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Ecco come l’Italia utilizzerà i soldi del Recovery Fund

Recovery Fund: cosa Significa, Obiettivi del Piano, soldi che spettano all’Italia e progetti italiani

Dopo un anno di chiacchiere, promesse e parole, soprattutto avanzate dalla volontà dall’esecutivo Conte già pochi mesi dopo l’inizio della pandemia da Covid-19, il Consiglio Europeo ha trovato in dicembre 2020 l’accordo per l”erogazione di un grande finanziamento ai 27 Stati Membri dell’Unione Europea fortemente colpiti nell’economia dagli stop dovuti alla pandemia da covid 19. In tal senso, il Recovery found è essenzialmente un prestito per la ripresa economica dell’Unione.

Rispetto alle premesse iniziali, che volevano in questo strumento l’ingresso per la prima volta nella storia di un debito condiviso, il piano è stato complessivamente ridimensionato. Nonostante tutto, l’occasione per ogni Stato è davvero ghiotta per far ripartire l’economia e creare strumenti di investimento per la crescita. Il Next Generation EU – nome del Recovery found – ha lo scopo di prendere in prestito da mercati finanziari, garantiti dalla BCE, molti fondi a tassi di interesse vantaggiosi, che gli stati dovranno poi restituire in un lungo tasso di tempo.

OBIETTIVI DEL PIANO RECOVERY FOUND

Gli obiettivi del Piano economico dell’Unione Europea sono chiari e consistono nella crescita economica, o ripresa, delle economie più forti del continente, bloccate dalla pandemia. Per questo motivo, il recovery found ammonta ad un totale di 750 miliardi di euro da ripartire fra gli Stati in base alla perdita del pil. Il piano di erogazione prevede una prima tranche, pari al 70% del fondo totale spettante allo Stato, il quale dovrà essere necessariamente impiegato nel periodo temporale compreso fra il 2021 e il 2023, e un restante 30% che verrà erogato nel 2023.

Questi fondi verranno spesi in quota parte in autonomia da parte dello Stato membro, con una quota vincolata di investimenti stabiliti in maniera puntuale dalla Commissione Europea. Molto importante è notare che le cifre del prestito non investite in tempo utile dovranno essere restituite e, in ogni caso, il rimborso dei prestiti inizierà nel 2027. Uno strumento davvero utile in un momento in cui la fiducia nell’Unione Europea è sempre stata ai minimi storici.

LE RISORSE DEL RECOVERY FOUND DESTINATE ALL’ITALIA

L’Italia, uno dei più grossi problemi dell’Unione e al contempo uno degli Stati più importanti della comitiva, riceverà la quota più grande del piano, pari a 209 miliardi sui complessivi 750, dei quali 127 sono parte del prestito che andrà restituito e 92 miliardi a fondo perduto. A seguito del cambio di Esecutivo a Palazzo Chigi, il Governo Draghi si è già mosso varando il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con il quale è stato messo sul piatto un bottino ricco di promesse e aspettative.

Mario Draghi ha affermato che sarà compito del suo esecutivo utilizzare i fondi per cambiare seriamente il volto del Paese, dando luogo alle riforme che da anni l’Italia attende, consegnando al contempo alle prossime generazioni un Paese che è finalmente moderno, che punti molto sulla sostenibilità, trasporti e sviluppo economico: promesse che anni dopo anni molti esecutivi hanno promesso – si pensi alle riforme non andate in porto del Governo Renzi nel 2016 – ma che oggi, grazie a questo strumento economico, c’è la possibilità di portare a termine.

I PROGETTI ATTUATI DALL’ITALIA PER L’USO DEL RECOVERY FOUND
L’esecutivo ha spiegato che il piano di utilizzo del denaro verterà su 6 punti.

Recovery Fund: cosa Significa, Obiettivi del Piano, soldi che spettano all’Italia e progetti italiani Agosto 7, 2021 Economia
Dopo un anno di chiacchiere, promesse e parole, soprattutto avanzate dalla volontà dall’esecutivo Conte già pochi mesi dopo l’inizio della pandemia da Covid-19, il Consiglio Europeo ha trovato in dicembre 2020 l’accordo per l”erogazione di un grande finanziamento ai 27 Stati Membri dell’Unione Europea fortemente colpiti nell’economia dagli stop dovuti alla pandemia da covid 19. In tal senso, il Recovery found è essenzialmente un prestito per la ripresa economica dell’Unione.

