacio, prepari dal canto suo colei che è sposa le sue due labbra, la ragione dell’intelligenza e la volontà della sapienza, onde, gloriandosi del pieno bacio, meriti di sentirsi dire: Sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò ti ha benedetto Dio per sempre (Sal 44,3).
Così dunque il Padre, baciando il Figlio, effonde pienamente in lui gli arcani della sua divinità e spira soave amore. Significa questo la Scrittura quando dice: Il giorno al giorno trasmette la parola (Sal 18,3). A questo sempiterno e singolarmente beato amplesso, come si è detto, a nessuna creatura affatto è dato di venire ammessa, solo restando lo Spirito di entrambi testimonio e consapevole della mutua conoscenza e dilezione. Chi infatti ha mai conosciuto il pensiero del Signore, o chi è stato suo consigliere? (Rm 11,34).
7. Ma mi dirà forse qualcuno: «Allora, come è pervenuto a te ciò che dici non essere concesso a nessuna creatura?». In verità l’Unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18). Rivelato, dirò, non a me, misero e indegno, ma a Giovanni, amico dello Sposo, del quale sono queste parole; e non solo a lui, ma anche a Giovanni Evangelista, il discepolo che Gesù amava. Piacque infatti a Dio anche l’anima di lui, del tutto degna del nome e della dote di sposa, degna di amplessi dello Sposo, degna infine di riposare sul petto del Signore. Attinse Giovanni dal petto dell’Unigenito ciò che questi aveva attinto dal seno paterno. Ma non solo lui, anche tutti quelli ai quali diceva l’angelo del gran consiglio: Vi ho chiamati amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15,15).Attinse anche Paolo, il cui vangelo non è da uomo, né lo ha ricevuto per mezzo di uomo, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Veramente tutti costoro possono tanto felicemente quanto veracemente dire: L’Unigenito che era nel seno del Padre, egli stesso ce lo ha rivelato (Gv 1,18). E tale rivelazione che altro fu per essi se non un bacio? Ma un bacio del bacio, non della bocca. Senti invece il bacio della bocca: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30). E ancora: Io sono nel Padre, e il Padre è in me (Gv 14,10). È un bacio dato da bocca a bocca; ma nessuno si avvicini. È davvero un bacio di amore e di pace, ma quella dilezione sorpassa ogni scienza, e quella pace sorpassa ogni sentimento.
Tuttavia, ciò che occhio non vide, né orecchio udì, né cuore di uomo poté capire, Dio lo ha rivelato a Paolo per mezzo del suo Spirito, vale a dire, per mezzo del bacio della sua bocca. Pertanto l’essere il Figlio nel Padre e il Padre nel Figlio, è bacio della bocca. Quello poi che si legge: Non abbiamo infatti ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo Spirito che è da Dio, perché conosciamo le cose che da Dio ci sono state donate (1 Cor 2,12), questo è bacio del bacio.
Ecco il testo del Cantico:
1:1 Il Cantico dei Cantici di Salomone.
2 Mi baci egli dei baci della sua bocca,
poiché le tue carezze sono migliori del vino.
3 I tuoi profumi hanno un odore soave;
il tuo nome è un profumo che si spande;
perciò ti amano le fanciulle!
4 Attirami a te!
Noi ti correremo dietro!
Il re mi ha condotta nei suoi appartamenti;
noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo di te;
noi celebreremo le tue carezze più del vino!
A ragione sei amato!
(Ca 3:1-4; Sl 73:28) Gv 10:2-5
5 Sono scura ma bella, o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone.
6 Non guardate se sono scura;
è il sole che mi ha abbronzata;
i figli di mia madre si sono adirati contro di me;
mi hanno fatta guardiana delle vigne,
ma io, la mia vigna, non l’ho custodita.
7 O tu che il mio cuore ama,
dimmi dove conduci a pascolare il tuo gregge,
e dove lo fai riposare sul mezzogiorno.
Infatti, perché sarei io come una donna sperduta,
presso le greggi dei tuoi compagni?
8 Se non lo sai, o la più bella delle donne,
esci e segui le tracce delle pecore,
e fa’ pascolare i tuoi capretti
presso le tende dei pastori.
(Gv 14:21-23; Ef 5:25-27; 3:17-19)
9 Amica mia, io ti assomiglio
alla mia cavalla che si attacca ai carri del faraone.
10 Le tue guance sono belle in mezzo alle collane,
il tuo collo è bello tra i filari di perle.
11 Noi ti faremo delle collane d’oro
con dei punti d’argento.
12 Mentre il re è nel suo convito,
il mio nardo esala il suo profumo.
13 Il mio amico è per me come un sacchetto di mirra,
che passa la notte sul mio seno.
14 Il mio amico è per me come un grappolo di cipro
delle vigne d’En-Ghedi.
