Facebook censura contenuti cristiani e segnala come “fake news” i post su Gesù

Facebook è una delle piattaforme più utilizzate al mondo e, come tale, riveste un ruolo cruciale nel modo in cui le persone comunicano e condividono informazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, sono emerse preoccupazioni riguardo alla censura dei contenuti su questa piattaforma, in particolare per quanto riguarda i contenuti cristiani (qui ad esempio la segnalazione del Washington Times)

Facebook censura contenuti cristiani: un attacco alla libertà di espressione?

Negli ultimi anni, i cristiani hanno segnalato ripetutamente che Facebook censura i loro contenuti (anche sulla questione gender o aborto e su temi la cui valutazione di fede è in un certo senso ‘obbligata’). Ciò riguarda tanto la pubblicazione di post come l’organizzazione di eventi,  la creazione di gruppi o addirittura la citazione di versi della Bibbia (https://www.snopes.com/fact-check/facebook-bible-verse-sensitive-content/). In alcuni casi, i cristiani hanno addirittura visto il loro account bloccato o rimosso senza alcuna giustificazione (qui ad esempio un caso in cui viene censurata una citazione di Sant’Agostino: https://lanuovabq.it/it/chissa-perche-facebook-censura-santagostino).

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Sebbene Facebook abbia dei regolamenti sulla pubblicazione di contenuti, la censura di contenuti cristiani sembra essere sproporzionata rispetto alla pubblicazione di contenuti offensivi o inappropriati da parte di altri utenti. Ciò solleva preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e alla capacità degli individui di esprimere le proprie opinioni e credenze religiose.

Facebook segnala come “fake news” i post su Gesù: quali sono le conseguenze per i cristiani?

Inoltre, Facebook ha anche segnalato come “fake news” alcuni post riguardanti Gesù. Ad esempio, alcuni video che cercano di dimostrare la verità della risurrezione di Gesù sono stati segnalati come “fake news”. Questo ha creato sconcerto tra i cristiani poiché la risurrezione di Gesù è il fondamento della loro fede.

Ciò ha portato a un ulteriore sospetto tra i cristiani nei confronti di Facebook e delle sue politiche. La segnalazione di post legittimi come “fake news” può influenzare la percezione pubblica di tali contenuti, creando confusione e sospetto nei confronti dei cristiani e della loro fede.

In conclusione, la censura di contenuti cristiani e la segnalazione di post legittimi come “fake news” riguardanti Gesù sollevano preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e al rispetto delle opinioni religiose. Molti cristiani vedono queste politiche come un attacco alla loro fede e alla loro capacità di condividere la verità del loro credo con gli altri. Ciò solleva la questione di come promuovere la libertà di espressione e il rispetto per le opinioni religiose in un mondo sempre più digitale.

Il blog di Sabino Paciolla in proposito segnala un caso emblematico (vedi qui):

Facebook ha annunciato che non permetterà più la pubblicazione di contenuti cristiani sulla piattaforma e ha iniziato ad aggiungere un’etichetta di avvertimento “fake news” ai post su Gesù Cristo.
Secondo il giornalista di Blaze Billy Hallowell, quando è andato a testare le nuove regole si è visto recapitare da Facebook un avviso di “discorso d’odio”.
Hallowell, cristiano, ha cercato di esercitare la sua libertà religiosa pubblicando il seguente messaggio sulla sua pagina Facebook: “Gesù è morto perché tu potessi vivere”.
Tuttavia, nonostante il suo post riflettesse uno dei principi fondamentali del cristianesimo, è stato cancellato da Facebook ed è stato accusato di diffondere “discorsi d’odio”.

Quando Hallowell ha tentato di appellarsi a Facebook, quest’ultimo ha risposto confermando che il cristianesimo e Gesù ora vanno contro le linee guida della comunità:

fine citazione

Io stesso, ho avuto più volte modo di registrare questo sistema su varie piattaforme. Proprio oggi – anche se nulla ha ache fare con i pregiudizi sui cristiani – ho sperimentato ancora cosa vuol dire cadere sotto la scure della censura. In questo caso mi è arrivata la segnalazione dalla piattaforma ‘blogger’ che, censura ogni riferimento alla violenza, anche se si tratta di cronaca. Ecco il testo: ”

Ciao, come forse già saprai, le nostre Norme della community
(https://blogger.com/go/contentpolicy) descrivono i limiti di ciò che
consentiamo, e non consentiamo, su Blogger. Abbiamo ricevuto una richiesta
di revisione per il tuo post intitolato “Siria, Palmira: lo Stato islamico
giustizia 12 persone, quattro per decapitazione “. Abbiamo stabilito che
viola le nostre norme e abbiamo eliminato il post, in precedenza
all’indirizzo
http://www.lplnews24.it/2017/01/siria-palmira-lo-stato-islamico.html.

Perché il tuo post del blog è stato rimosso?
I tuoi contenuti hanno violato le nostre norme relative alla violenza.
Per ulteriori informazioni, visita il link in questa email alla nostra
pagina delle Norme della community.”. ( In questo caso si trattava di un mio articolo sul giornale online LPLNews 24 in cui sono stato redattore). È incredibile… insomma “mettersi in fila” (In questo caso Blogger ha eliminato materiale di cronaca che sarebbe stato utile agli utenti per ricerche pregresse su internet).
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