[…] Di Piero Cammerinesi, pubblicato su Libero Pensare
Operazione Covid-19: la tempesta perfetta.
Abbiamo finora considerato le chiusure generalizzate come un provvedimento sanitario ispirato a regole di igiene sociale per limitare o bloccare del tutto la circolazione del virus Covid19. Abbiamo accettato con buona grazia la prima serrata del marzo-maggio 2020 cantando dai balconi la nostra solidarietà e steso lenzuola con arcobaleni e “andrà tutto bene”; abbiamo ripreso fiato durante l’estate e visto con inquietudine la riproposizione del coprifuoco durante l’autunno, le chiusure a fasi alterne e, con sempre maggiore sgomento, abbiamo oltrepassato la soglia dei 12 mesi di confinamento intermittente.
Oggi molti si chiedono perché, se l’eccesso di mortalità sembra essere assolutamente rientrato (https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps ), siamo ancora soggetti a confinamenti e coprifuoco? Qual è il vero significato del passaporto vaccinale se tutti gli “esperti” sono concordi nell’affermare che il vaccino non impedisce comunque l’infezione e dunque il contagio? A che serve dunque il clima di perdurante incertezza sempre più grossolanamente pompato dalla stampa e dalle televisioni?
E’ noto nella epistemologia che la soluzione a problemi complessi si trova estendendo il campo di indagine ad ambiti che, ad un primo esame, possono apparire incongrui. Detto in altri termini: il posto peggiore per osservare il cielo è dal fondo di un pozzo.
Inquadriamo il problema in una diversa prospettiva: come vanno le cose negli altri Stati? Possiamo vedere che alcuni Paesi hanno già rimosso le restrizioni agli spostamenti e il coprifuoco: UK, Israele, Russia, molti Stati degli USA, paesi scandinavi e Giappone (dove in realtà non c’è mai stato un reale confinamento) e, dulcis in fundo, Cina.
Nell’Europa continentale invece la situazione è ancora incagliata ad un anno fa: si discute se prorogare il periodo di libera circolazione di una o due ore e si centellinano le aperture dei negozi e le autorizzazioni agli spostamenti mantenendo un clima di tensione come a Milano al tempo della peste. La curva dei contagi viene additata per motivare le diverse risposte allo stesso problema. Ma le cose stanno davvero così? Forse, ma non è così evidente. Qual è la differenza tra l’uno e l’altro gruppo di Paesi? La risposta potrà apparire sorprendente e, appunto, incongrua: la moneta.
Facciamo allora una ipotesi: l’origine strutturale del confinamento è di origine economica e non strettamente sanitaria.
Partiamo dalle seguenti constatazioni:
- Nonostante le molte dichiarazioni al riguardo, nella comunità scientifica non c’è omogeneità di visione sulla efficacia delle misure non farmacologiche di contrasto alla pandemia (1)
- L’ eccesso di mortalità è rientrato nei valori medi pre-pandemici dai primi mesi del 2021(https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps)
- Nessuno è mai riuscito a formulare una argomentazione convincente sull’efficacia del coprifuoco alle 21
- Non sono state prese precauzioni nemmeno comparabili come severità per quanto riguarda i mezzi di trasporto pubblico, gli assembramenti di cronisti intorno ai politici, i festeggiamenti per lo scudetto dell’Inter…
Ma succede anche che:
- Il principale obiettivo della Banca Centrale Europea, per esplicita ammissione è il contenimento dell’inflazione entro il 2%. Questo serve a tenere stabile il valore della moneta e, in fin dei conti, a supportare le politiche mercantilistiche (della Germania).
- I prezzi delle materie prime e delle commodities è schizzato verso l’alto. Prima, nel 2020, le chiusure degli impianti estrattivi e produttivi hanno fatto diminuire la disponibilità di materie prime e semilavorati poi la forte ripresa economica trainata da Cina e Usa ha causato un’impennata della domanda di commodity in grado di mettere in ginocchio la produzione delle aziende, inoltre in Europa la produzione siderurgica è diminuita del 15% nell’ultimo anno (https://www.agi.it/economia/news/2021-04-30/materie-prime-prezzo-2021-12379952/ )
- Questa situazione in Europa è aggravata dalle misure di salvaguardia previste dalla legislazione europea, che impongono l’applicazione di dazi del 25% quando vengono superati i limiti di import di acciaio da Paese extra Ue. (ibidem)
- Se la domanda interna in Europa dovesse ripartite “troppo” velocemente rischieremmo un grosso rimbalzo dell’inflazione con apprezzamento dell’euro e conseguente brusca frenata della competitività delle esportazioni dalla zona euro con grave danno dell’economia dei Paesi “esportatori netti” (Germania e satelliti).
Tuttavia:
- E’ arcinoto in economia che l’incertezza produce un effetto deflattivo. Se non posso uscire di casa non posso neanche spendere e se rischio di perdere il lavoro sono indotto a risparmiare (2).
