Ed ecco: via le sanzioni comminate nell’ottobre dell’anno scorso dagli USA contro la Turchia, paese che ha invaso ed ha messo da 10 anni a ferro e fuoco la Siria. Restano invece per il popolo siriano!
So che stenterete a crederci, ma se dubitate di questa notizia questo è il link dell’OFAC: https://www.federalregister.gov/documents/2020/02/10/2020-02575/notice-of-ofac-sanctions-actions
Che dire? Per le sanzioni europee c’è bisogno di riesame ogni 6 mesi (non viene mai fatto, vengono riproposte in automatico), ma quando è in ballo un interesse ‘strategico’, il sollevamento delle sanzioni è istantaneo.
Sì perchè per gli Stati Uniti questo è un momento magico: “Questo è il momento perfetto per risolvere i problemi tra Stati Uniti e Turchia”.
Ciò dimostra che quando si dice “gli Stati Uniti hanno interessi e non alleati”, è più che vero: non importa se gli Stati Uniti odino Erdogan e che siano stati sospettati di aver facilitato ai suoi danni un colpo di stato: in ogni modo, Erdogan va bene finché coincide con i propri interessi.
La Turchia vuol dare a capire che si sta difendendo. Dice che è stata aggredita dall’esercito siriano e che difende i civili (non che agli USA interessi molto, come dicevo, l’importante è tornare dalla propria parte). L’accusa è comunque che l’Esercito siriano ha attaccato una colonna militare turca. L’attacco comportava la morte di 5 militari turchi. Ma come abbiamo visto precedentemente. le versioni sulla dinamica degli eventi sono discordanti tra le parti,
Sta di fatto che dopo lo scontro è arrivata la rappresaglia turca: l’esercito turco dice di aver ucciso centinaia di soldati siriani, in due soluzioni: prima 100 e poi altri 50. Ciononostante, Erdogan afferma che ancora non basta: il 12 febbraio annuncerà quali ulteriori misure prenderà la Turchia in merito alla situazione a Idlib.
Naturalmente, la Turchia che fa la parte di aggredita a casa altrui, è improponibile. E’ facile rilevare che il ‘Casus Belli’ con le truppe turche è avvenuto non in territorio turco ma in territorio siriano, in un contesto di supporto bellico fornito dalle stesse truppe di Ankara alle milizie jihdiste in Siria.
Questa è la prassi andata avanti da anni e che l’esercito siriano mirava interrompere: l’unità attaccata stava posizionando armamenti pesanti .
Naturalmente la verità è che Erdogan non vuol lasciare Idlib e vuole anche in quel settore la sua zona cuscinetto. Perciò sfrutta a suo favore anche la sua appartenenza alla Nato, sebbene non esista un solo articolo del Patto Atlantico che si sposi con quello che è accaduto.
Ma tant’è. Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto sapere che : “USA e Turchia stanno preparando una risposta agli attacchi di Assad e della Federazione Russa” Questo è stato scritto dal segretario di Stato americano sul suo account twitter:
My condolences to the families of the soldiers killed in yesterday’s attack in Idlib. The ongoing assaults by the Assad regime and Russia must stop. I’ve sent Jim Jeffrey to Ankara to coordinate steps to respond to this destabilizing attack. We stand by our NATO Ally #Turkey.
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) February 11, 2020
Riassumendo: la Turchia che ha invaso la Siria, ora si sente minacciata e gli Stati Uniti dicono di sostenerla, offrendosi di studiare inseme ulteriori risposte. Queste ulteriori risposte saranno pianificate con tra Erdogan e l’inviato Speciale USA per il medioriente Jeffrey che proprio in queste ore ha raggiunto Ankara. Pompeo ha già indicato che è con Jeffrey “Erdogan potrà studiare una risposta da dare alla Siria ed alla Russia”.
Ovviamente questa versione si sposa perfettamente con la realtà falsata diffusa dai media. La conoscenza del pubblico occidentale è che ad Idlib ci sono sono ribelli democratici contro Bashar “il massacratore” e che la Russia bombarda costantemente i civili, indiscriminatamente. Questo è il messaggio che i media trasmettono alle persone quando guardano le notizie. Per questo la Nato avrà mani libere contro il motivo per cui esiste: contrastare la Russia ed suoi alleati.
Per questo, né Pompeo, né l’inviato speciale USA per il medioriente Jeffrey stanno cercando di svolgere un’opera pacificatrice, anzi entrambi cercano di allargare la lacerazione in atto per lasciar spazio ai falchi di guerra dell’amministrazione americana.
Lo ha fatto Pompeo e lo ha ha fatto Jeffrey martedì sera all’aeroporto di Ankara – rispondendo alle domande dei giornalisti turchi – ripetendo lo stesso leitmotiv:
“Oggi, i militari del nostro alleato NATO, la Turchia, affrontano una grande minaccia in Idlib. Questa minaccia viene dalla Russia e dal regime di Assad”
Wow,
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) February 11, 2020
US Special Envoy Jeffrey calls Turkish soldiers killed by Assad forces “martyrs”
“Turkey’s soldiers are under threat from Assad and Russia” pic.twitter.com/m4U7xwatkm
Come potete vedere Jeffrey – pur in questi frangenti delicatissimi – è così spregiudicato che usa parole di un certo segno per galvanizzare ancora di più il nazionalismo turco e scaldare ulteriormente gli animi.
Sembra addirittura che la guerra debba ricominciare daccapo. Forse è proprio questo che il maggiore Player internazionale sta cercando di fare. Queste persone vogliono che la Siria sia in guerra per altri 100 anni.
L’ultima parola spero ora spetti a Trump, il presidente che diceva di voler stare fuori dalle guerre infinite (che brutto giorno dover sperare che il Tycon sia ora il più ragionevole di quell’allegra brigata…) ma dopo l’uccisione del gen Suleymani – in spregio di ogni regola internazionale -, ogni ipotesi, è possibile.
Infatti, se politicamente un conflitto lo renderebbe vulnerabile – e questo in un anno elettorale ha il suo peso – qualsiasi sostegno alla Turchia dovrebbe essere molto modesto.
Trump stesso sembra sia più propenso a starne fuori. E’ molto difficile, ci sono in gioco molti fattori, ivi compresi gli interessi israeliani. Ed in questo conterà molto cosa gli suggeriranno consiglieri pro Israele come Kushner. Tuttavia lo sfondo delle rielezioni , saranno prioritarie. E se è importante la rielezione, allora è importante anche l’elettorato ed questi Erdogan sta ferocemente antipatico, non per ultimo per l’immagine che si è fatto quale carnefice dei curdi.
Le variabili sono infinite, come è infinito il grado i cinicità in questi eventi. Per far decantare le parti, la cosa migliore sarebbe quella di concordare un accoro che decidesse di stabilizzare le posizioni attuali e congelare la situazione. Ma non pare che gli USA lavorino per questo e non so se Putin riuscirà a fare ancora un miracolo. Vedremo se vincerà la diplomazia o l’infamia.
patrizioricci @vietatoparlare