Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan insofferente per quello che considera il proprio protettorato in Idlib, minaccia di passare alle armi se Damasco non ritirerà le proprie forze entro il mese di febbraio. Lo ha affermato mercoledì in una riunione della fazione parlamentare del partito di giustizia e sviluppo ad Ankara (Anadolu). Se così non avverrà, il presidente turco ha avvisato che riconsidererà tutta la politica in Idlib ed in Siria.
La Russia ha sempre risposto alle accuse di Ankara sul non rispetto degli accordi di Sochi ed Astana accusando la Turchia di non aver mai disarmato il gruppo terrorista di matrice jihadista Tharir al Sham (ex-al Nsura). Quest’ultimo, ininterrottamente, ha compiuto continui attacchi sulle posizioni dell’esercito siriano e sulle città di Hama ed Aleppo, disseminando morte e distruzione tra militari e civili. La contiguità tra la Turchia ed i terroristi è cosa stra-nota. Tra l’altro i media russi, proprio in questi giorni, hanno diffuso le confessioni dei militanti catturati secondo cui i turchi stanno collaborando con Jabhat al-Nusra, la maggiore fazione di Tharir al Sham (al Qaeda in Siria).
Un paese non può rinunciare alla sua sicurezza ed alla sua integrità territoriale. Le forze armate siriane stanno adempiendo a questo compito costituzionale. In questo momento l’esercito siriano si trova a 5 km da Idlib ed ha come obiettivo primario la ripresa dell’autostrada M5 che collega il sud del paese con Aleppo (principale sito industriale del paese), indispensabile per un miglioramento della situazione economica e per la sicurezza del paese.
Il prezzo di questa offensiva è molto ingente e questo è un altro punto per cui non si potrà ripetere, ritirandosi dalle posizioni attuali. Inoltre, è difficile credere che anche la Russia sarà disposta ad accettare una simile soluzione dopo tutti gli sforzi fatti per la riconquista di questo territorio amministrato da al Qaeda.
Ciò è stato detto direttamente in queste ore dal ministro degli esteri siriano:
Erdogan protegge i gruppi terroristici, che sono i suoi strumenti e fornisce loro vari tipi di supporto
Questa è una cosa che sanno tutti, ma i russi hanno bisogno della Turchia perché è l’unica che si è prestata – per interesse – a distaccarsi dalla coalizione degli stati dei ‘volenterosi’ che ancora infliggono sanzioni contro la Siria.
Nello stesso tempo Mosca non può accondiscendere fino a permettere che Idlib sia detenuta da terroristi a tempo indeterminato. Le proprie basi aeree e navali a Latakia e Tartus devono essere pienamente sicure, avendo il compito primario di contrapporsi alla continua minaccia globale della Nato (e la Nato favorisce gli attacchi in corso dei droni sulla base aerea russa di Hmemim).
Ma le ragioni delle minacce di Erdogan vanno oltre le sue aspirazioni territoriali. Ciò che Erdogan teme innanzitutto è un esodo in massa in Turchia, in caso che l’esercito siriano proseguisse verso Idlib, fino alla completa riconquista. Il problema per Erdogan oltre – alle aspirazioni territoriali accennate – è che ci sono già troppi rifugiati e quelli che verranno creeranno disordini. Ciò vuol dire che Erdogan avrà a causa del problema dei rifugiati un forte contraccolpo negativo.
Il numero di sfollati interni fuggiti da Idlib nelle aree controllate dalla Siria in Turchia e al confine turco è vicino a un milione di persone. Nessuno ha il diritto di gravare su Ankara con un tale onere
( Erdogan)
E questo è il terzo punto. I partiti di opposizione incolpano il partito di Erdogan l’AKP per i rifugiati USA, UE, Erdogan e alcuni paesi del Golfo che hanno cercato di mettere in atto un ”regime change” ora è andato tutto in tilt e Turchia, Libano e Giordania ne pagano le conseguenze. Il capo del partito Rodina, Dogu Perincek, ha invitato la leadership del paese a impegnarsi nell’instaurazione di un dialogo con Damasco.
Al fine di eliminare le organizzazioni terroristiche in Siria e garantire l’integrità territoriale del nostro vicino, la cooperazione dovrebbe iniziare tra i nostri stati in tutte le aree. La creazione di un centro di comando comune sarà il passo più importante in questa cooperazione
Perinchek è dell’avviso che la Turchia dovrebbe aiutare la RAS, insieme alla Federazione Russa e all’Iran, a rafforzare l’integrità territoriale e sbarazzarsi dei militanti. Perinchek ha sottolineato che l’attuale situazione nell’arena politica obbliga Ankara e Damasco a condurre un dialogo (cit. Politexpert).
Questa ovviamente sarebbe la linea più ragionevole ma non è la linea attualmente perseguita da Erdogan, impantanato nello stesso pantano che lui stesso ha creato.
Da parte sua intanto cosa fa l’Europa? Si direbbe nulla se non peggiorare la situazione: la Francia non ha trovato di meglio che mandare la sua unica portaerei sulle coste della Siria a distanza di attacco, ufficialmente per proteggere i propri soldati dall’ISIS. Resterà fino ad aprile al largo delle coste siriane.
Intanto su richiesta del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Francia, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite intende organizzare una riunione di emergenza giovedì in relazione alla situazione nella Siria nordoccidentale.
@vietatoparlare