Draghi al Meeting: ovazioni mentre l’Italia viene svenduta

Colpisce l’ennesimo ossequio al potere che si è materializzato al Meeting. Evidentemente su pandemia e guerra, gli esiti della rovinosa strada intrapresa, il Meeting non ha nulla da dire.

Rilancio l’interessante commento di Ettore Lembo, dal suo Blog:

“Bravo Presidente!”, “Grazie Mario!”. Così l’accoglienza del popolo del Meeting di Rimini al capo del governo, uscente, Mario Draghi. Calorosa e al tempo stesso affettuosa, già dal suo arrivo alla Fiera, appena sceso dall’auto blu, dove ad accoglierlo sono il sindaco del capoluogo romagnolo Jamil Sadegholvaad, il prefetto e Bernhard Scholz presidente del Meeting.
Tranquilli, siamo in Italia.

Certo non sono mancate frasi fuori contesto, come la frase più volte ripetuta ed appartenente al film ‘Non ci resta che piangere’ con Roberto Benigni e Massimo Troisi. Così come riporta una delle agenzie di stampa.

Ben 5 i messaggi chiave che indicano l’eredità che lascia, tutti racchiusi in: Legame con la Ue e Patto atlantico. No al protezionismo e all’isolazionismo. Indipendenza energetica. Crescita, equità sociale e sostenibilità dei conti pubblici. Lotta all’evasione fiscale.

Tutti temi che, chi si troverà a sostituirlo, non potrà fare a meno che continuarne il lavoro.
Spontanea la domanda che tutti fanno: perché allora ha lasciato?
“Il posto dell’Italia è al centro dell’Unione Europea e ancorato al Patto Atlantico, ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica”, dice il Premier uscente.

Infatti siamo tanto in centro che ci troviamo unici esposti fortemente in una guerra non dichiarata ufficialmente e che non appartiene agli Italiani, ma che stiamo affrontando, e subendo pesantemente a causa di ciò che la commissione Europea ha ordinato. “Ordini” che sembrano venire proprio da suggerimenti dati da Draghi, dopo i colloqui avuti con Biden, per conto anche della NATO. Chissà se tutto questo non ci condurrà allo scontro armato, dal momento che siamo tra quelli che forniscono armi e non solo, raccogliendo di fatto il combattere una guerra che Biden vuol fare per procura.
Ci sorprende quando parla di energia e di gas.

“La Russia non ha esitato a usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei. ”
Chiunque conosce le leggi di guerra, ma anche quelle di mercato, si stupirebbe se la Russia non utilizzasse l’arma energetica contro quelli che ritiene “nemici” poiché gli mostrano ostilità, anche fornendo soldi ed armi ad i suoi nemici.

Ancor più ci sorprenderebbe se la stessa non sfruttasse l’opportunità di far pagare il costo della guerra ad i suoi “nemici” che dipendendo energeticamente dalla Russia aumentando il costo della fonte di energia che fornisce ad i propri “nemici”.

Senza voler giustificare, ma se il Presidente Russo non lo facesse, forse dovremmo considerarlo non lucido.
Rimaniamo perplessi quando dice, “La politica economica che abbiamo seguito in questi mesi ci mette però su basi solide e mostra un possibile percorso da seguire. Crescita economica, giustizia sociale, sostenibilità dei conti pubblici sono pienamente compatibili fra loro, e possono rafforzarsi a vicenda”.

Forse ci siamo persi qualche cosa, ma abbiamo l’impressione che la piccola e media impresa sia al collasso totale e non riesce a sostenere più i costi, in taluni casi quadruplicati, e le famiglie che precipitano verso la povertà assoluta sono cresciute vertiginosamente.

Molti hanno difficoltà a vedere la giustizia sociale, quella crescita sui conti pubblici e quella compatibilità di cui l’acclamato premier parla.
Anche quando promuove la lotta all’evasione fiscale, ci chiediamo a chi si riferisce: “Abbiamo avviato la riforma della riscossione e ci siamo impegnati perché non ci fossero nuovi condoni prima del suo completamento. L’evasione fiscale non deve essere né tollerata né incoraggiata”.

Ricordiamo che certe scelte da lui volute o consentite hanno dato dimostrazione di aprire sempre più contenziosi. Molti non hanno i soldi per pagare le tasse al punto che spesso diventano contenziosi non facilmente sanabili, tanto che tra gli annunci in campagna elettorale, di qualche forza politica, c’è proprio la riforma fiscale e la riapertura dei termini la rottamazione.
L’invito ad andare a votare, appare come minimo scontato.

Forti dubbi ci pervengono quando asserisce:
“Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta”.
Sono in tanti infatti a chiedersi “dove sta la fregatura”? dal momento che a Suo dire è tutto positivo?
Perché ha lasciato se il paese va così a gonfie vele?
Forse, il governo prossimo, chiunque esso sia, potrebbe avere la strada segnata nel dover recarsi a Bruxelles con il cappello in mano a chiedere soldi, da restituire chissà come, ed ipotecando il futuro dei nostri figli, nipoti e pronipoti?
Mentre ben comprendiamo coloro che hanno fatto quegli “sgraditi commenti” : ‘Non ci resta che piangere’, come descritto per dovere di cronaca all’inizio, Viene spontaneo chiedersi a che pro gli applausi e la standing ovation, ricevuti dal premier uscente durante all’ingresso in sala ? Non rimarremmo sorpresi se per caso dovessimo scoprire di trovarci in una nuova edizione di “Scherzi a Parte”. Ma temiamo che non sia così.

Ettore Lembo 25/08/2022

Nota a Maegine

Per l’organizzazione del Meeting e accondiscendenza all’attuale panorama politico , sui social  ci sono state molte critiche a CL. Ma, come dice bene un articolo sul blog di Aldo Maria Valli a firma di Francesco Balducci, il ‘mistero’ del Meeting, così lontano da quello dei primi anni, probabilmente risiede nella composizione del consiglio direttivo. La maggior parte dei componenti sono affetti da un ‘europeismo’ inveterato di lunga data, che anche recentemente, non si è discostato dalla posizioni originarie, nonostante la UE sia strutturalmente un Frankestein:

(…) La Fondazione Meeting per l’Amicizia tra i Popoli che prevede che il Cda sia nominato in maggioranza (tre membri su cinque) dai soci partners, nello specifico: Fondazione per la Sussidiarietà; Associazione Compagnia delle Opere; Associazione italiana centri culturali. Le prime due realtà fanno riferimento a Giorgio Vittadini, figura storica di CL, legatissimo a don Carrón, mentre l’Aic è presieduta da Letizia Paoli. Altre figure di spicco del Meeting sono il presidente Bernard Scholz, già numero uno della CdO, e il vicepresidente del Meeting, il professore universitario fiorentino Andrea Simoncini. (…)

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