Rispetto alle premesse iniziali, che volevano in questo strumento l’ingresso per la prima volta nella storia di un debito condiviso, il piano è stato complessivamente ridimensionato. Nonostante tutto, l’occasione per ogni Stato è davvero ghiotta per far ripartire l’economia e creare strumenti di investimento per la crescita. Il Next Generation EU – nome del Recovery found – ha lo scopo di prendere in prestito da mercati finanziari, garantiti dalla BCE, molti fondi a tassi di interesse vantaggiosi, che gli stati dovranno poi restituire in un lungo tasso di tempo.

OBIETTIVI DEL PIANO RECOVERY FOUND
Gli obiettivi del Piano economico dell’Unione Europea sono chiari e consistono nella crescita economica, o ripresa, delle economie più forti del continente, bloccate dalla pandemia. Per questo motivo, il recovery found ammonta ad un totale di 750 miliardi di euro da ripartire fra gli Stati in base alla perdita del pil. Il piano di erogazione prevede una prima tranche, pari al 70% del fondo totale spettante allo Stato, il quale dovrà essere necessariamente impiegato nel periodo temporale compreso fra il 2021 e il 2023, e un restante 30% che verrà erogato nel 2023.

Questi fondi verranno spesi in quota parte in autonomia da parte dello Stato membro, con una quota vincolata di investimenti stabiliti in maniera puntuale dalla Commissione Europea. Molto importante è notare che le cifre del prestito non investite in tempo utile dovranno essere restituite e, in ogni caso, il rimborso dei prestiti inizierà nel 2027. Uno strumento davvero utile in un momento in cui la fiducia nell’Unione Europea è sempre stata ai minimi storici.

LE RISORSE DEL RECOVERY FOUND DESTINATE ALL’ITALIA
L’Italia, uno dei più grossi problemi dell’Unione e al contempo uno degli Stati più importanti della comitiva, riceverà la quota più grande del piano, pari a 209 miliardi sui complessivi 750, dei quali 127 sono parte del prestito che andrà restituito e 92 miliardi a fondo perduto. A seguito del cambio di Esecutivo a Palazzo Chigi, il Governo Draghi si è già mosso varando il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con il quale è stato messo sul piatto un bottino ricco di promesse e aspettative.

Mario Draghi ha affermato che sarà compito del suo esecutivo utilizzare i fondi per cambiare seriamente il volto del Paese, dando luogo alle riforme che da anni l’Italia attende, consegnando al contempo alle prossime generazioni un Paese che è finalmente moderno, che punti molto sulla sostenibilità, trasporti e sviluppo economico: promesse che anni dopo anni molti esecutivi hanno promesso – si pensi alle riforme non andate in porto del Governo Renzi nel 2016 – ma che oggi, grazie a questo strumento economico, c’è la possibilità di portare a termine.

I PROGETTI ATTUATI DALL’ITALIA PER L’USO DEL RECOVERY FOUND
L’esecutivo ha spiegato che il piano di utilizzo del denaro verterà su 6 punti.

Innanzitutto digitalizzazione, innovazione e cultura, per il quale sono stati stanziati 50 miliardi, e che vogliono promuovere il Paese aiutando quei settori chiave dell’Italia come il turismo, migliorando le infrastrutture internet.
Transizione ecologica; con 68 miliardi si vuole aiutare la gestione dei rifiuti e rinnovare il trasporto pubblico, rendendolo sostenibile. Inoltre, il Governo vuole investire seriamente nell’idrogeno.
Infrastrutture; Soprattutto al sud, per promuovere e abbattere i tempi di percorrenza, introducendo ove possibile la TAV, per un investimento di 31 miliardi.
Istruzione e Ricerca; con 32 miliardi di euro si punta a colmare quelle lacune del sistema di istruzione italiano, puntando forte sin dalle scuole materne e nidi, potenziando le Università e incentivando i ricercatori a restare in Italia.
Inclusione e coesione; 22,4 miliardi per aiutare il mercato del lavoro a riprendersi, cercando di abbattere le barriere sociali fra cittadini, potenziano il ruolo delle donne e favorendo le politiche di inclusione sociale.
Salute; 18,5 miliardi per potenziare il SSN, aumentando l’assistenza domiciliare e introducendo la telemedicina con assistenza remota.

 

fonte: Voci dall’Estero (https://vocidallestero.it/2021/08/07/recovery-fund/)

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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