C’era una volta una famiglia di topolini che viveva in una bella casetta nel bosco. Un giorno qualcuno bussò alla porta. Era una ragazzina con la faccina rotondetta e le trecce, e disse: “Attenti topolini! Sta arrivando un temporale e la vostra casetta sarà sommersa dall’acqua e spazzata via! Dovete abbandonare subito la casetta, se no finirete male!”.
I topolini ebbero una paura fortissima e chiesero: “Ma tu chi sei, bambina?”
“Io sono solo una bambina con la faccina rotondetta e le trecce, ma so che sta per arrivare il temporale. Dovete credermi! Lasciate subito la casetta. Fuggite!”.
I topolini, pur impauriti, cercarono di resistere e non abbandonarono la casetta. “Magari – dissero – la bambina si è sbagliata. Aspettiamo”.
Del temporale, in effetti, non c’era traccia. Ma ecco che la bambina tornò e di nuovo disse: “Topolini, abbandonate la casetta! Sta per arrivare il temporale!”.
“Ma noi non vediamo nessun temporale all’orizzonte…”
“Oh, voi non lo vedete, ma di certo arriverà! Nel cielo già qualcosa si muove. Le cose si mettono molto male. Bisogna correre ai ripari e in fretta! Abbandonate la vostra casetta, subito!”.
I topolini guardarono il cielo, videro che non c’era traccia di temporale e rimasero nella casetta.
Allora la bambina con la faccina rotondetta e le trecce ritornò e, con lo sguardo sempre più torvo, gridò: “Sciocchi topolini, non capite che sta per arrivare il temporale? Abbandonate la casetta o sarete spazzati via! Dovete credermi! Muovetevi!”.
I topolini chiesero alle altre famiglie di topolini e vennero a sapere che la bambina era stata anche da loro e a tutti aveva messo una gran paura e rivolto lo stesso comando. Inoltre aveva ordinato che tutti i topolini si riunissero in corteo e andassero in giro per il bosco, per annunciare il pericolo del temporale. Dovevano fare, aveva detto la bambina, una manifestazione.
I topolini non sapevano che cosa volesse dire fare una manifestazione, ma avevano una gran paura e allora andarono in giro per il bosco gridando “No al temporale! No al temporale!”.
Dopo che ebbero fatto la grande manifestazione i topolini si sentirono stanchissimi. Non avevano lavorato, non erano andati a scuola, ma avevano camminato tanto. A quel punto smisero di pensare con la loro testa e decisero di abbandonare la casette. Obbedendo alla bambina, si misero quindi al servizio del re del bosco, che subito li trattò come schiavi e li fece dormire in una misera capanna e gli diede pochissimo da mangiare.
I topolini, pensando alle casette che avevano abbandonato e alle loro belle cucine piene di cose buone da mangiare, erano tristissimi, ma la bambina con la faccina rotondetta e le trecce diceva: “Non siate tristi, l’ho fatto per il vostro bene. Il temporale verrà e voi sarete in salvo”.
Passarono alcuni giorni ed ecco che il re del bosco mandò i suoi soldati a bussare alle casette dei topolini. Quando videro che erano vuote, i soldati se ne impossessarono in nome del re, presero tutte le cose buone da mangiare e le portarono alla reggia.
“Ah! Ah! Stupidi topolini!” se la rideva il re del bosco mentre i suoi soldati gli portavano tante cose buone rubate dalle casette. “Hanno creduto alla storia del temporale! Ah! Ah! Ah!”
Allora la bambina, con le trecce che tremavano per la rabbia e la faccina rotondetta che era diventata tutta rossa, si rivolse al re dicendo: “Ma tu mi avevi detto che il temporale stava per arrivare e io ci ho creduto e ho mandato via i topolini!”.
“Ah! Ah! Ah! Sciocca bambina” esclamò il re con la bocca piena di buon cibo rubato ai topolini. Poi chiamò i soldati e ordinò loro: “Guardie, prendete la bambina e portatela via! Non mi serve più!”.
Fu così che la bimba con la faccina rotondetta e le trecce si ritrovò in una capanna, anche lei prigioniera. E ogni giorno guardava il cielo, perché dentro di lei era sicura che il temporale sarebbe arrivato davvero. Ma il temporale non arrivò.
“Bambina sciocca!” le gridarono i topolini. “Per colpa tua non siamo andati a lavorare, non siamo andati a scuola e abbiamo perso tutto: la nostra casetta, la nostra cucina, la nostra libertà! Ti abbiamo creduto ed ecco come siamo finiti! Schiavi del re del bosco”.
Ma la bambina a quel punto non ascoltava e non faceva altro che lisciarsi le trecce.
Morale della favola: topolini, prima di credere a una bambina con la faccina rotondetta e le trecce, pensateci bene!
Aldo Maria Valli