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Dalla rassegna stampa di Eurointelligence la copertura del convegno “The Italian Public Debt in the Eurozone“ organizzato dal Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati con la presenza di importanti esponenti del mondo economico e finanziario europeo, tra cui lo stesso direttore di Eurointelligence Wolfgang Munchau, oltre ad Alberto Bagnai e Brigitte Granville che hanno presentato lo studio di cui si parla nell’articolo. Come sempre, Munchau spera in un mutamento dell’orientamento politico della Germania che renda l’euro sostenibile, paventando i costi (soprattutto per il sistema finanziario europeo) di un Italexit. Quello che viene sottolineato come veramente importante da Eurointelligence è comunque la grande rilevanza politica dell’evento, la serietà del dibattito e soprattutto il fatto che si discuta ormai apertamente dell’insostenibilità dell’eurozona, tema che solo poco tempo fa era considerato un tabù.
Eurointelligence, 4 luglio 2017
Il Movimento Cinque Stelle ha organizzato al parlamento italiano una conferenza che ha avuto grande risalto, sul futuro del debito italiano nell’area dell’euro;
Luigi di Maio, leader del gruppo parlamentare del M5S, è sembrato prendere le distanze dallo scenario dell’euro exit, dimostrando però interesse per soluzioni alternative, come i sistemi di valuta parallela e i meccanismi di default;
Un esponente di Eurointelligence ha sottolineato che l’uscita dall’euro fa parte di quel genere di cose che o sono fatte all’improvviso e in maniera decisa – o non devono essere fatte;
La grande rilevanza pubblica di questa discussione segna un’importante svolta in Italia, dove, fino a poco tempo fa, questo argomento era considerato un tabù;
Dal nostro inviato a una importante conferenza che si è tenuta ieri a Roma, e di cui questa mattina hanno parlato i giornali italiani, sul futuro del debito pubblico italiano. Il convegno è stato organizzato alla Camera dei deputati italiana dal Movimento Cinque Stelle, e ha discusso apertamente di temi come i meccanismi di default all’interno della zona euro, i meccanismi di ristrutturazione del debito sovrano, sistemi di pagamento paralleli e, naturalmente, dell’uscita dall’euro.
L’aspetto più importante di questo dibattito è che si è svolto in pubblico – non vi è luogo più pubblico che le aule del parlamento. Gli italiani, non solo il Movimento Cinque Stelle, stanno ora discutendo apertamente di questi temi.
Uno di noi era relatore (Wolfgang Munchau, ndt), e dal palco abbiamo ribadito la nostra critica all’idea portata avanti dai cinque stelle di un referendum sull’euro. Il punto essenziale che stavamo cercando di evidenziare nel dibattito, e che ha avuto una buona copertura questa mattina nei principali quotidiani, è che l’uscita dall’euro non è una decisione da prendere alla leggera. L’annuncio di un referendum produrrebbe una crisi finanziaria e potrebbe diventare una profezia autoavverante. L’uscita dall’euro appartiene a quel genere di cose che, citando Macbeth di Shakespeare “Se tutto fosse fatto, una volta fatto, allora sarebbe bene che fosse fatto presto “.
Quello che ci ha colpito in questo evento è stato il suo grande peso politico. Luigi di Maio, il probabile candidato primo ministro dei cinque stelle, è sembrato prendere le distanze dall’uscita dall’euro. Ha partecipato a tutta la maratona di 12 ore di discussione. Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno fatto brevi apparizioni. È risultato molto chiaro che il Movimento Cinque Stelle sta affrontando con spirito battagliero l’argomento del futuro dell’Italia nella zona euro, che probabilmente diventerà un tema importante della campagna elettorale. E questo solleva anche delle domande, come hanno osservato alcuni commentatori italiani questa mattina, sulle possibili scelte di coalizione del partito, se adotterà una posizione più sfumata sull’euro.
È stato dato molto spazio al dibattito sui certificati di credito fiscale – dei buoni emessi dallo Stato e che possono essere utilizzati per il pagamento delle imposte. Ricordiamo che Yanis Varoufakis ha lavorato su uno schema simile per la Grecia e uno dei suoi consulenti di allora ha fornito alcuni dettagli su come tale sistema possa essere messo in funzione, e sul perché in Grecia non ha funzionato. La risposta è stata che richiede un livello straordinario di preparazione tecnica e logistica, che è al di fuori della portata delle competenze realmente disponibili per la maggior parte dei governi.
Conferenze come queste non raggiungono mai un consenso, ma sollevano domande. Una delle domande sui certificati di credito fiscale è se siano sostenibili o siano semplicemente uno strumento transitorio. È solo uno strumento attraverso il quale un paese effettua la transizione verso una nuova valuta, o semplicemente una misura di liquidità a breve termine, o può funzionare come una forma di moneta complementare?
Un’altra discussione che ci ha colpito è stato un lavoro di Alberto Bagnai e Brigitte Granville, che hanno fatto una simulazione stocastica sui costi dell’uscita dall’euro. Hanno osservato che ci sarebbe un costo iniziale, ma che la forte crescita anticiclica innescherebbe presto una ripresa. Il problema di questa simulazione è che non tiene sufficientemente conto degli shock finanziari multipli probabilmente dominanti durante tale fase. L’uscita dall’euro causerebbe danni importanti al sistema finanziario, sia dell’Italia che della zona euro. Gli autori hanno considerato una variabile che include una crisi bancaria, ma non pensiamo che questo tenga conto dell’armageddon finanziario cui probabilmente potremmo assistere dopo un’uscita italiana dall’euro.
E infine, abbiamo notato la relazione di Heiner Flassbeck, che è stato consulente del Ministero delle Finanze tedesco e dell’Unctad, il quale ha osservato che non può esistere una soluzione alla persistente crisi della zona euro che non insista per un aggiustamento simmetrico nell’eurozona. Egli sostiene la strategia che l’Italia dovrebbe minacciare in maniera credibile di uscire dall’euro per forzare un mutamento nell’orientamento politico della Germania.