- La liquidità sui conti correnti italiani è cresciuta di 32 miliardi nel solo mese di ottobre 2020 (https://www.ilsole24ore.com/art/piu-soldi-banca-crescita-record-risparmio-provincia-e-sud-ADLzky1) e la quantità sui depositi ha sfondato quota 2000 miliardi (https://www.repubblica.it/economia/2021/03/11/news/depositi_risparmi_italiani-291738129/ ).
In conclusione:
- la paura del futuro blocca gli investimenti e deprime il mercato interno cioè è una splendida misura deflattiva come gradito all’Europa e con notevoli vantaggi per alcuni forti esportatori come la Germania.
Il tira e molla sulle riaperture a cui stiamo assistendo potrebbe essere letto dunque in chiave economica come una battaglia tra i “falchi” del rigore e i sostenitori della ripresa economica à la Draghi. L’esito della partita non è affatto chiaro: la vittoria dei falchi può portare a gravi conflitti sociali ed alla deflagrazione delle economie di Italia e Francia(i Paesi più indebitati) e quindi dell’euro, mentre il prevalere delle politiche di aumento della liquidità può portare diritti al meccanismo della trappola di liquidità, studiato da Keynes, per cui la politica monetaria perde il controllo sull’economia con conseguente dissoluzione della zona euro (per fuoriuscita della Germania e della Lega Anseatica). In entrambe i casi l’euro salterebbe. Se le parti arrivassero ad un compromesso potrebbero volerci altre crisi per scalzare l’euro che sembrerebbe essere nel mirino.
Ma la pandemia riveste un’importanza capitale anche sull’intero scenario internazionale: al di là se la crisi sanitaria globale da Covid-19 sia stata indotta volontariamente o meno, la situazione creata si presta molto bene ad essere cavalcata da quegli alfieri del capitalismo finanziario-digitale globale che da tempo attendevano l’occasione per avviare una generale ristrutturazione del sistema. Già nel 2013 David Graeber, professore all’università di Yale, annunciava che il 40% dei posti di lavoro erano inutili e si sarebbero potuti facilmente sostituire dalle macchine ma se ciò non si faceva era per una ragione di tenuta sociale (3).
Nel 2016 il World Economic Forum annunciava che eravamo entrati nel pieno della quarta rivoluzione industriale, e che l’invenzione della rete internet equivaleva, per importanza, a quella del vapore, dell’elettricità e dell’elettronica (4). Nella letteratura economica ufficiale, era addirittura nato un intero nuovo filone sul tema che da un decennio andava annunciando la “nuova era delle Macchine” (5), ovvero la robotizzazione della gran parte dei posti di lavoro, anche nel settore terziario. Internet, infatti, è come un enorme contenitore di una valanga di informazioni non strutturate direttamente provenienti dalle nostre vite (Big Data) attraverso le quali è possibile allenare le intelligenze artificiali sino a realizzare dei software altamente specializzati capaci di sostituire il lavoro umano anche nelle mansioni più complesse. Il sogno del Capitale di liberarsi del fattore Lavoro potrebbe diventare presto realtà.
Le intenzioni di cavalcare la pandemia in questa direzione sono evidenti nel documento ufficiale del World Economic Forum 2020 (alias Forum di Davos, abbreviato WEF): la crisi del Covid-19 avrebbe creato la possibilità di “avviare radicali riforme” nella direzione di una economia quasi senza bisogno di Lavoro umano abbinata a un “reddito universale” che dovrebbe risolvere il problema dell’”esclusione” e della diseguaglianza. Il fondatore stesso del WEF, Klaus Schwab, ha pubblicato proprio nel 2020 un libro dal suggestivo titolo: “Il Grande Reset” dove tratteggia il mondo nuovo che verrà dopo il Covid-19, e che in ogni caso, a detta sua, “non tornerà mai alla normalità” (6).
Un simile processo di trasformazione della società non può essere però “indolore”. Da oltre un secolo l’economista Schumpeter ci ha istruiti sul fatto che il capitalismo evolve per mezzo di una “distruzione creatrice”: le nuove invenzioni creano nuovi mercati che vanno a sostituire quelli vecchi. Le imprese appartenenti ai “vecchi” mercati falliscono e vengono rimpiazzate dalle nuove. La “distruzione creatrice” che hanno in mente i circoli più influenti del capitalismo mondiale, stavolta è però molto più grossa rispetto a quelle precedenti: tantissimi settori dovrebbero sparire interamente, con conseguenti problemi di tenuta sociale, mentre altri dovrebbero essere radicalmente riorganizzati, da cui la necessità di ingenti investimenti pubblici come il Green New Deal e il Recovery Fund.
Come far accettare un così profondo e doloroso cambiamento alla popolazione, in tempi di “pace”? Probabilmente con quello a cui abbiamo assistito: l’imposizione di chiusure mirate a interi comparti produttivi, giustificati con la pretesa di tutelare il bene supremo della salute pubblica. A che cosa servirebbe d’altronde il lockdown? Come tutto il mondo ha visto, non è servito a frenare la “curva dei contagi” (che in Svezia, dove non è mai stato applicato, ha seguito lo stesso andamento degli altri paesi), ma sicuramente, che ci sia dietro o meno una volontà, ha prodotto come effetto “collaterale” il fallimento mirato di alcuni settori e del loro indotto.
