Draghi dice ‘bravi bravi’ agli ossequiosi media italiani che rilanciano la propaganda di guerra, mentre accusa l’ambasciatore russo in Italia di avere da che ridire su quanto è stato scritto sul quotidiano LA STAMPA che avrebbe esercitato semplicemente la ‘libertà di stampa‘. Quindi secondo il nostro Presidente del Consiglio l’ambasciatore russo ‘rosicherebbe’ dato nel suo paese la libertà di stampa – dice Draghi – non esiste.‘.
A cosa si riferisce Draghi? È presto detto: Draghi parlando di libertà di stampa si riferisce alla libertà dei media italiani di indicare come risolutiva l’ipotesi di uccidere il presidente della Federazione russa Putin.
Ma cosa è successo? Se a qualcuno di voi, è sfuggito, l’ambasciatore russo in Italia Sergei Razov ha intentato una causa contro il giornalista Domenico Quirico, autore di un articolo pubblicato martedì sul sito del quotidiano La Stampa dal titolo “Guerra Ucraina-Russia: uccidere Putin è l’unica via d’uscita”. nei confronti del caporedattore di questa pubblicazione, Massimo Giannini.
Venerdì mattina Razov è arrivato alla procura di Roma per sporgere denuncia, dopodiché si è rivolto ai giornalisti con una breve dichiarazione su “un articolo il cui titolo solleva la questione della possibilità di assassinare il presidente russo”
“Come sapete, il codice penale della Repubblica italiana prevede la responsabilità per istigazione a delitto e per glorificazione di un reato. In quanto cittadino russo residente in Italia , ho appena intentato una causa presso la Procura di Roma con richiesta di indagare su questo caso in modo obiettivo e imparziale. Mi auguro che il sistema giudiziario italiano“, ha affermato l’ambasciatore. In caso di prova di colpevolezza, la legge italiana prevede la reclusione fino a cinque anni per tale reato.
A fronte di questo grave episodio, non uno qualsiasi ma il presidente del Consiglio Draghi, con incredibile tracotanza, solidarizza con Giannini ricordando una molto ipotetica libertà di stampa vigente in Italia, compresa da ieri l’istigazione al reato di assassinio di presidente di nazione sgradita.
Siamo all’assurdo, siamo alla autocrazia, siamo ad evidenti dichiarazioni di guerra a paese considerato nemico solo perché gli interessi angloamericani hanno deciso, in sprezzo delle democrazie tanto decantate e sbandierate e pure delle loro leggi e costituzioni.
Ciò che ormai è la norma in Italia è una retorica di guerra molto aspra che guarda solamente le ragioni dell’uno, senza peraltro chiarirne le colpe accumulate negli anni, anche se proprio queste – a torto o a ragione – hanno condotto alla guerra. Ovviamente, si può discutere sul ‘torto o a ragione’ ma non sulla realtà cruda e deformarla. Tantomeno arrivare ad auspicare omicidi di capi di stato o a fare sondaggi per vedere quanti cittadini italiani sarebbero d’accordo sull’uccisione di Putin, come è accaduto.
Sempre la Stampa qualche giorno fa ha pubblicato in prima pagina una immagine che raffigurava gli esiti di un bombardamento ucraino a Donetsk attribuendola ai bombardamenti russi.
Il ‘fate bene continuate così’, direi non solo è proprio fuori luogo ma confligge fortemente con il nostro ordinamento.
A meno che Draghi non si senta sopra delle parti, come un dittatore che non risponde a nulla proprio perché risponde solo alla narrativa autocostruita, quantomeno per dignità personale e per il ruolo che ricopre, dovrebbe correggere questa sua infelice e falsa affermazione.
Da parte mia non posso che sottolineare l’irreale commento che lui ha fatto, che si tiene in piedi solo grazie alla sua autorità, un autoritarismo invero che si è sempre più rafforzato con la proclamazione di stati di emergenza anticostituzionali ad libitum. Ma l’autorità richiede anche responsabilità e questa è assente. Vedo invece solo la preoccupazione di rispondere a centri di potere sovranazionali che non sono in Italia ma altrove.
Eppure il nostro presidente del Consiglio, non fa che esprimere solidarietà fattiva all’Ucraina, anche con l’invio di armi incompatibile con la volontà di pace tanto decantata con la Costituzione.
Se esiste libertà di stampa in Italia rispetto alla Russia, paese in guerra, è perché il soft power dalle nostre parti limita alla fonte le notizie, avendo formato un solido apparato informativo che parla solamente una lingua, che diffonde solo una opinione formata sulle veline governative.
Tutto il resto del panorama informativo (blog, social etc), è confinato a nicchie, contrastato e limitato in ogni modo, secondo le più moderne tecniche di contenimento e ridotto a una sussistenza poco più che formale incapace di influire sui grandi numeri necessari per ridirigere il consenso. Ovviamente, è in ballo anche la libertà personale, la coscienza e questo ambito non ci può essere strappato mai. Lo gridiamo a Draghi ed i suoi cloni, qualunque cosa essi dicano.
Naturalmente resta sempre da vedere cosa c’entri con la libertà di STAMPA, l’improvvida indecenza che non rientra neanche nell’ambito dell’espressione.
Vp News