Il Regno Unito sta collaborando con la fondazione Bill & Melinda Gates Foundation e il Wellcome Trust per sviluppare un piano d’azione internazionale per prevenire nuove pandemie.
Il primo ministro britannico Boris Johnson lo presenterà il 26 settembre all’assemblea della 75a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Londra sta usando la sua presidenza del G7 nel 2021 per lavorare con altri paesi per attuare un piano in cinque punti per migliorare la preparazione delle organizzazioni internazionali e degli stati per focolai di malattie pericolose.
Si prevede di creare una rete di centri per lo studio delle zoonosi (malattie infettive negli animali che possono diventare pericolose per l’uomo) in tutto il mondo. Il documento afferma che circa il 60% dei patogeni trasportati dall’uomo ha avuto origine negli animali, dopo di che sono mutati e sono diventati pericolosi per l’uomo. Il compito di tali centri sarà quello di identificare e studiare microrganismi potenzialmente pericolosi.
Inoltre, gli autori del piano propongono di espandere la capacità di produzione di farmaci e vaccini, nonché di creare un sistema di allerta precoce per situazioni di crisi nel settore sanitario ampliando la cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni.
Londra confida di rimuovere le barriere commerciali perchè esse rendono difficile contrastare la pandemia di coronavirus. Inoltre, si propone di sviluppare protocolli internazionali di crisi che coprano aree diverse, in modo che i diversi governi possano perseguire politiche coordinate sin dall’inizio – all’interno di un approccio comune alla risoluzione dei problemi.
Tutto concorrerà al New Green Deal, una sorta di reset globale in cui si accresceranno determinati centri di potere. E parlando di molta digitalizzazione e sanità, i conti sulle aziende che implementano questi settori sono veramente poche.
(Vp News)
L’agenda è unica e si propone di cambiare radicalmente le nostre società e il nostro stile di vita per fare largo alla Quarta Rivoluzione Industriale.
(di Giorgio Bianchi)
Il metodo per forzare le popolazioni ad accettare il cambiamento è quello del terrorismo, diffuso attraverso media mainstream, scienziati a libro paga, esponenti di governo, istituzioni pubbliche e private e influencer di regime.
Il controllo delle democrazie per mezzo degli economisti ha fatto il suo tempo, è giunto il momento di fare largo alle democrature recitative tecno-sanitarie.
Non è un caso se uno dei personaggi in prima fila in questa battaglia sia un oligarca che fornisce tecnologie per la sorveglianza di massa alle forze dell’ordine
https://contropiano.org/…/lo-stato-di-polizia-di… e sia nel contempo il maggior contribuente, dopo gli USA, di un’istituzione sanitaria quale l’OMS.
https://it.insideover.com/…/cosi-bill-gates-diventato…
Chi ha causato il problema (come nel caso delle emissioni di gas serra): https://www.infodata.ilsole24ore.com/…/ce-un-cinese…/ o lo ha creato (come nel caso del virus) è lo stesso che oggi si sta presentando con le soluzioni in tasca. Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
E’ tanto semplice quanto efficace.
Purtroppo per noi il virus è solo l’inizio. La riorganizzazione dell’intero sistema produttivo mondiale, sulla quale si stanno investendo cifre colossali letteralmente generate dal nulla, passerà sotto il nome di Green New Deal, e si attuerà grazie all’influsso di un altro tipo di terrorismo mediatico, quello di matrice ambientale, che mutuerà da quello attuale la forma e i metodi repressivi.
Molti in buona fede appoggeranno questa rivoluzione convinti di salvare il pianeta. In raltà favoriranno un accentramento di potere mai visto nella storia.
Non è un caso se i centri di potere responsabili della risposta all’emergenza sanitaria siano gli stessi che stanno investendo nella promozione e nell’implementazione della svolta cosiddetta “Green”.
Clima e coronavirus
(Dal blog Gates Notes di Bill Gates)
Il virus è orribile. Il cambiamento climatico potrebbe essere peggiore. Ma ci sono lezioni dall’attuale crisi che dovrebbero guidare la nostra risposta a quella successiva.
