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Nel primo articolo della rivista European House of Cards, Desmond Lachman critica le soluzioni finora ipotizzate per ridurre l’enorme surplus tedesco di partite correnti. Il suo suggerimento è che questo eccesso di surplus venga trattato in maniera uguale e opposta agli eccessi di deficit: apprezzamento della moneta, politica fiscale fortemente espansiva. Purtroppo queste soluzioni restano impraticabili finché la Germania rimane nell’eurozona.
Di Desmond Lachman
Sembra che negli Stati Uniti sia iniziato un dibattito molto opportuno su che cosa si debba fare a proposito dell’enorme surplus di partite correnti della Germania.
Tuttavia, è un vero peccato che in questo dibattito venga prestata così scarsa attenzione al vantaggio gratuito che continua a essere per la Germania il suo aggancio a un euro debole. Il fatto è che – senza un drastico cambiamento nella politica del tasso di cambio tedesca – si può facilmente prevedere che il surplus in futuro non potrà che diventare ancora maggiore.
Che la Germania stia registrando uno squilibrio esterno talmente grande da essere preoccupante non è in discussione. Secondo i più recenti dati, sembra che la Germania abbia accumulato nel 2016 un surplus di più di 300 miliardi di dollari, ossia circa il 9% del suo PIL, il che equivale a uno squilibrio più che doppio rispetto a quello della Cina. Ciò che rende questo surplus ancora più problematico è il fatto che si produca in un momento in cui la Germania è in un periodo del ciclo economico in cui ha una posizione molto più forte rispetto ai suoi partner europei.
Se la Germania dovesse mantenere un avanzo delle partite correnti massiccio come quello attuale, danneggerebbe sia l’economia globale sia quella dei suoi partner europei. Dal punto di vista globale, in un momento di insufficiente domanda aggregata globale, l’ampio surplus di partite correnti della Germania comporterebbe una perdita di domanda aggregata per il resto del mondo. Analogamente, dal punto di vista europeo, in un momento in cui viene richiesto ai paesi della periferia europea di riequilibrare la propria economia, il persistere di un ampio surplus tedesco renderebbe il riequilibrio ancora più difficile.
Mentre gli analisti USA stanno ora focalizzando la loro attenzione sugli ampi squilibri esterni della Germania, come ha fatto il Tesoro USA nell’ultimo rapporto valutario al Congresso, le soluzioni che propongono per rimediare allo squilibrio sono a dir poco parziali. Per esempio, Greg Ip del Wall Street Journal propone che il problema possa essere risolto ottenendo che la Germania in qualche modo provochi un aumento del livello dei propri salari interni. La proposta si basa sulla considerazione che gli squilibri della Germania hanno origine da un eccesso di risparmio del settore privato. Da parte sua Brad Setser, del Consiglio delle Relazioni Estere, propone che il governo tedesco approfitti degli attuali tassi di interesse molto bassi per finanziare un forte impulso della spesa in infrastrutture.
La verità è che l’entità stessa dello squilibrio esterno tedesco rende necessario un approccio più ampio, se si vuole fare in modo di ridurlo sostanzialmente.
In effetti, allo stesso modo in cui il Fondo Monetario Internazionale prescrive una strategia ampia a un Paese che debba ridurre un grande deficit di partite correnti, lo stesso approccio ampio, anche se in senso contrario, dovrebbe essere prescritto a un Paese con un grandissimo surplus di partite correnti.
Per un approccio di questo tipo, sarebbero necessari due elementi-chiave. Il primo, sarebbe richiedere un sostanziale apprezzamento della moneta con cui devono misurarsi gli importatori ed esportatori tedeschi. Un simile apprezzamento sarebbe necessario sia per distogliere le risorse dal settore tedesco “tradable” (per la definizione si veda qui NdVdE) sia per ridurre il risparmio nazionale grazie all’aumento di fatto del livello dei salari reali tedeschi, con l’abbassamento dei prezzi delle importazioni. Il secondo elemento sarebbe ammorbidire significativamente la politica fiscale interna tedesca, per dare impulso alla domanda interna e compensare così la riduzione del contributo del settore estero all’economia nazionale.
Purtroppo, finché la Germania rimane ancorata all’euro, sembra molto improbabile che possa avere una moneta più forte nel prossimo futuro.
In realtà, dal momento che le politiche monetarie statunitensi ed europee sono ormai fuori sincrono e con l’economia europea che ancora arranca, c’è un’ottima probabilità che l’euro continui a deprezzarsi. Se ciò dovesse succedere, sarebbe facilmente prevedibile che lo squilibrio esterno della Germania aumenti ulteriormente.
Sembra che l’unico modo in cui la Germania possa avere una moneta nettamente rivalutata sia che esca dall’euro. Ovviamente, questo sviluppo rappresenterebbe un cambiamento radicale rispetto alle politiche attuali. Tuttavia, se questa decisione non verrà presa, il mondo dovrà abituarsi a un ingente squilibrio esterno tedesco che continua a durare nel tempo, mentre la periferia europea dovrà prepararsi a una sofferenza prolungata per ridurre i suoi squilibri economici.
Desmond Lachman è ricercatore all’ American Enterprise Institute.
In precedenza è stato vice direttore del Dipartimento di Sviluppo e Controllo delle Politiche presso il Fondo Monetario Internazionale e il principale stratega per le economie dei mercati emergenti presso Salomon Smith Barney.
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