Elon Musk non risparmia critiche a Zelensky, definendolo su X (precedentemente Twitter) il “campione assoluto” di quella che è stata definita da un utente come “una delle più grandi appropriazioni indebite della storia americana”.
Il commento tagliente di Musk arriva subito dopo l’annuncio del presidente Joe Biden di un ulteriore aiuto militare da 2,5 miliardi di dollari a Kiev, proprio mentre il mandato di Biden volge al termine.
Le perplessità di Musk non sono fuori contesto. Dal 2022, con l’inizio del conflitto, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno trasferito oltre 300 miliardi di dollari all’Ucraina. Quest’ultimo pacchetto, derivato dalle riserve del Pentagono grazie alla Presidential Drawdown Authority, comprende armi avanzate, munizioni e veicoli blindati. Il messaggio sembra chiaro: continuare a erogare fondi senza mettere in discussione nulla. Anche il senatore dello Utah, Mike Lee, ha definito l’intera operazione una forma di “riciclaggio di denaro”, mentre richieste sempre più insistenti di maggiore trasparenza emergono da entrambi gli schieramenti politici.
La critica di Musk, però, va oltre i numeri. Da tempo punta il dito contro l’apparente spinta verso la guerra dei leader di Washington, citando figure come Victoria Nuland, indicata come una delle principali promotrici del conflitto. Secondo Musk, l’Ucraina è stata ridotta a una pedina degli Stati Uniti, che prosciuga risorse umane e territoriali a beneficio del complesso militare-industriale. Inoltre, il miliardario sottolinea la necessità di una “contabilità corretta” e di un piano concreto per la pace, che tuttavia sembra mancare. Zelensky, invece, continua a chiedere aiuti con insistenza, mentre l’élite americana sembra più che disposta ad accontentarlo.
Chi paga il prezzo di tutto questo? Sicuramente non chi trae profitto dalle armi e dai giochi di potere. A subire le conseguenze è il popolo ucraino, costretto a vivere tra blackout, distruzione e incertezza, mentre il suo leader si erge a paladino dell'”indipendenza” davanti al mondo. Nel frattempo, i colossi della difesa e i loro intermediari vedono crescere i profitti, mentre le risorse del Pentagono si riducono e gli americani comuni affrontano il deterioramento delle proprie infrastrutture.
La contraddizione è evidente: Zelensky, che aveva promesso di costruire un governo trasparente e libero dalla corruzione, sovrintende ora a un apparato bellico opaco e poco affidabile. Sfruttando sapientemente appelli emotivi, è riuscito a convincere Washington a finanziare senza sosta le sue richieste, senza però garantire la trasparenza che i contribuenti americani si aspettano.
Elon Musk non usa mezzi termini: “Non è possibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”. La sua richiesta di negoziati al posto di un’ulteriore escalation ha suscitato reazioni contrastanti, ma trova eco tra un numero crescente di americani stanchi di finanziare un conflitto che sembra senza fine. Con il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, e la promessa di porre fine al conflitto rapidamente, il piano di Zelensky potrebbe avvicinarsi al suo epilogo.
Il giudizio di Musk, in fondo, va oltre la figura di Zelensky o le decisioni di Biden. Svela un sistema dove l’élite prospera grazie alla guerra perpetua, lasciando che il resto del mondo ne sopporti le conseguenze.