Una crisi globale ha sconvolto il mondo. Sta causando un numero tragico di morti, sta facendo sì che la gente abbia paura ad uscire di casa e sta portando difficoltà economiche che non si vedranno in molte generazioni. I suoi effetti si stanno diffondendo in tutto il pianeta. Ovviamente, sto parlando del virus [idem]. Ma tra pochi decenni, la stessa descrizione si adatterà ad un’altra crisi globale: il cambiamento climatico. Per quanto terribile sia questa pandemia, i cambiamenti climatici potrebbero essere peggiori.
Mi rendo conto che in questo momento è difficile pensare a un problema come il cambiamento climatico. Quando si verifica un disastro, è nella natura umana preoccuparsi solo di soddisfare i nostri bisogni più immediati, specialmente quando il disastro è grave come il virus [idem]. Ma il fatto che l’innalzamento delle temperature sembri lontano nel futuro non lo rende un problema minore e l’unico modo per evitare i peggiori risultati climatici possibili è accelerare i nostri sforzi ora. Anche se il mondo lavora per fermare il nuovo coronavirus e iniziare a riprendersi da esso, dobbiamo anche agire per evitare un disastro climatico costruendo e implementando innovazioni che ci consentiranno di eliminare le nostre emissioni di gas serra.
La perdita di vite umane e la miseria economica causate da questa pandemia sono alla pari con ciò che accadrà regolarmente se non eliminiamo le emissioni di carbonio del mondo.
[…] A partire dalla scorsa settimana, più di 600.000 persone sono morte a causa del virus in tutto il mondo. Su base annualizzata, si tratta di un tasso di mortalità di 14 ogni 100.000 persone.
[…] entro il 2060, il cambiamento climatico potrebbe essere mortale quanto il virus e nel 2100 potrebbe essere cinque volte più mortale. La gamma dei probabili impatti del cambiamento climatico e del virus [idem] varia notevolmente, a seconda del modello economico utilizzato. Ma la conclusione è inequivocabile: nei prossimi dieci o due anni, il danno economico causato dal cambiamento climatico sarà probabilmente tanto grave quanto avere una pandemia di tali dimensioni ogni dieci anni. Ed entro la fine del secolo, sarà molto peggio se il mondo rimarrà sul suo attuale percorso di emissioni.
Il punto chiave non è che il cambiamento climatico sarà disastroso. Il punto chiave è che, se impariamo le lezioni del virus [idem], possiamo affrontare il cambiamento climatico più informati sulle conseguenze dell’inazione e più preparati a salvare vite umane e prevenire il peggior risultato possibile. L’attuale crisi globale può informare la nostra risposta alla prossima.
[…] I promotori della salute hanno affermato per anni che una pandemia fosse praticamente inevitabile. Il mondo non ha fatto abbastanza per prepararsi e ora stiamo cercando di recuperare il tempo perduto. Questo è un ammonimento per il cambiamento climatico e ci indica un approccio migliore. Se iniziamo ora, attingendo al potere della scienza e dell’innovazione e assicurando che le soluzioni funzionino per i più poveri, possiamo evitare di commettere lo stesso errore con il cambiamento climatico.
https://www.gatesnotes.com/Energy/Climate-and-COVID-19…
Questo processo di demolizione controllata dell’architettura economica ormai considerata obsoleta, è già in atto e sta avvenendo senza che l’edificio sia stato preventivamente sgomberato.
Purtroppo un numero rilevante di categorie lavorative, quelle maggiormente legate al “vecchio” assetto produttivo, rimarranno sotto le macerie.
Altre verranno portate temporaneamente al riparo attraverso lo smartworking, ma giusto il tempo per garantire al sistema il consenso necessario per procedere alla demolizione.
Al termine del processo, finiranno anche loro ad ingrossare la massa di “batterie viventi” tenute in vita attraverso il reddito di cittadinanza e regolate con sistemi sofisticatissimi di sorveglienza digitale attraverso i quali verranno distribuiti i crediti sociali.
Oramai si è capito che per sconfiggere la resistenza di un popolo, conviene prima dividerlo sulla base di presunte differenze antropologiche (il caso Ruanda insegna), combattere una parte con l’ausilio dell’altra e poi procedere alla liquidazione dei collaborazionisti. Se vi annoverate tra i sostenitori di questa svolta tenete a mente un fatto: il vero problema non è il modello produttivo ma la sovrappopolazione. Già così il sistema non è in grado di garantire benessere per tutti.
