Fonte:CulturaCattolica.it
Di fronte alla grave situazione del mondo contemporaneo (che ha fatto dire al Ministro Minniti di avere «temuto per la tenuta democratica Paese») e alle esternazioni di Vittadini al Meeting di Rimini a proposito della educazione, ci pare opportuna questa serie di considerazioni di Mons. Luigi Negri che aprono a una riflessione sulla responsabilità dei credenti nell’ora attuale
Dopo il Meeting di Rimini io ho sollevato il problema della educazione nella concezione tradizionale cattolica, come don Giussani l’aveva insegnata a me ed a moltissimi altri amici, da 50 anni a questa parte. L’educazione è il fulcro della vita umana: se non esistono le condizioni per le quali questa educazione possa essere perseguita con autentica libertà e responsabilità, si celano nelle radici della società quelle istanze negative che sostanzialmente tendono ad eliminare la possibilità stessa della democrazia, perché la democrazia è un responsabile dialogo e collaborazione fra uomini che hanno entità diverse, ma hanno maturato una coscienza sistematica e critica della loro identità.
L’ho fatto, come mi è stato autorevolissimamente e gratamente sottolineato, per difendere la verità e per spendere un’altra parola di gratitudine verso il grande maestro di fede e di vita, che è stato, per generazioni intere, monsignor Giussani.
Si è determinata una polemica, un dibattito, dal quale, ad un certo punto mi sono sottratto perché non era mio intendimento suscitare dibattiti, ma solo difendere la libertà; però man mano che si precisavano le diverse posizioni, sono stato negativamente colpito da una considerazione: coloro che si erano sentiti particolarmente messi in crisi dai miei interventi, rispondendo, hanno mostrato una concezione della Chiesa sostanzialmente laicista: una Chiesa che sui problemi sostanziali della persona, della vita e della società ha quasi sempre sbagliato.
Si è affermato che non ha sbagliato quando ha collaborato con altri, quando ha partecipato al Risorgimento, quando ha partecipato alla lotta antifascista; ed io mi sono chiesto e mi chiedo – e alla fine della polemica sono molto più preoccupato che all’inizio – ma che concezione di Chiesa è diffusa nella realtà, nel mondo cattolico, addirittura nei Movimenti che si sono sempre detti impegnati ?! Una concezione della Chiesa così meschina che mi fa chiedere se abbia ancora senso dirsi Cristiani, se abbia ancora senso appartenere alla Chiesa, se poi si afferma che gli altri non cristiani sono tutti così più intelligenti e più avanti di noi…
Quello che avevo intuito diversi anni fa, si è verificato in maniera esponenziale: la coscienza della Chiesa, la coscienza della fede che tanti cristiani hanno, non ha più alcun riferimento alla tradizione cattolica.
E su questo tutti dovremmo pensare, ma soprattutto coloro che nella vita della Chiesa hanno la responsabilità inderogabile dell’educazione; perché lasciare il popolo cristiano privo di educazione o non sufficientemente preparato a livello di educazione, significa far nascere un popolo che, avendo una consapevolezza insufficiente di identità, non ha pressoché nessun impeto missionario e nessuna capacità dialogica.
Ma, mentre si svolgevano questi confronti, mi è sovvenuta un’altra osservazione: questa demagogia dell’accoglienza incondizionata, senza se e senza ma, data poi da decisioni di carattere politico – istituzionale, come lo IUS SOLI che sono cosi evidentemente ideologizzati; questa accettazione incondizionata non prende assolutamente in considerazione le condizioni della vita e della società di questo nostro paese
Questa massa di flussi, se non viene adeguatamente ordinata, regolarizzata, rischia di avere una forza potenziale di distruzione della vita, della struttura stessa della democrazia del nostro paese.
Mi ha colpito in modo molto positivo l’intervento del nuovo ministro degli Interni italiano, l’onorevole Marco Minniti, che ha avuto il coraggio di dire quello che le persone più intelligenti ed avvedute non possono non condividere: senza regolarizzare i flussi e senza realizzare un tipo di progressiva ed impegnativa integrazione di coloro che accettano, che desiderano essere integrati, il paese è a rischio di una sua possibile distruzione a livello delle strutture democratiche fondamentali; come è già avvenuto nel cuore dell’Europa, perché l’Europa è stata dissestata da una serie di attentati che sono incredibili, basterebbe ricordare, riproporseli in un colpo d’occhio : la gente dei cosiddetti integrati di seconda generazione si sono integrati, ma l’esito di questa integrazione è stato un lavoro sistematico e puntuale, assolutamente terribile, per distruggere i fondamenti di quella società che li aveva integrati in modo dissennato.
Io faccio fatica a capire come mai queste verità – che peraltro io ho cominciato a dire agli inizi di questa crisi (quindi più di 4 anni fa) che sono fondamentalmente condivise da moltissime persone, da moltissime istanze, vengono omesse, vengono sottaciute, per una sorta di adulazione, o meglio, di debolezza, nei confronti dell’interlocutore islamico che nella, sua generalità, non ha nessuna voglia di integrarsi, non ha nessuna voglia di dialogare con chi è diverso da sé, perché secondo non l’islam radicale ma secondo l’Islam normale, chi non appartiene alla professione di fede e di vita islamica, essendo infedele deve subire le conseguenze della sua infedeltà.
Ma, per concludere questo tentativo di riflessione a largo respiro che ho potuto fare, cosa dobbiamo, fare noi, Cristiani, cosa dobbiamo chiedere a Cristo? Ci aiuti ad essere più consapevoli della nostra fede, della nostra identità di fede, desiderosi di annunziare al mondo che Lui solo è l’unico Salvatore dell’uomo e del mondo.
Sono stati fatti dei discorsi seri, anche nel mondo cattolico, sul problema dei flussi degli extracomunitari e della loro possibile ed eventuale integrazione; ma ci si è semplicemente limitati – tutti, se non quasi tutti – all’aspetto della accoglienza, senza ricordare che anche questi uomini che vengono dalle condizioni più diverse, dalle situazioni più diverse, (alcuni fuggono dalle ingiustizie, altri fuggono solo per trovare legittimamente un tenore di vita più grande) tutti questi avrebbero bisogno di una adeguata evangelizzazione, di essere investiti dall’annunzio di Gesù Cristo.
È tremendo, il mondo cattolico sembra soprattutto preoccupato di corrispondere alle esigenze materiali, psicologiche, affettive: certamente sono problemi reali, ma non possono essere posti prima del grande dovere che i Cristiani hanno di annunziare Cristo e trarre da questo annuncio tutte le conseguenze, anche quelle culturali, economiche, politiche e sociali.
+ Mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio