È iniziata la ricostruzione di Mariupol: come reagirà il governo ucraino?

Sono in rete video e servizi fotografici che mostrano che parte degli edifici di Mariupol – benché una parte minimale per ora – sono già in ricostruzione. Il sindaco, Konstantin Ivashchenko a capo dell’amministrazione Mariupol da tre mesi, promette di completare il restauro degli asili nido e delle istituzioni educative entro il 1° settembre.

I finanziamenti, la guida dei lavori e le imprese di costruzione sono tutti della regione russa di San Pietroburgo, che si è presa carico della ricostruzione e si è gemellata con la città di Mariupol.

Le sfide per la ricostruzione non sono solo economiche, gravano anche incognite politiche esterne

E’ noto che l’autorità centrale di Kiev a tutto questo ha reagito in un unico modo: l’eliminazione di tutto ciò che non è sotto il proprio controllo. Questo è una consuetudine dal 2014 e non dal 24 febbraio. È noto infatti – e rilevato anche dagli Osservatori OSCE e da Amnesty International – che da otto anni Kiev ha adottato unicamente la riconquista militare come unica strategia risolutiva per il riassoggettamento delle autoproclamate repubbliche del Donbass. Proseguendo su questa linea, nel periodo successivo allo scoppio dell’intervento russo, sono a tutt’oggi una decina gli amministratori locali uccisi. Allo stesso modo, anche tutt’ora i centri residenziali colpiti continuamente dall’esercito ucraino (anche se situati lontani dalla linea del fronte e senza presenza militare)

 Questo è veramente una tragedia per le persone che cercano solo la pace e non desiderano altro che vivere una vita dignitosa e pacifica, lontana dalle beghe politiche. In questo senso è scandaloso che la cosiddetta ‘comunità internazionale’ non proferisca una sola parola sull’ondata di epurazioni dei dissidenti, tace persino di fronte ai deliberati attacchi a centri residenziali civili, questi utili solo a terrorizzare la popolazione ed a scoraggiare la collaborazione con il nemico, anche se tutto ciò porta solo ad accettare gli aiuti alimentari.

In proposito è da considerare che l’accettazione di incarichi come amministratori locali a cittadini residenti, evita alla popolazione che i comandi militari russi decidano autonomamente come procedere in una serie di questioni in cui non hanno competenza. Di conseguenza, avere un punto di riferimento civile locale per la popolazione è indispensabile e non per questo gli amministratori locali possono essere etichettati come ‘traditori’.

È infatti evidente che – come nel caso del sindaco di Mariupol – la ricostruzione urgente di case e l’approntamento di provvidenze per la popolazione ancora in loco, è qualcosa di estremamente urgente e che non può aspettare la fine della guerra.

Mariupol
Mariupol

Prospettive di ricostruzione a breve e medio termine

Da fonti open della rete si apprende che l’obiettivo della amministrazione provvisoria di Mariupol è fornire a quei residenti che non hanno un posto dove vivere – durante la revisione delle case danneggiate – almeno dei dormitori provvisori forniti di servizi.

In proposito, il sindaco di Mariupol ha detto che “questi sono dormitori, luoghi in cui si preparano almeno le condizioni minime per la vita delle persone. In modo che possiamo portare loro fuori per tutta la durata dei lavori di costruzione, che possano vivere da qualche parte. Abbiamo più di 30 oggetti del fondo mobile, che abbiamo preso in proprietà comunale. Lì sono già stati eseguiti lavori di ristrutturazione da parte di esperti: ciò che è necessario per assicurare la fornitura di riscaldamento entro e non oltre il 15 ottobre”.

Cosa si intende per dormitori lo spiega la fonte telegram Russkievperedi (https://t.me/russkievperedi/9976):

Nel centro della città è in corso la creazione di un fondo mobile temporaneo da block house prefabbricati (consegna di moduli in calcestruzzo già pronti da Mosca). I residenti delle case dismesse per importanti riparazioni saranno insediati in essa. Questo mese è prevista la consegna di cinque case di questo tipo. Il fondo provvisorio di manovra prevede acqua, fognatura, elettricità e riscaldamento.

▪️Nel quartiere Primorsky, per strada. Krasnoflotskaya, di fronte alle case Azovmash, è in costruzione una città modulare, le cui case saranno commissionate entro due mesi.

▪️Il 15 giugno il Ministero per le situazioni di emergenza ha iniziato a schierare un campo temporaneo per 1.500 costruttori sul territorio dell’ex centro commerciale Metro, alla periferia occidentale della città. Poiché le “case di cambio” di costruzione vengono introdotte prima del freddo, la base di costruzione assumerà la forma familiare alle città residenziali dei costruttori di grandi strutture in Russia.

