Economia per chi ama la libertà/1: Baratto, moneta e banconote

Dai tempi di Machiavelli – anzi, da quelli di Tucidide – è sempre toccato a coloro che scrutano per mestiere la natura della politica – anche ai più umili artigiani di questa professione – il duro privilegio di chiamare le cose con il loro nome e di aiutare gli uomini a non confondere la realtà effettuale con i propri sogni

Gianfranco Miglio

Inizia qui la piccola avventura per arrivare al “livello zero” di quella strana cosa chiamata economia e che tutti vorrebbero controllare come se fosse uno smartphone; parto dal baratto e dal concetto di valore usato per generare uno scambio, per proseguire in quella che è la normale conseguenza, cioè la moneta. Parlerò di moneta fiat solo in modo accennato rimandando la descrizione delle conseguenze di questo strumento al capitolo dedicato ad inflazione, risparmio e interessi.

Il contratto

La prima forma di accordo tra una o più persone che si è vista nella storia è, molto probabilmente, quella della schiavitù; una cosa che ricordo spesso alle persone che mi parlano di disoccupazione è che l’unico periodo storico in cui la disoccupazione è stata allo 0% è durante l’Antico Egitto, con questa strana forma di “assunzione” da parte di quello che potremmo chiamare “lo Stato di quel periodo” e con una sorta di “reddito di cittadinanza” e di “sanità pubblica” piuttosto arcaica ma molto innovativa per l’epoca. Questo per dire di fare attenzione a quello che si desidera perché quando si avvera occorre accettarne le conseguenze.

Questa breve digressione storica mi serve per poter parlare del contratto come forma di accordo pacifico tra le persone, usato per scambiare beni. L’accordo pacifico porta a definire un valore per il bene che viene scambiato, secondo quanto stabilito dalle parti, e si arriva così al concetto di baratto.

Il baratto

Il baratto non è altro che lo scambio di beni o servizi tra due persone, ovviamente vi sono alcuni problemi come il fatto che non tutti sono disposti ad accettare la merce proposta come pagamento o che all’aumentare delle persone il baratto diventa sempre più inefficiente.

Questo viene definito come “doppia coincidenza dei bisogni”, la soluzione che si è trovata è quella di un nuovo accordo; è cioè stato trovato un mezzo che fosse accettato da tutti e quindi potesse essere usato come mezzo di pagamento comune, si ottiene quindi quello che prende il nome di merce moneta.

La merce moneta

Ci ritroviamo ora in una situazione in cui una merce, un oggetto raro che tutti vogliono, viene utilizzato come riferimento negli scambi, ottenendo quello che viene chiamato merce moneta.

Ovviamente non tutte le merci possono essere usate come moneta perché non tutte le merci vengono pacificamente riconosciute come tale, cioè non sono un bene che tutti vogliono avere. Poco fa mi sono limitato a definire questa merce come un “oggetto raro” ma, per essere più precisi, si possono trovare 5 caratteristiche essenziali:

  1. divisibile: per ovvie ragioni deve essere facile poter arrivare ad una precisione ragionevole del valore, e quindi del prezzo, del bene che si vuole commerciare;
  2. portatile o trasportabile: è infatti necessario poter trasferire, per le più svariate ragioni, il proprio capitale che si vuole utilizzare per compiere acquisti o che si è appena ottenuto tramite una vendita;
  3. conservabile: se la moneta non fosse un materiale durevole nel tempo perderebbe il suo valore o la sua consistenza e questo non permetterebbe un risparmio. Il risparmio definito come conservazione del valore, cioè la possibilità di prevedere che in un certo futuro questa merce che io ho oggi verrà accettata in cambio di un determinato quantitativo di un altro bene, è una delle caratteristiche a cui si bada poco (soprattutto mentre si è alla ricerca dell’inflazione) ma è una caratteristica fondamentale;
  4. riconoscibile: se non fosse possibile riconoscerne il materiale, la qualità o l’autenticità una parte della popolazione non la vorrebbe e quindi perderebbe il suo valore;
  5. scarsa: se questa merce fosse disponibile a tutti e con facilità allora non avrebbe nessun valore e non sarebbe possibile acquistare nulla per il semplice fatto che il venditore non l’accetterebbe perché non saprebbe cosa farsene.