15 Come sei bella, amica mia,
come sei bella!
I tuoi occhi sono come quelli dei colombi.
16 Come sei bello, amico mio, come sei amabile!
Anche il nostro letto è verdeggiante.
17 Le travi delle nostre case sono di cedro,
i nostri soffitti sono di cipresso.
2:1 Io sono la rosa di Saron,
il giglio delle valli.
2 Quale un giglio tra le spine,
tale è l’amica mia tra le fanciulle.
3 Qual è un melo tra gli alberi del bosco,
tal è l’amico mio fra i giovani.
Io desidero sedermi alla sua ombra,
il suo frutto è dolce al mio palato.
4 Egli mi ha condotta nella casa del convito,
l’insegna che stende su di me è amore.
5 Fortificatemi con schiacciate d’uva passa,
sostentatemi con mele,
perché sono malata d’amore.
6 La sua sinistra sia sotto il mio capo,
la sua destra mi abbracci!
7 Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro
per le gazzelle, per le cerve dei campi,
non svegliate, non svegliate l’amore mio,
finché lei non lo desideri!
Ca 5:2, ecc.; Gv 10:4-5, 27-28
8 Ecco la voce del mio amico!
Eccolo che viene,
saltando per i monti,
balzando per i colli.
9 L’amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto.
Eccolo, egli sta dietro il nostro muro
e guarda per la finestra,
lancia occhiate attraverso le persiane.
10 Il mio amico parla e mi dice:
«Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni,
11 poiché, ecco, l’inverno è passato,
il tempo delle piogge è finito, se n’è andato;
12 i fiori spuntano sulla terra,
il tempo del canto è giunto,
e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna.
13 Il fico ha messo i suoi frutti,
le viti fiorite esalano il loro profumo.
Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni».
14 Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce,
nel nascondiglio delle balze,
mostrami il tuo viso,
fammi udire la tua voce;
poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello.
15 Prendeteci le volpi,
le volpicine che guastano le vigne,
poiché le nostre vigne sono in fiore!
16 Il mio amico è mio, e io sono sua:
di lui, che pastura il gregge fra i gigli.
17 Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano,
torna, amico mio,
come la gazzella o il cerbiatto
sui monti che ci separano!
Gr 29:12-13; Ca 5:6-8
3:1 Sul mio letto, durante la notte, ho cercato il mio amore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
2 Ora mi alzerò, e andrò attorno per la città,
per le strade e per le piazze;
cercherò il mio amore;
l’ho cercato ma non l’ho trovato.
3 Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata;
e ho chiesto loro: «Avete visto il mio amore?»
4 Di poco le avevo passate,
quando trovai il mio amore;
io l’ho preso, e non lo lascerò,
finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella camera di colei che mi ha concepita.
5 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle, per le cerve dei campi,
non svegliate, non svegliate l’amore mio,
finché lei non lo desideri!
2Co 11:3, 13-14
6 Chi è colei che sale dal deserto,
simile a colonne di fumo,
profumata di mirra e d’incenso
e d’ogni aroma dei mercanti?
7 Ecco la lettiga di Salomone,
intorno a cui stanno sessanta prodi,
fra i più valorosi d’Israele.
8 Tutti maneggiano la spada,
sono esperti nelle armi;
ciascuno ha la sua spada al fianco,
per gli spaventi notturni.
9 Il re Salomone si è fatto una lettiga
di legno del Libano.
10 Ne ha fatto le colonne d’argento,
la spalliera d’oro,
il sedile di porpora;
in mezzo è un ricamo, lavoro d’amore
delle figlie di Gerusalemme.
11 Uscite, figlie di Sion, ammirate il re Salomone
con la corona di cui l’ha incoronato sua madre
il giorno delle sue nozze,
il giorno della gioia del suo cuore.
Ca 6:4-10; 7:7-9
4:1 Come sei bella, amica mia, come sei bella!
I tuoi occhi, dietro il tuo velo,
somigliano a quelli delle colombe;
i tuoi capelli sono come un gregge di capre,
sospese ai fianchi del monte di Galaad.
2 I tuoi denti sono come un branco di pecore tosate
che tornano dal lavatoio;
tutte hanno dei gemelli,
non ce n’è una che sia sterile.
3 Le tue labbra somigliano a un filo scarlatto,
la tua bocca è graziosa;
le tue gote, dietro il tuo velo,
sono come un pezzo di melagrana.
4 Il tuo collo è come la torre di Davide,
costruita per essere un’armeria;
mille scudi vi sono appesi,
tutti gli scudi dei valorosi.
5 Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella
che pascolano tra i gigli.
6 Prima che spiri la brezza del giorno
e che le ombre fuggano,
io andrò al monte della mirra
e al colle dell’incenso.
7 Tu sei tutta bella, amica mia,
e non c’è nessun difetto in te.