Viene detto anche che la parte della popolazione residente sarà coinvolta nella ricostruzione e pagata per il lavoro fatto.

Discordante l’affermazione per quando riguarda il riscaldamento: come in Russia, in Ucraina il riscaldamento è centralizzato per l’intera città. Quindi sarà quasi impossibile ripristinarlo per questo inverno. Sarà invece assicurata la distribuzione centralizzata di legna da ardere. Cosa diversa invece nelle scuole, dove ci saranno riscaldamenti autonomi e annessi dormitori (fonte Mignenews che riprende le dichiarazioni del consigliere del sindaco di Mariupol di Kiev, Petr Andryushchenko).

La pubblicazione ‘Odnarodyna’ ( https://t.me/odnarodyna) riferisce che “… il problema dell’approvvigionamento idrico urbano è quasi risolto, l’acqua viene fornita a tutti i distretti della città, ma le pompe non funzionano ancora, poiché ci sono molti danni all’approvvigionamento idrico. Ogni giorno la città consuma 75 mila metri cubi d’acqua: questo è il consumo dovuto alle grandi perdite. Tuttavia, Ivashchenko è fiducioso che entro la fine di questo mese il problema dell’approvvigionamento idrico a Mariupol sarà finalmente risolto.

Le autorità russe hanno preso l’unica decisione giusta: coinvolgere il complesso di costruzioni militari del Ministero della Difesa della Federazione Russa nel restauro della città. E la costruzione è iniziata immediatamente (https://www.1tv.ru/n/431284).

Nel sito dell’ex mercato Azov è iniziata la costruzione di una zona residenziale per i residenti della città che hanno perso i loro appartamenti: 12 case di cinque piani e una clinica con una superficie totale di oltre 100.000 mq. La data di consegna per le case è ottobre-novembre di quest’anno.

Sempre più nuovi negozi vengono aperti in città, tuttavia si parla ancora di negozi piccoli, grandi – solo quattro in tutta Mariupol. Mentre è previsto che le grandi catene di vendita al dettaglio entrino in città durante l’estate.

Attualmente a Mariupol vivono da 200 a 218 mila persone, la popolazione è in costante crescita, ha osservato il capo dell’amministrazione comunale. Per quanto riguarda gli insediamenti suburbani più vicini, ci sono oggi almeno 30.000-40.000 persone”.

Si apprende inoltre che è in corso la rimozione di macerie e che la maggior parte del patrimonio immobiliare sarà ripristinato entro un anno e mezzo, nel 2024. E’ ovvio che l’elaborazione di un piano generale per lo sviluppo della città è un lavoro difficile e scrupoloso, ci vorrà molto tempo per risolvere tutte le questioni, dai trasporti, alle strade, a ogni marciapiede, ogni piccola strada.

Incerto è invece il ripristino della capacità industriale pre-esistente nella città a cominciare dall’Azovstal: troppa distruzione. Non è escluso però il ripristino di altre fabbriche minori. Mentre la capacità del porto è già attuale. Si pensa anche a potenziare il trasporto passeggeri ed a una vocazione turistica della città con relative infrastrutture.

Esiste comunque un piano di sviluppo della città che andrà avanti fino al 2035. Ovviamente ciò vuol dire che la Federazione Russa non ha in progetto di lasciare Mariupol.

Essenziale per qualsiasi cosa sarebbe sposare i sentimenti della gente con il coinvolgimento attivo delle maestranze civili nelle decisioni che dovranno essere presi negli inevitabili negoziati, che purtroppo non solo non sono cominciati neanche tentativamente, ma per ora sono del tutti esclusi.

Di conseguenza credo che non tutti i lavori saranno effettuati eccetto quelli strettamente necessari per la sopravvivenza delle persone. Il presidente Zelensky ha chiesto agli USA il gemellaggio con le città USA delle città in mano russa. Pertanto Questo è un segnale politico abbastanza chiaro, non si ricostruisce del tutto con i missili che rischiano di volare in città.  Tuttavia, chi lavora per la ricostruzione delle città dovrebbe essere preservato, ma è chiaro che c’è chi vorrebbe tenere aperto un dramma umanitario a lungo termine, anche se questo è del tutto esecrabile. Questo bisogna dirlo, e non si tratta di parteggiare per l’una o l’altra parte ma è semplicemente necessario non diventare cinici.

VPNews

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