Firma riforma MES senza mandato parlamentare: possibile infedeltà in affari di Stato del ministro Gualtieri

Il giornale la Verità in un articolo di Sergio Giraldo del13 giugno 2023 ha evidenziato una vicenda che altrimenti sarebbe passata in sordina: il ministro dell’economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, durante una trasmissione televisiva, ha dichiarato di aver firmato la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) senza il mandato parlamentare per farlo.

Questo atto ha causato un grande dibattito politico, con il senatore della Lega, Claudio Borghi, che ha suggerito l’applicazione dell’articolo 264 del Codice Penale, l’infedeltà in affari di Stato. Questo reato contempla che chiunque incaricato dal governo italiano di trattare affari di Stato all’estero, e si rende infedele al mandato assegnato, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.

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La situazione ha avuto origine con la mozione del 19 giugno 2019, in cui il Parlamento aveva esortato il governo a non procedere nelle trattative sulla riforma del MES. Nonostante questa mozione, all’Eurogruppo del 30 novembre 2020, il ministro Gualtieri ha sottoscritto l’accordo sulla riforma del MES. Claudio Borghi ha sostenuto che questo atto costituisce una confessione da parte del ministro, considerando il fatto che solo dopo l’Eurogruppo il governo si è rivolto al Parlamento per chiedere atti di indirizzo per la firma dell’accordo.

Claudio Borghi (Lega): “Oggi l’ex ministro gualtieri, intervistato a “Mezz’ora in più” ha ammesso di essere stato lui a “chiudere la trattativa” sulla riforma del trattato MES.
Non aveva alcun mandato per farlo e anzi, era stato esplicitamente DIFFIDATO in Parlamento
Presenterò denuncia per infedeltà in affari di Stato. Reato grave. Punito con reclusione non inferiore a cinque anni.” (Fonte: Borghi/rai – vedi qui)

Questa vicenda solleva importanti questioni sulla corretta procedura legislativa e sul ruolo del Parlamento nella gestione degli affari di Stato. La Lega ha chiesto l’avvio di un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, mentre altri partiti si sono espressi sulla necessità di rispettare le procedure democratiche. La vicenda riguardante la firma della riforma del MES da parte di Gualtieri senza mandato parlamentare solleva preoccupazioni sul rispetto dell’autorità democratica del Paese nell’ambito delle decisioni prese a livello europeo.

Questa vicenda dimostra che i processi decisionali all’interno dell’Unione Europea possono facilmente sfuggire al controllo democratico dei paesi membri, in particolare quelli meno importanti in sede europea, come l’Italia.
I rappresentanti del Movimento 5 Stelle e di Italia Viva hanno preso le difese del ministro Gualtieri, affermando che il gesto del ministro è stato giustificato dalla necessità di salvaguardare gli interessi del Paese in un momento di crisi economica. Tuttavia, la riforma del MES ha suscitato preoccupazioni anche fuori dall’Italia, in particolare per il fatto che ciò può concedere maggiori poteri alle istituzioni europee sulla gestione della crisi economica, a scapito della sovranità dei paesi membri.

Cosa prevede il nostro ordinamento?

Secondo la Costituzione italiana, il Parlamento ha il potere di esercitare il controllo sull’operato del governo e di definire gli indirizzi politici a cui devono attenersi i ministri. In particolare, l’articolo 80 della Costituzione sancisce che “Il Governo è responsabile nei confronti delle Camere per la condotta della politica generale e per il coordinamento della politica interna ed estera. La Camera dei deputati esercita la fiducia al Governo”.
Di conseguenza, quando il Parlamento esprime un impegno a cui il governo si è obbligato, il ministro dell’economia deve attenersi alle indicazioni ricevute dal Parlamento. In altre parole, non è consentito al ministro di agire autonomamente e contro la volontà espressa dal Parlamento.

Tuttavia, la prassi nei rapporti tra il Parlamento e il governo non sempre rispetta questa regola. In alcuni casi, i ministri possono sottoscrivere accordi internazionali senza aver ottenuto il mandato esplicito del Parlamento. Questo accade spesso in situazioni di emergenza o di urgenza, in cui il governo deve prendere decisioni rapide per tutelare gli interessi nazionali. Tuttavia, questo non è il caso e la sua decisione apparentemente è stata dettata dal considerare il suo credo superiore all’autorità del parlamento, il quale ha dovuto “correggere”. D’altra parte il paese veniva fuori dal periodo pandemico in cui il governo ha assunto un potere decisionale incredibile, profittando da una emergenza che ha risvolti non solo riferiti all’emergenza sanitaria, ma anche ad un utile periodo in cui ‘proficuamente ‘ ambiti come la UE hanno pensato bene di dare forte slancio alle loro ‘agende’ globaliste ed autoritarie. Quindi, diciamo che si è lasciato un po’ andare la mano…

Ma, anche in questi casi, il ministro non può agire in modo autonomo e deve comunque rispondere al Parlamento dei suoi atti. In altre parole, il ministro può decidere in via eccezionale di non attenersi all’impegno assunto dal Parlamento, ma dovrà spiegare e giustificare le sue scelte, e rispondere alle conseguenze giuridiche e politiche dei suoi atti. E’ evidente che venire a conoscenza di quanto da una trasmissione televisiva ed a mesi di distanza, non è il massimo della trasparenza e del rispetto delle regole democratiche. 
Pertanto, la vicenda della sottoscrizione dell’accordo sulla riforma del MES da parte del ministro dell’economia ha suscitato molte preoccupazioni sulla corretta procedura decisionale e sul rispetto della sovranità nazionale. L’articolo 264 del Codice Penale citato dal senatore Borghi invoca la responsabilità penale per il ministro, ma spetta alla magistratura valutare se ci sono gli estremi di reato.

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