Non si può, quindi, utilizzare una banana o una noce come merce di scambio; nei secoli si sono susseguiti diversi materiali come le conchiglie, il sale, i diamanti e i vari metalli preziosi in quanto capaci di soddisfare molto bene queste caratteristiche.

Siamo ora arrivati a quel periodo storico in cui i commerciati utilizzano dei piccoli dischi d’oro per pagare e per ricevere pagamenti, ritrovandosi con alcuni problemi di sicurezza. Viene quindi inventato un posto bello e sicuro in cui i commerciati depositano il proprio oro e in cambio ricevono un pezzo di carta in cui viene indicata la quantità depositata.

La nota di banco

Nasce così la possibilità di pagare con dei pezzi di carta il cui valore è garantito dalla banca che lo ha emesso.

Ora, caro lettore, fermati un attimo a pensare a quale enorme potere è dato a chi fornisce questi pezzi di carta, in caso di monopolio potrebbe controllare il commercio di un intero territorio e se nessuno lo controlla questo monopolista non fa molta fatica a scrivere 1000 dove sarebbe giusto scrivere 1, con un piccolo sforzo in più è possibile capire che nella storia recente questo monopolio è stato acquisito dallo Stato.

L’idea geniale dello Stato è stata “perché devo dare indietro dell’oro a chi mi porta i suoi pezzi di carta quando posso dargli alti pezzi di carta?”

La valuta fiat

Questa è una banconota

questa è una banconota

questa non è una banconota

Fiat è una parola latina e tradotta letteralmente significa “e così sia”.

Ora non dovrebbe essere difficile immaginare cosa accade se da un giorno all’altro (o anche da un anno all’altro) viene aumentata la quantità di moneta, che ora sappiamo necessita di essere limitata. Se c’è più disponibilità di moneta questa avrà meno potere d’acquisto, chi mi vende un prodotto ne vorrà di più in forza della diminuita scarsità.

Alla diminuzione del potere d’acquisto diminuirà anche quello che poche righe più su ho chiamato conservazione del valore, si può riassumere tutto questo dicendo che all’aumentare della moneta circolante (inflazione) diminuisce il potere d’acquisto della moneta risparmiata nel tempo, o come piace di più a me “l’inflazione è una tassa sulla povertà”.

Di quali siano le conseguenze dell’utilizzo della moneta fiat e di come attualmente venga creata ne parlerò nel post dedicato all’inflazione, per i più curiosi o per chi vuole approfondire l’argomento riporto alcuni numeri e dei link, per ora mi fermo a dire che solo le banche che vengono chiamate “centrali” hanno il potere di creare nuova moneta e cederla agli stati in cambio di titoli o di asset.

FED:
Bilancio nel 2008: 800 miliardi di dollari, bilancio nel 2017: 4500 miliardi di dollari. Per un totale di 3600 miliardi di dollari stampati (un sesto del PIL USA).

BCE:
Bilancio nel 2008: 700 miliardi di euro, bilancio nel 2017: 3700 miliardi di euro. Per un totale di 3000 miliardi di euro stampati (circa 4000 € per ogni cittadino europeo).

BOJ:
Bilancio nel 2001: 50000 miliardi di yen, e ora si parla di quadrilioni (ridicolo), in sostanza è stata decuplicata la base monetaria in 15 anni.

Oltre 11 trilioni di $ creati in 8 anni: beneficiari, effetti e possibili conseguenze del QE

Global Economic Briefing: Central Bank Balance Sheets

GRAPHIC-Global QE now a record $180 bln a month thanks to ECB, BOJ

segue qui: http://www.vietatoparlare.it/obice-economia-ama-la-liberta2-mercato-speculazione-investimento/

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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