8 Vieni con me dal Libano, o mia sposa;
vieni con me dal Libano!
Guarda dalla cima dell’Amana,
dalla cima del Sanir e dell’Ermon,
dalle spelonche dei leoni,
dai monti dei leopardi.
9 Tu mi hai rapito il cuore, o mia sorella, o sposa mia!
Tu mi hai rapito il cuore con uno solo dei tuoi sguardi,
con uno solo dei monili del tuo collo.
10 Quanto sono dolci le tue carezze, o mia sorella, o sposa mia!
Come le tue carezze sono migliori del vino,
come l’odore dei tuoi profumi è più soave di tutti gli aromi!
11 Sposa mia, le tue labbra stillano miele,
miele e latte sono sotto la tua lingua;
l’odore delle tue vesti è come l’odore del Libano.
12 O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato,
una sorgente chiusa, una fonte sigillata.
13 I tuoi germogli sono un giardino di melagrani
e d’alberi di frutti deliziosi,
di piante di cipro e di nardo;
14 di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo,
e di ogni albero da incenso;
di mirra e d’aloe,
e di ogni più squisito aroma.
15 Tu sei una fontana di giardino,
una sorgente d’acqua viva,
un ruscello che scende giù dal Libano.
16 Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud!
Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi!
Venga l’amico mio nel suo giardino e ne mangi i frutti deliziosi!
5:1 Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia;
ho còlto la mia mirra e i miei aromi;
ho mangiato il mio favo di miele;
ho bevuto il mio vino e il mio latte.
Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d’amore!
(Ap 3:20; 2Co 7:10) Ca 3:1-4
2 Io dormivo, ma il mio cuore vegliava.
Sento la voce del mio amico che bussa e dice:
«Aprimi, sorella mia, amica mia,
colomba mia, o mia perfetta!
Poiché il mio capo è coperto di rugiada
e le mie chiome sono piene di gocce della notte».
3 Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora?
Mi sono lavata i piedi; come li sporcherei ancora?
4 L’amico mio ha passato la mano per la finestra,
il mio amore si è agitato per lui.
5 Mi sono alzata per aprire al mio amico,
e le mie mani hanno stillato mirra,
le mie dita mirra liquida,
sulla maniglia della serratura.
6 Ho aperto all’amico mio,
ma l’amico mio si era ritirato, era partito.
Ero fuori di me mentr’egli parlava;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato;
l’ho chiamato, ma non mi ha risposto.
7 Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata,
mi hanno battuta, mi hanno ferita;
le guardie delle mura mi hanno strappato il velo.
8 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio amico,
che gli direte?
Che sono malata d’amore.
9 Che è dunque l’amico tuo, più di un altro amico,
o la più bella fra le donne?
Che è dunque l’amico tuo, più di un altro amico,
che così ci scongiuri?
10 L’amico mio è bianco e vermiglio,
e si distingue fra diecimila.
11 Il suo capo è oro finissimo,
le sue chiome sono crespe,
nere come il corvo.
12 I suoi occhi paiono colombe in riva a ruscelli,
che si lavano nel latte,
montati nei castoni di un anello.
13 Le sue gote sono come un’aia d’aromi,
come aiuole di fiori odorosi;
le sue labbra sono gigli,
e stillano mirra liquida.
14 Le sue mani sono anelli d’oro,
incastonati di berilli;
il suo corpo è d’avorio lucente,
coperto di zaffiri.
15 Le sue gambe sono colonne di marmo,
fondate su basi d’oro puro.
Il suo aspetto è come il Libano,
superbo come i cedri.
16 Il suo palato è tutto dolcezza,
tutta la sua persona è un incanto.
Tal è l’amore mio, tal è l’amico mio,
o figlie di Gerusalemme.
6:1 Dov’è andato il tuo amico,
o la più bella fra le donne?
Quale direzione ha preso l’amico tuo?
Noi lo cercheremo con te.
2 Il mio amico è sceso nel suo giardino,
nelle aie degli aromi,
a pascolare le greggi nei giardini
e cogliere gigli.
3 Io sono dell’amico mio;
e l’amico mio, che pascola il gregge tra i gigli, è mio.
Ca 4:1-11; 8:10
4 Amica mia, tu sei bella come Tirza,
vaga come Gerusalemme,
tremenda come un esercito a bandiere spiegate.
5 Distogli da me i tuoi occhi, che mi turbano.
I tuoi capelli sono come un gregge di capre,
sospese ai fianchi di Galaad.
6 I tuoi denti sono come un branco di pecore,
che tornano dal lavatoio;
tutte hanno dei gemelli,
non ce n’è una che sia sterile;
7 le tue gote, dietro il tuo velo,
sono come un pezzo di melagrana.
8 Ci sono sessanta regine, ottanta concubine,
e fanciulle innumerevoli;
9 ma la mia colomba, la perfetta mia, è unica;
è l’unica di sua madre,
la prescelta di colei che l’ha partorita.
