E i mercati, come d’incanto, riprendono istantaneamente a respirare…

estratto da un articolo di Giacomo Gabellini:

La fine della corrotta Repubblica di Weimar avvenne anch’essa a furor di popolo, attraverso l’introduzione di un particolare stato di eccezione che gettò di fatto le basi per la graduale ascesa al potere dei nazionalsocialisti di Adolf Hitler.

La decisione del senato romano relativa al conferimento a Quinto Fabio Massimo del ruolo di dictator fu dettata dall’esigenza di sottrarre le decisione necessarie alla salvaguardia dell’impero – minacciata dall’avanzata delle orde cartaginesi – alle endemiche lungaggini repubblicane.

I senatori fissarono però l’inderogabile vincolo temporale di sei mesi in relazione alla durata dell’incarico di potere cui Quinto Fabio Massimo era appena stato investito, e si riservarono il diritto di non rinnovargli il mandato quando ritennero inappropriata la sua strategia, giudicata eccessivamente cauta e attendista.

Giorgio Napolitano ha invece ignorato ogni precedente storico al riguardo scegliendo di non porre alcun vincolo temporale e confidando quindi nel presunto, profondo senso dello Stato di Mario Monti che una volta decadute le condizioni che hanno determinato la sua nomina dichiarerà arbitrariamente (se e quanto lo farà non è affatto scontato) concluso lo stato di eccezione e solo allora potranno svolgersi le nuove elezioni.

Intanto il nuovo Primo Ministro si impegna a delineare il proprio governo, che si preannuncia composto da una nutritissima schiera di tecnici dell’economia e della finanza.

Alla luce dei fatti, quindi, in Italia e Grecia inadeguatezza e pessima gestione della cosa pubblica da parte delle rispettive classi politiche hanno spianato la strada alle tecnocrazie economiche, le stesse che sono salite sul Panfilo Britannia agli sgoccioli della Prima Repubblica e che, una volta conquistato il potere, hanno smantellato buona parte dell’apparato bancario e industriale pubblico a beneficio della stessa grande finanza angloamericana che oggi plaude alla nomina di Mario Draghi al vertice della Banca Centrale Europea e a quelle di Mario Monti e Lucas Papapdemos ai governi di Roma ed Atene.

Amschel Mayer Rothschild scriveva: “Autorizzatemi ad emettere moneta e a controllare i sistemi monetari del Paese e io non mi preoccuperò più di chi fa le leggi”.

Ebbene, con il vertice di Maastricht che ha funto da basamento per la nascita dell’euro, la sovranità monetaria è stata trasferita dagli Stati alla Banca Centrale Europea dominata dall’eminente figura di Mario Draghi, che non risponde ad alcuna autorità politica legittimata dall’investitura democratica.

Il ruolo primario della società civile subisce un netto ridimensionamento e il sogno di Rothschild comincia a prendere forma, nel generale giubilo della grande finanza angloamericana.

E i mercati, come d’incanto, riprendono istantaneamente a respirare.

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