Un sistema come quello che hanno in mente, digitalizzato e integrato, si poterà via gran parte dei posti di lavoro legati ai servizi e alle professioni. Il prezzo da pagare per l’elemosina di Stato sarà la libertà dell’individuo.
I debiti contratti dai governi per finanziare la svolta determineranno il definitivo assoggettamento degli Stati e con essi delle popolazioni che li abitano.
La dipendenza dalla tecnologia sarà lo strumento attraverso il quale sarà mantenuto il giogo.
Cos’è la Quarta Rivoluzione Industriale.
Cloud computing, raccolta dei dati e nuovi processi di automazione cambieranno presto le nostre vite. […] Secondo molti osservatori, l’utilizzo e l’integrazione totale di tecnologie digitali nei processi di fabbricazione dei beni fisici darà vita alla quarta rivoluzione industriale. È chiaro a tutti che decidere cosa sia una rivoluzione industriale è una questione complessa, anche dopo che questa è avvenuta, figuriamoci mentre sta avvenendo o deve ancora avvenire. Infatti, le rivoluzioni precedenti, oltre a portare cambiamenti all’interno delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, hanno avuto ripercussioni pesanti sul resto dell’organizzazione sociale. Per questo motivo vengono chiamate “rivoluzioni” e segnano passaggi importanti per la storia dell’umanità.
Con il vapore e l’automazione (Industry 1.0) abbiamo abbandonato i campi e popolato le città; con l’elettricità (Industry 2.0) abbiamo modificato il rapporto tra giorno e notte e delegato alle macchine (elettrodomestici) molti compiti che prima gravavano sulle nostre spalle; con la prima digitalizzazione e l’informatica (Industry 3.0) abbiamo messo in discussione i concetti di informazione, editoria, leadership, geografia e molto altro ancora. Oggi con si affaccia l’Industry 4.0: cosa potrà cambiare di profondo con l’avvento di questa quarta rivoluzione industriale?
Al di là dei vantaggi per l’industria e per la produzione di beni fisici, secondo molti studiosi questa digitalizzazione delle fabbriche andrà a modificare il nostro rapporto con il lavoro. In questo senso l’Industry 4.0 è una rivoluzione sociale prima che tecnologica.
Insomma, i robot, i sensori, le stampanti 3d, tutti collegati in rete alla cloud lasceranno poco spazio all’umano tra le macchine delle fabbriche, i big data, le intelligenze artificiali, metteranno a repentaglio la nostra permanenza anche negli uffici. Non c’è nulla di preoccupante, non è la prima volta che l’umanità affronta questi cambiamenti profondi, la trasformazione ci deve spaventare se non la sosteniamo e promuoviamo.
Le tecnologie interessate a questo cambiamento sono molte e la prima cosa importante da sottolineare è che queste saranno connesse tra loro, formando un vero e proprio ecosistema, in questo aspetto risiede la novità e la forza di questa rivoluzione.
Fondamentalmente le piattaforme tecnologiche dell’industry 4.0 possono essere divise in quattro grandi categorie.
* tecnologie di produzione digitale o a controllo numerico (torni, stampanti 3d, frese, laser cutter, ecc), ovvero macchine che collegate ad un computer eseguano delle operazioni senza l’ausilio dell’uomo.
* tecnologie di raccolta dati ambientali (sensori), ovvero dispositivi in grado di raccogliere dati e informazioni dalle macchine, dall’ambiente e dai comportamenti umani.
* tecnologie di cloud computing e storage, ovvero tecnologie che permettano archiviazione ed elaborazione dei dati in cloud, accessibili dall’ecosistema.
* tecnologie di Internet of Things, tecnologie (micrcocontrollori, microprocessori, gateway) che permettano il trasferimento dei dati dall’ecosistema alla cloud e viceversa.
* tecnologie robotiche e di automazione, ovvero tutte quelle tecnologie hardware programmabili e universali che sostituiranno
* Tecnologie di intelligenze artificiale, ovvero software in grado si sostituirsi all’uomo nell’analisi di dati.