Le fanciulle la vedono e la proclamano beata;
la vedono pure le regine e le concubine e la lodano.
10 Chi è colei che appare come l’alba,
bella come la luna, pura come il sole,
tremenda come un esercito a bandiere spiegate?
11 Io sono discesa nel giardino dei noci
a vedere le piante verdi della valle,
a vedere se le viti mettevano le gemme,
se i melagrani erano in fiore.
12 Io non so come, ma sono diventata timida,
eppure figlia di gente nobile.
7:1 Torna, torna, o Sulamita,
torna, torna, che ti ammiriamo.
Perché ammirate la Sulamita come una danza a due schiere?
Ca 4:1-11; 6:4-10
2 Come sono belli i tuoi piedi nei tuoi calzari, o figlia di principe!
I contorni delle tue anche sono come monili,
opera di mano d’artefice.
3 Il tuo ombelico è una tazza rotonda,
dove non manca mai vino profumato.
Il tuo grembo è un mucchio di grano,
circondato di gigli.
4 Le tue mammelle sembrano due gemelli di gazzella.
5 Il tuo collo è come una torre d’avorio;
i tuoi occhi sono come le piscine di Chesbon
presso la porta di Bat-Rabbim.
Il tuo naso è come la torre del Libano,
che guarda verso Damasco.
6 Il tuo capo si eleva come il Carmelo,
e la chioma del tuo capo sembra di porpora;
un re è incatenato dalle tue trecce!
7 Quanto sei bella, quanto sei piacevole,
amore mio, in mezzo alle delizie!
8 La tua statura è simile alla palma,
le tue mammelle a grappoli d’uva.
9 Ho detto: «Io salirò sulla palma
e mi appiglierò ai suoi rami».
Siano le tue mammelle come grappoli di vite,
il profumo del tuo fiato, come quello delle mele,
10 e la tua bocca come un vino generoso
che cola dolcemente per il mio amico,
e scivola fra le labbra di quelli che dormono.
Ca 2:16; 3-7
11 Io sono del mio amico,
verso me va il suo desiderio.
12 Vieni, amico mio, usciamo ai campi,
passiamo la notte nei villaggi!
13 Fin dal mattino andremo nelle vigne;
vedremo se la vite ha sbocciato, se il suo fiore si apre,
se i melagrani fioriscono.
Là ti darò le mie carezze.
14 Le mandragole mandano profumo,
sulle nostre porte stanno frutti deliziosi di ogni specie,
nuovi e vecchi,
che ho serbati per te, amico mio.
8:1 Oh, perché non sei tu come un mio fratello,
allattato dal seno di mia madre!
Trovandoti fuori, ti bacerei
e nessuno mi disprezzerebbe.
2 Ti condurrei, t’introdurrei in casa di mia madre;
tu m’istruiresti
e io ti darei da bere vino aromatico,
succo del mio melagrano.
3 La sua sinistra sia sotto il mio capo
e la sua destra mi abbracci!
4 Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro,
non svegliate, non svegliate l’amor mio,
finché lei non lo desideri!
(Es 28:29-30; Ro 8:35-39) 1Co 13:8
5 Chi è colei che sale dal deserto
appoggiata all’amico suo?
Io ti ho svegliata sotto il melo,
dove tua madre ti ha partorito,
dove quella che ti ha partorito si è sgravata di te.
6 Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
come un sigillo sul tuo braccio;
perché l’amore è forte come la morte,
la gelosia è dura come il soggiorno dei morti.
I suoi ardori sono ardori di fuoco,
fiamma potente.
7 Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore,
i fiumi non potrebbero sommergerlo.
Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell’amore,
sarebbe del tutto disprezzato.
(Ru 2:11-13; 3:1, 10-11) Ca 2:14, 17
8 Noi abbiamo una piccola sorella,
che non ha ancora mammelle;
che faremo della nostra sorella,
quando si tratterà di lei?
9 Se è un muro,
costruiremo su di lei una torretta d’argento;
se è un uscio, la chiuderemo con una tavola di cedro.
10 Io sono un muro,
e le mie mammelle sono come torri;
io sono stata ai suoi occhi come chi ha trovato pace.
11 Salomone aveva una vigna a Baal-Amon;
egli affidò la vigna a dei guardiani,
ognuno dei quali portava, come frutto, mille sicli d’argento.
12 La mia vigna, che è mia, la guardo da me;
tu, Salomone, tieni per te i tuoi mille sicli,
e ne abbiano duecento quelli che guardano il frutto della tua!
13 Tu che abiti nei giardini,
i compagni stanno attenti alla tua voce!
Fammela udire!
14 Fuggi, amico mio,
come una gazzella o un cerbiatto,
sui monti degli aromi!