‘Associated Press ha condotto un’inchiesta su un’operazione russa denominata “Operazione False Target,” che coinvolge la produzione di droni esca armati con nuove testate termobariche letali. In una fabbrica segreta situata nella zona economica speciale russa “Alabuga,” gli ingegneri stanno producendo droni progettati per confondere le difese ucraine. Questi droni possono includere esche imbottite di materiali che le rendono indistinguibili dai droni armati sui radar. L’uso di testate termobariche genera onde di calore e pressione capaci di gravi danni, come il collasso dei polmoni e lesioni cerebrali.
L’utilizzo di questo tipo di droni sta gradatamente aumentando
Secondo Sergei Beskrestnov, un esperto di elettronica ucraino, i droni termobarici sono stati utilizzati per la prima volta in estate e si stima che ora costituiscano dal 3 al 5% di tutti gli UAV . “ Questo tipo di testata è in grado di distruggere un enorme edificio, soprattutto un condominio. E questo è molto efficace se la Russia tenta di attaccare le nostre centrali elettriche ”, ha affermato ad AP.
L’Operazione russa per creare esce è stata concepita per sovraccaricare le difese aeree ucraine, costringendo le truppe a decidere rapidamente quali droni neutralizzare, in un contesto in cui le risorse sono limitate. L’obiettivo era creare confusione totale sul campo di battaglia, con il rischio che i droni armati si schiantassero in aree civili, causando danni devastanti. Nelle recenti settimane, molti di questi droni, inclusi quelli senza armamento, hanno preso di mira l’Ucraina, occupando i radar militari e portando a lunghi bombardamenti, come quelli avvenuti nella regione di Kiev ai primi di novembre.
La produzione di droni esca e armati Shahed di origine iraniana avviene nello stabilimento di Alabuga, un centro industriale nella zona economica speciale russa del Tatarstan. Inizialmente creato per promuovere il commercio, il complesso è stato ampliato e adattato alla produzione militare dal 2022, secondo immagini satellitari. Nonostante i video promozionali lo presentino come centro innovativo, secondo David Albright del Washington Institute, Alabuga è attualmente dedicato esclusivamente alla produzione di droni per il Ministero della Difesa russo. Alcuni materiali promozionali sono stati rimossi dopo denunce di lavoratrici straniere ingannate sulle condizioni di impiego.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’uso dei droni ha rivoluzionato il conflitto, con entrambe le parti che ne fanno un uso intensivo. A partire dal 2023, la Russia ha incrementato notevolmente l’impiego di droni FPV (first-person view) e droni kamikaze come il Lancet, con quest’ultimi che hanno rappresentato il 43% degli attacchi russi all’inizio del 2024.
L’uso dei droni russi ha visto un aumento significativo, passando dal 31% al 76% tra ottobre e dicembre 2023. Parallelamente, l’Ucraina ha continuato a fare affidamento su droni, con circa il 90% degli attacchi condotti utilizzando questi mezzi
Nel caso dell’Ucraina, l’introduzione di droni commerciali ha permesso di superare le limitazioni di risorse, con un focus sulla modularità e la facilità di rimpiazzo.
Questa strategia ha portato a una significativa riduzione nell’uso di artiglierie tradizionali: per esempio, l’Ucraina ha mantenuto il numero di attacchi tradizionali con obici e mortai sotto il 3%, mentre la Russia ha visto un calo degli attacchi con artiglieria dal 26% al 7% nel 2023.
L’intensificazione del conflitto attraverso l’uso dei droni ha anche modificato profondamente le tattiche militari, riducendo la necessità di operazioni di grande manovra e aumentando l’accuratezza degli attacchi, soprattutto contro obiettivi ad alta priorità.
A ottobre, Mosca ha lanciato circa 1.889 droni, un aumento dell’80% rispetto ad agosto. Sebbene meno del 6% abbia colpito obiettivi visibili, la presenza giornaliera di UAV rappresenta una minaccia. Le tattiche russe si sono evolute: i droni ora precedono missili più potenti, mentre le esche con telecamere live possono localizzare le difese aeree ucraine e trasmettere informazioni strategiche. Grazie a tecniche di inganno ottico, le difese ucraine non possono distinguere tra droni armati, droni senza testate o droni con telecamere, costringendole a intervenire comunque.
Il colonnello dell’aeronautica ucraina Yuri Ignat spiega che i droni appaiono sui radar solo come punti in movimento, senza possibilità di distinguere obiettivi esatti; l’Ucraina è quindi costretta a utilizzare guerra elettronica o potenza di fuoco per contrastarli, subendo distrazioni strategiche da parte del nemico.
Secondo un’analisi condotta in un laboratorio militare ucraino, i droni Shahed e le esche prodotte nello stabilimento di Alabuga utilizzano componenti elettronici e motori importati principalmente dalla Cina e da paesi terzi in Asia centrale e Medio Oriente. Nonostante le sanzioni imposte a Mosca negli ultimi tre anni, queste parti continuano a essere reperibili. La produzione a Alabuga comprende circa 40 droni disarmati e 10 armati al giorno; questi ultimi, più costosi (circa 50.000 dollari), richiedono tempi di assemblaggio più lunghi.
Gli ingegneri di Alabuga innovano continuamente per ridurre le interferenze elettroniche, inserendo SIM card ucraine, SIM in roaming, Starlink, e, in alcuni casi, ottengono feedback in tempo reale. Per confondere i radar, attaccano talvolta una palla di schiuma argentata ai droni, simulandone una dimensione maggiore.
La recente introduzione di testate termobariche ha destato nuove preoccupazioni, poiché questi droni possono distruggere edifici fortificati e sotterranei, ideali per colpire strutture chiave come centrali elettriche. Gli esperti stimano che i droni termobarici rappresentino attualmente il 3-5% degli UAV utilizzati. Sergei Beskrestnov ha sottolineato l’efficacia distruttiva di queste testate, capaci di abbattere grandi edifici e di compromettere gravemente infrastrutture energetiche. Secondo Arthur van Coller, esperto di diritto internazionale umanitario, le esplosioni termobariche hanno un effetto devastante anche per chi si trova al di fuori del punto di detonazione, generando paura per l’enorme nube che avvolge tutto nel suo raggio d’azione.
Da un punto di vista etico, questa escalation tecnologica delle armi introduce una nuova dimensione di vulnerabilità globale. Mentre gli Stati possono ancora cercare di regolamentare e limitare l’uso di simili tecnologie, vi è un rischio concreto che queste armi vengano impiegate anche da organizzazioni non statali e terroristiche, che non rispettano le convenzioni di guerra e possono usarle senza discriminazione alcuna. Con la facile reperibilità di componenti elettronici e la semplicità di produzione, queste tecnologie potrebbero trasformarsi in una minaccia diffusa e imprevedibile, in grado di destabilizzare ulteriormente aree già segnate da conflitti e violenze.