E’ possibile riprogrammare i cervelli? Sì, guardati intorno..

Su National Review alcune considerazioni sulla riprogrammazione di massa di pensieri, emozioni e comportamenti che ha fatto seguito alla escalation della pandemia. Un corto circuito mentale che fa scattare in via pregiudiziale una serie di associazioni su cui invece sarebbe urgente tornare a riflettere, come ad esempio quella tra scienza e pensiero unico.  Nell’articolo si rileva come questa riprogrammazione mentale sia calata profondamente nella società, tra le persone, e come ormai vi sia tra gruppi sociali e istituzioni un reciproco influenzamento.

di Michael Brendan Dougherty, 3 Maggio 2021

Probabilmente conoscerete qualcuno che non ha mai avuto il COVID, ma la cui intera vita è stata trasformata dalla pandemia; e ora ha acquistato un significato. Sono i più prudenti, i più rinchiusi in casa, i più disgustati dai “negazionisti” della Casa Bianca o della loro famiglia allargata. Non vedono i loro genitori da più di un anno. Hanno rifiutato l’opzione della scuola di persona per i loro figli. La pandemia ha deformato il loro rapporto con i vicini, ora trattati come veicoli di malattia, e persino come individui moralmente deficienti perché lavorano in giardino senza mascherina. Hanno pubblicato il loro post “Fauci ouchie” su Instagram un mese fa. Ma stanno ancora usando la mascherina o addirittura mettendo occhiali protettivi ai loro bambini, anche neonati, perché hanno letto qualcosa sul COVID che si contagia attraverso gli occhi.

Ad un certo punto la pandemia – con quelle valutazioni pratiche e temporanee a favore della cautela che possono giustificare dei limiti nei comportamenti – è diventata un intento morale incrollabile. La ponderazione reale dei rischi è svanita: c’è una malattia mortale là fuori; le mie azioni possono contribuire a porre fine alla malattia o alla sua perenne diffusione.

È come un corto circuito. Mentre la cautela e dei limiti nei comportamenti possono essere giustificati da una consapevolezza informata sui rischi, la mente umana può anche fare dei calcoli basati sulla superstizione. E un pregiudizio spaventosamente diffuso è l’equazione tra scienza e verità, tra paura e realismo e tra cautela e virtù.

Possiamo facilmente osservare nelle persone questo tipo di calcoli, accompagnati da piccole e grandi tragedie personali: persone che hanno perso la consolazione di poter stringere per l’ultima volta la mano a una persona cara in punto di morte, o i cui matrimoni sono stati rovinati dall’atmosfera di paura e paranoia. Ma il problema è chiaramente sociale, oltre che politico.

Una volta che il circuito verità-cautela-virtù si è fuso, è diventato molto più difficile introdurre buone notizie e nuove informazioni. È stata persa la capacità di riconoscere la natura provvisoria dei nostri giudizi. Il fatto che un’enorme parte della popolazione vulnerabile in America sia stata vaccinata – in molte contee ben oltre il 70% delle persone di età pari o superiore a 65 anni sono ora completamente vaccinate – non riesce a cambiare i comportamenti della gente con la stessa rapidità con cui gli stessi sono stati modificati, la scorsa primavera, dalle notizie sul virus.

Tutto è peggiorato dal fatto che i “costi” di certi comportamenti sono molto diffusi. Consistono in un ambiente economico depresso per l’intrattenimento, la ristorazione e il turismo. Oppure li vediamo nei livelli elevati di depressione che le persone sperimentano a causa del prolungato isolamento sociale. Molte persone che hanno avuto la possibilità finanziaria di mettersi in rigido lockdown, semplicemente non escono abbastanza per rendersi conto di quanto la loro comunità sia rimasta libera e socievole. Si sono disabituati ai rischi e ai piaceri della vita, ai quali le persone meno timorose, o i lavoratori dei settori più essenziali, non hanno mai potuto sfuggire.

E questa errata equivalenza di verità, paura e cautela non affligge solo gli individui o l’ambiente delle grandi città. Affligge anche le nostre istituzioni. Questo è il motivo per cui i Centers for Disease Control possono essere vittime di bullismo da parte del sindacato degli insegnanti, che fanno pressioni per ritardare la completa riapertura delle scuole. I sindacati degli insegnanti non hanno alcuna competenza in materia di sanità pubblica, nessuna conoscenza speciale di epidemiologia. Quello che hanno dalla loro parte è il pervasivo condizionamento per cui una maggiore cautela non può mai essere sbagliata o dannosa.

L’associazione tra pericolo e permissività ha deformato la “classe di esperti” che dovrebbe informare il pubblico. Durante la pandemia, i funzionari della sanità pubblica hanno tradito la loro idea di non dare buone notizie al pubblico; sembrano temere che se si darà un dito verrà presa tutta la mano. E così, anche durante una delle campagne vaccinali di maggior successo al mondo, solo un mese fa il direttore del CDC Rochelle Walensky lanciava l’allarme su un “disastro imminente“. Ma nessun disastro era in vista.

E anche la classe degli esperti si è corrotta. Il cortocircuito della pandemia ha portato a un accentuato irrigidimento del pensiero di gruppo tra gli esperti di sanità pubblica. Normalmente ci si aspetterebbe che una varietà di esperti fornisca una varietà di raccomandazioni, proprio perché, come tutti gli altri, valutano i rischi in modo diverso. Invece, gli esperti che pontificano in materia di sanità pubblica hanno cercato di proteggere la loro autorevolezza dietro un paravento di splendida unanimità.

Quando il dottor Martin Kulldorff ha espresso la sua opinione secondo la quale sospendere il vaccino Johnson & Johnson avrebbe fatto più male che bene, il CDC lo ha escluso dal suo comitato consultivo per la sicurezza dei vaccini. Quattro giorni dopo il vaccino di Johnson & Johnson è stato reso nuovamente disponibile, ma rendere palese il dissenso sarebbe stato troppo. Kulldorff è stato il pioniere di molti dei processi mediante i quali il CDC rileva la sicurezza dei vaccini. Ma aveva espresso la sua opinione che l’urgenza di vaccinare tutti fosse superstizione quanto l’essere anti-vax. Twitter, assurdamente, ha messo un tag di disinformazione su questo tweet, basandosi sulla superstizione che esista una sola risposta valida – e nessun valido dibattito tra esperti. Il peggior crimine di Kulldorff, a quanto pare, è stato quello di esprimere le sue opinioni di persona alla presenza del governatore Ron DeSantis della Florida.

Pensavo che l’era COVID sarebbe finita una volta che i vaccini avessero messo al sicuro i più vulnerabili – e che l’impulso umano alla socialità si sarebbe prepotentemente affermato in una nuova ruggente ondata di anni ’20. Ora non ne sono più così sicuro. Una parte significativa del pubblico e delle nostre istituzioni hanno interiorizzato abitudini di pensiero e di vita completamente nuove. Il circuito tra verità e scienza, paura e virtù deve essere interrotto – e riprogrammato.

 


fonte: (voci dall’Estero: http://vocidallestero.blogspot.com/)

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