(da Wired) https://www.wired.it/attualita/tech/2016/11/25/cronaca-della-quarta-rivoluzione-industriale/?refresh_ce=
“C’è una guerra fredda digitale tra Cina e Usa. Vince chi porta il 5G nella vita di ogni giorno”
Simone Pieranni autore di “Red Mirror” spiega come funziona il 5G in Cina: auto a guida autonoma, Città intelligenti, aziende con robot al posto delle persone, chirurgia a distanza e realtà virtuale. La tecnologia internet superveloce che permette il pieno sviluppo dell’Intelligenza artificiale è già il presente. Una sfida in cui la Cina è più avanti di tutti.
Come avverrà questa transizione.
(da Come don Chisciotte)
Per realizzare la demolizione controllata del vecchio edificio e l’edificazione del nuovo servono incredibili quantità di denaro, denaro creato dal nulla, con un clic.
Non solo. E’ necessario che questi soldi finiscano esattamente dove sono stati destinati, senza che ci sia un incremento dell’inflazione.
Ovviamente una parte verrà impiegata per le mance necessarie a garantire il consenso degli esecutori, ma la massa più consistente di denaro deve servire allo scopo.
Il sistema repressivo dovrà vigilare sulle categorie che rimarranno all’interno dell’edificio, per impedire che si oppongano al processo, e nel contempo dovrà garantire il blocco dell’economia durante l’immissione di liquidità, per far sì che l’inflazione resti congelata.
[…] L’economia è stata quindi congelata per un semplicissimo motivo: per consentire alle banche centrali di creare migliaia di miliardi di nuovo debito e non creare inflazione. (l’inflazione danneggia il creditore – la banca – e favorisce il debitore, quindi non deve accadere) Si pensa erroneamente che l’inflazione sia l’aumento dei prezzi, ma l’aumento dei prezzi è soltanto la conseguenza dell’inflazione. Inflazione vuol dire espansione: l’espansione della massa monetaria. Se le banche creano nuovi trilioni di dollari, inflazionano l’economia di nuova moneta disponibile. Se questa moneta inizia a circolare, ad esempio, se c’è esuberanza economica, allora si crea inflazione, in modo proporzionale alla massa di nuova moneta messa in circolo. Quando questo accade, le banche hanno un solo modo per intervenire: alzare i tassi per drenare la liquidità. Ma adesso questo è impossibile, perché se si alzano i tassi si innesca l’esplosione delle margin call sui REPO e scoppia tutto. L’unica altra opzione per creare liquidità e impedire che circoli è quella di bloccare l’economia, guadagnando tempo prezioso per intervenire là dove ci sono le falle [o dove serve, come nel caso degli investimenti per la cosiddetta svolta Green], cercando di tapparle una ad una gettandoci sopra palate di soldi.
Ecco la verità di tutta questa triste vicenda dove ci hanno raccontato di tutto tranne che il vero nocciolo della questione è il nocciolo economico; come sempre. Come in tutte le guerre e in tutte le cose che accadono: l’incipit è sempre economico.
Tutto risulta di più facile comprensione una volta preso atto che le persone, nel mondo, sono gestite come un gregge di pecore. Ci fanno fare quello che torna utile a loro. Le persone che ce lo impongono, i governanti visibili e le teste parlanti della TV, sono solo i cani da pastore. I mandriani sono le banche, proprietarie dei soldi e quindi di tutto il resto.
Il sistema economico globale è basato sul debito e per sua natura genera squilibri che con il tempo divengono esponenziali. Un modo di intervento diffuso era quello di organizzare guerre e dare origine a quello che Schumpeter definì “distruzione creativa.” Adesso è più difficile fare le guerre perché mancano gli ideali e i giovani, col fisico da Nintendo, non sono più adatti. Allora è stata scelta una strategia più trasversale. Quella della minaccia di un virus invisibile con cui tutti gli stati sono obbligati a combattere, indebolendosi e indebitandosi. Sul campo di battaglia restano aziende, controllo delle risorse, devastazione e il potere si consolida in sempre meno mani.
Non sono mancati neanche i militari sul campo a dare credibilità a tutta la messa in scena, mentre i media all’unisono ripetevano come un disco rotto: “siamo in guerra contro il virus”.
https://comedonchisciotte.org/e-tutto-collegato/…
Un piccolo esempio pratico (che mi ha offerto lo spunto per scrivere questo post), esplicativo di quanto detto sopra. Si prendono tre miliardi a debito e si spendono per indurre la cittadinanza a cambiare le proprie abitudini nella direzione voluta dal sistema. Ovviamente si tratta del solito metodo da venditori di pentole per minus habens.