Una “proprietà” interessante del lockdown, peraltro, è che i fallimenti aziendali da esso innescati vengono percepiti dall’opinione pubblica come “spontanei” (perché non imposti per legge) o comunque un “male minore”, rispetto allo spettro di un contagio di massa. La tenuta sociale, così, diventa possibile anche in un simile contesto di radicale e dolorosa ristrutturazione dell’economia. Emblematiche, a riguardo, le interviste fatte ai ristoratori e ai piccoli commercianti scesi in piazza per protestare contro il governo che li ha abbandonati: nonostante la rabbia manifestata, nessuno di loro metteva in discussione il provvedimento all’origine del loro disagio (il lockdown), che anzi difendevano perché comunque, dicevano, “c’è il virus”.
Le chiusure, se la nostra interpretazione è corretta, servirebbero a far fallire i settori inutili alla futura economia digitale, salvando solo quelli adatti a una “economia post-covid”, seppur pesantemente ristrutturati, esattamente come prospettato nel documento ufficiale del gruppo dei 30, di cui fa parte anche Mario Draghi, a dicembre 2020 (7). La transizione richiederà ancora qualche anno, pertanto è prevedibile che vivremo i prossimi anni con fasi alterne di aperture e chiusure fintanto che questo singhiozzo non avrà portato a chiudere interi mercati e non li avrà sostituirti con i nuovi. L’estate sarà, se la nostra analisi è corretta, solo una fase di respiro più ampia per tornare in autunno a una nuova crisi innescata probabilmente dalle varianti o dagli effetti di rafforzamento del ceppo covid-19 indotti proprio dai vaccinati, come avvertito dal dottor Bossche, ex Glaxo, nella sua lettera aperta all’OMS (8).
Infine, sulla peculiarità dell’Europa in questo scenario, dovremmo sempre tenere a mente il fattore geopolitica; il mondo da tempo si sta preparando per una grande guerra tra opposti poli capitalistici (Europa-USA e Cina-Russia) (9). Attenzione però che da trenta anni a questa parte e, precisamente a partire dalla guerra del Golfo del 1991, le guerre non si combattono più esclusivamente sui campi di battaglia (10). Non dobbiamo perciò attendere di vedere i carri armati invasori per conclamare lo stato di guerra.
La guerra è oggi combattuta anche attraverso il controllo dell’informazione, attraverso il controllo della moneta e delle vie sulle quali passano i commerci internazionali, attraverso il controllo dell’energia e questa guerra, verosimilmente si sta già combattendo in terra europea. Prima di iniziare una guerra, bisogna “preparare” adeguatamente il “campo di battaglia”: esercitazioni militari continue sino agli estremi confini dell’alleanza atlantica per innervosire il nemico e costringerlo a risposte censurabili mediaticamente, controllo serrato dei movimenti della popolazione tra e nelle nazioni, coprifuoco permanente, passaporti “vaccinali” che dovrebbero essere lette come una legge marziale mascherata da emergenza sanitaria.
In definitiva le misure non farmacologiche di contrasto alla pandemia potrebbero essere, come la diplomazia, la continuazione della guerra con altri metodi di azione bellica i cui effetti più duri non tarderanno a manifestarsi.
Di Piero Cammerinesi, pubblicato su Libero Pensare
(https://liberopensare.com/operazione-covid-19-la-tempesta-perfetta/?fbclid=IwAR0rq40zYkydbKYeXRmKu58w35uWx3VB1yBJnr8NEttZ9AhnRVmTA0lMztg)
NOTE
1 Vedi ad esempio: Ranking the effectiveness of worldwide COVID-19 government interventions, Nature Human Behaviour | VOL 4 | December 2020 | 1303–1312 e Effect estimates of COVID-19 non-pharmaceutical interventions are non-robust and highly model-dependent, Journal of Clinical Epidemiology, March 26, 2021
2 Bisogna anche considerare che paventare la ripresa dell’inflazione è un meccanismo di stimolo inconscio alla spesa (compra subito che domani potrebbe essere più caro)
3 David Graeber, “Bullshit Jobs”, Garzanti, Milano 2018.
4 WEF – World Economic Forum, 2016. The Future of Jobs. Employment, Skills and Workforce Strategy for the Fourth Industrial Revolution. available at: http://www3.weforum.org/docs/WEF_Future_of_Jobs.pdf
5 Brynjolfsson, E. and McAfee, A., 2014. The Second Machine Age: Work, Progress, and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies. WW Norton and Co., New York; London.
6 Klaus Schwab, “COVID-19: the Great Reset”, Forum Publishing, Geneva 2020. https://www.amazon.it/COVID-19- Great-Reset-Klaus-Schwab/dp/2940631123
7 “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing puplic Policy Intervention”, Group of 30, December 2020. https://group30.org/publications/detail/4820
9 https://www.usip.org/publications/2018/11/providing-common-defense
10 J. Bratich civil society must be defended…(ISSN 1753-9129) https://www.academia.edu/46767680/Civil_Society_Must_Be_Defended_Misinformation_Moral_Panics_and_Wars_ of_Restoration