La Turchia ha sottoscritto gli accordi di Sochi ed Astana per contribuire a stabilizzare gradatamente la Siria ma poi ha fatto tutto il contrario. Ovvero, prima ha detto di voler rispettare la sovranità ed integrità della Siria – e per questo di impegnarsi a disarmare al Nusra che amministra la provincia di Idlib come un Califfato – poi non ha preteso la smobilitazione dei terroristi di al Qaeda che si era impegnata di sciogliere, anzi li ha rinforzati.
Più chiaramente: li ha riarmato e supportato logisticamente per farne un proprio protettorato. E quando l’esercito siriano ha sferrato l’offensiva in corso insieme alla Russia, la Turchia è intervenuta direttamente a difesa dei terroristi: ciò vuol dire che non solo ha passato attrezzature ed armi ai terroristi ma li ha persino fatti vestire da soldati turchi nei villaggi occupati per ingannare l’esercito siriano.
Comunque fin qui è tutto noto per chi si occupa di Siria senza infingimenti. Quello che è invece indecifrabile è che la giornalista americana Lindsey Snell*, – che ha molti canali di comunicazione con i militanti, nonché un ampio database di loro contatti – riferisce che Ankara sta ora aumentando l’invio in Libia di molti dei miliziani che hanno lasciato l’area di Aleppo dopo la riconquista dell’esercito siriano.
In particolare, la Snell osserva che la maggior parte di questi militanti – che appartengono al gruppo qaedista Tharir al Sham (HTS) – sono stati costretti dai turchi a transitare a gruppo Jabhat Shamiya, per andare poi in Libia.
Ma in proposito, è interessante rilevare che la giornalista segnala che la maggior parte dei militanti jihadisti provenienti dalle aree appena liberate, si rifiuta di andare in Libia, motivo per cui le autorità turche li privano dei loro loro stipendi (con questo provvedimento evidentemente i turchi vogliono convincerli a partire).
Come spiega la Snell, questa è il programma:
Quando il presidente turco Erdogan annunciò che avrebbe inviato uomini del cosiddetto “esercito nazionale siriano”, noto anche come Esercito siriano libero sostenuto dalla Turchia (TFSA) in Libia per combattere a sostegno del governo di accordo nazionale (GNA) in Tripoli, le voci tra l’opposizione siriana hanno iniziato a turbinare. Un comandante della TFSA ad Afrin mi disse che i combattenti sarebbero stati pagati $ 2000 al mese. “Sono circa $ 100 qui in Siria, o $ 2.000 lì. È una scelta facile per loro “, ha detto. Ha detto che gli sforzi di reclutamento sono stati fortemente concentrati su aree dentro e intorno a Idlib recentemente riconquistate dall’opposizione siriana dal governo siriano e dalla Russia. “Sono senzatetto. Erdogan li attira con questo come un modo per ricostruire le loro vite per le loro famiglie. ” (Addresslybia)
Ma qualcosa sta andando storto: la Snell afferma che il 3 ° corpo dell’SNA si è rifiutato in massa di andare a combattere in un paese straniero. Pertanto, le autorità turche hanno smesso di pagare loro gli stipendi.
E’ da notare che in Libia Erdogan sta mandando non solo militanti jihadisti e non ma anche civili ”che sono poveri e sono disposti ad andare”, cioè quelli che la Comunità Internazionale dice di voler difendere dall’essere liberati.
Inoltre, la Snell – che sta ancora coprendo le attuali ostilità nella provincia di Idlib – afferma che l’esercito si occupa anche dell’addestramento di nuove leve: ad esempio, sta addestrando 1400 militanti (che si ritiene siano pakistani). Questi al termine dell’allenamento, si trasferiranno ad Afrin. E’ da osservare che insieme a preoccuparsi di altra manovalanza Ankara le fornisce “armi pesanti e veicoli corazzati .
Una tale politica nei confronti dei militanti è spiegata dalla giornalista come ”una conseguenza dell’preoccupazione delle autorità turche a causa delle significative perdite registrate negli ultimi tempi in Libia. La Snell scrive che ”secondo alcuni rapporti, sono stati uccisi circa 16 militari turchi, tra cui il generale Khalil Soisal, al comando delle truppe turche a Tripoli”’.
La frequenza con cui i militanti di Erdogan vengono spediti in Libia è spaventosa; a questo ritmo, decine di migliaia di terroristi paramilitari destabilizzeranno ancor di più la Libia. In proposito si consideri che la Turchia ha incorporato nelle file dei suoi mercenari anche membri dell’ISIS ( vedi qui , qui e qui).
Interessanti anche altre segnalazioni della giornalista che sfatano la narrativa ufficiale di quel paradiso in terra della provincia di Idlib (è così che nostri media mainstream descrivono la provincia di Idlib in mano ad al Qaeda). Tra queste, la Snell ha segnalato che HTS detiene il monopolio e la distribuzione degli aiuti umanitari ad Idlib . Ma è indubbiamente la notizia più esclusiva è che Erdogan sta insistendo che un maggior numero di milizie mercenarie vadano in Libia, pena la privazione dello stipendio.
E’ da vedere naturalmente se questa decisione sia dipendente o meno rispetto dalle vicende siriane e se voglia dire l’anticipo di un certo disimpegno o meno. Non ci vorrà molto per vedere se è così.
patrizio ricci @vietatoparlare
[su_panel shadow=”0px 7px 5px #eeeeee” radius=”11″]Lindsey Snell* è una pluripremiata giornalista investigativa e video americana specializzata in conflitti e crisi umanitarie. Ha prodotto video in stile documentario per MSNBC, VICE, Vocativ, ABC News, Ozy, Yahoo News e Discovery Digital Networks. Il suo lavoro di stampa è apparso in Foreign Policy, The Daily Beast , Al Arabye altri. Uno dei suoi pezzi, nelle scuole di Aleppo colpiti da attacchi aerei, ha vinto un premio Edward R. Murrow nel 2016. Nel luglio 2016, Lindsey è stata in uno dei suoi numerosi viaggi per girare un film in Siria devastata dalla guerra quando è stata rapita e tenuta in ostaggio da al -Maeda militanti della fazione Al-Nusra sempre più dominante. Sebbene sia riuscita a fuggire oltre il confine con la Turchia con l’aiuto di un militante di un’altra fazione, non appena è arrivata in Turchia, è stata arrestata da soldati turchi, che l’hanno accusata di essere un agente della CIA, e gettata in prigione per due mesi.[/su_panel]