Pagamenti elettronici, ecco il piano cashless del governo: dal rimborso del 10% al super cashback da 3mila euro per i primi 100mila.
da il Fatto Quotidiano:
Il progetto per incentivare gli italiani a usare il denaro elettronico sarà promosso grazie ai 3 miliardi di euro l’anno stanziati dall’esecutivo. Chi partecipa all’iniziativa beneficerà in tre modi, come spiegano fonti di Palazzo Chigi. Non sarà importante la cifra totale ma il numero delle operazioni: 50 milioni di euro saranno distribuiti in premi con la Lotteria degli scontrini
[…] Sulle norme per incentivare l’uso della moneta elettronica, Conte alla Stampa ha spiegato: “È una riforma su cui mi sono impegnato personalmente. Dal 1° dicembre è previsto un cashback, cioè un rimborso del 10% su quanto si spende, fino a una spesa massima di 3000 euro: più usi la carta e più guadagni. Ma non solo. Il famoso bonus befana, che da oggi si chiamerà super cashback, sarà di 3000 euro l’anno. Lo abbiamo ribattezzato così, perché – esattamente come il cashback – sarà rimborsato ogni sei mesi. I 100mila cittadini che useranno maggiormente la carta – cioè faranno più transazioni a prescindere dalla cifra spesa – avranno un rimborso di 3000 euro l’anno. Inoltre, ci saranno fino a 50 milioni di euro in palio con la lotteria degli scontrini, solo per chi usa la moneta elettronica”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/…/pagament…/5943179/…
Ci tengo a ricordare che la spinta verso il cashless era preesistente al virus ed è una delle riforme necessarie per giungere all’automazione di alcuni processi produttivi (qualcuno avrà già notato che all’interno di alcune catene sono comparsi dei totem e sono spariti i cassieri) e per includere i consumatori digitalmente analfabeti nel mercato degli acquisti digitali.
L’altro giorno ero alla stazione Termini.
Ho preso un cappuccino e cornetto presso un bar facente capo ad un noto panificio romano.
Mi casca l’occhio su uno strano totem denominato Kiosk con tanto di pos agganciato. Lo slogan impresso sulla struttura recitava più o meno così: ordina tramite l’applicazione riceverai un 10% di sconto.
Il succo è semplice: tu ti senti veloce di cervello e cool, mentre io posso continuare a non tenere una persona alla cassa e a far trottare il commesso del bancone tra l’una e l’altra postazione.
Mi sembra del tutto evidente che l’abolizione del contante (che il marketing dei governi vorrebbe finalizzata alla lotta all’evasione fiscale) sia in realtà perfettamente funzionale all’automazione e quindi alla progressiva riduzione della forza lavoro.
Anche questo processo credo sia funzionale al contenimento dell’inflazione attraverso la riduzione dei costi nel cosiddetto “capitale umano”.
Le linee guida per i governi nel prossimo futuro, saranno quelle di ridurre progressivamente la libera impresa e di trasformare i precari (già di per se ridotti in condizioni di semi schiavitù) in soggetti completamente dipendenti dallo Stato per mezzo del reddito cittadinanza, che probabilmente verrà in futuro subordinato ad un sistema di cittadinanza a punti.
Dal punto di vista macroeconomico gli stati vassalli saranno ulteriormente deindustrializzati e deprivati del tessuto di piccole e medie imprese, fagocitate dai monopoli quali Amazon e Starbucks oppure strangolate dai vincoli legati all’emergenza.
In questo modo ad essere ridotti in condizioni di servaggio non saranno solo i cittadini ma interi Stati, che non avendo più un tessuto produttivo saranno trasformati in colossali drogati, completamente dipendenti dal metadone delle sovrastrutture economiche.
Il governo mondiale si avvicina a rapidi passi.
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foto d’apertura: è una scena ripetuta molte volte nel famoso cartoons Willie Coyote. Trascinato dall’inseguimento del suo nemico giurato, il coyote compie quasi sempre una brusca svolta nella strada, correndo oltre il bordo della scogliera… Ma bip-bip sa della curva e del burrone