Quindi i soldi ce li danno in prestito ma dobbiamo usarli nei settori che la Commissione ci indica. Questi settori non sono quelli più danneggiati nel nostro paese e degli aiuti – si fa per dire – beneficeranno solo alcuni settori merceologici e le grandi aziende, la maggior parte straniere.
Come se ciò non bastasse ora giunge notizia che ben 312,5 miliardi devono essere restituite con le tasse. Ovviamente le tasse comporteranno un aumento dei prezzi e ciò si scaricherà sull’utente finale.
Tra l’altro già l’aumento dei prezzi comincia ad essere sensibile e con la ripresa dei consumi, questo sarà ancora più evidente. Intanto continuiamo con il clima di paura e con i canti degenerativi che vincono le kermesse canore europee. Benvenuti nel nuovo mondo migliore!
Sulle tasse europee (quindi più belle), ce ne parla Giuseppe Liturri su Startmag (https://www.startmag.it/economia/ecco-le-imposte-che-lue-piazzera-per-rimborsare-i-titoli-del-recovery-fund/).
“Non sappiamo quando arriveranno i soldi del Recovery Fund. Sappiamo con relativa certezza quando invece arriveranno le tasse che sono condizione essenziale per il ricevimento di quelle somme.
[…]
La Commissione non dispone di risorse proprie per erogare i 312,5 miliardi di sussidi del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) che la UE distribuirà ai 27 Stati membri (con Italia e Spagna in testa con circa 69 miliardi ciascuno). Anzi, i Trattati le vietano proprio di disporre spese non coperte preventivamente da entrate e, solo eccezionalmente, le sarà consentito di indebitarsi emettendo obbligazioni per erogare questi sussidi. Ma quel debito comune, che c’entra poco o nulla con i vagheggiati eurobond, deve essere ripagato e su questo non ci può essere incertezza, altrimenti la tripla A che i mercati riconoscono alla UE, potrebbe vacillare.
[…]
Sono sei i pilastri su cui basano le nuove entrate: con efficacia retroattiva dal 1 gennaio 2021 (non appena sarà terminato il processo di ratifica della Decisione sulle Risorse Proprie) una tassa pari a €0,80/kg per la plastica non riciclata. A seguire, entro il prossimo luglio, la Commissione ha già annunciato la proposta della seguente tripletta: un meccanismo volto a penalizzare con una tassa l’import di prodotti con elevata “impronta” di carbonio, una tassa sul digitale ed un intervento sul sistema di scambio dei diritti di emissione di CO2. Il tutto da adottarsi da parte del Consiglio entro luglio 2022, per l’entrata in vigore il 1 gennaio 2023. Per completare l’opera, entro giugno 2024, la Commissione proporrà una imposta sulle operazioni finanziarie ed un’imposta calcolata su una base imponibile comune per le società. L’adozione da parte del Consiglio è prevista per giugno 2025 e l’entrata in vigore per il 1 gennaio 2026”.
Startmag (https://www.startmag.it/economia/ecco-le-imposte-che-lue-piazzera-per-rimborsare-i-titoli-del-recovery-fund/)
@vietatoparlare
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