“Gli Stati Uniti stanno cercando di ristabilire un contatto con Bashar al-Assad attraverso la mediazione di terze parti, come quella fatta dal Sultanato dell’Oman” lo riferisce Il quotidiano libanese Al-Akhbar.
Il giornale dice precisamente che :
Ci sono segnalazioni di tentativi di Washington di ristabilire i contatti con il governo siriano, presumibilmente ciò è accaduto 15 giorni fa, tramite la mediazione del Sultanato di Oman, tradizionale mediatore della crisi regionali. Il Sultanato dell’Oman ha scambiato messaggi tra Damasco e Washington, che chiede di organizzare un incontro in un paese terzo.
Il quotidiano commenta l’iniziativa come un disconoscimento degli Stati Uniti della congiura contro il presidente siriano, dopo sei anni di guerra senza senso. Tuttavia, Washington pone alcune condizioni:
Ogni incontro con i rappresentanti di Washington che si terranno nella capitale siriana Damasco non dovranno limitarsi alle sole questioni di sicurezza, ma si richiede che includano anche gli aspetti politici in divenire, essendo questi due aspetti sono interdipendenti e complementari e non possono essere affrontati separatamente.
I negoziati segreti tra Damasco e Washington rispettano la posizione attualmente prevalente in Occidente circa la necessità di preservare Bashar al-Assad come presidente della Siria per un periodo transitorio. Sotto la pressione degli Stati Uniti, anche la Francia e i sauditi sono stati costretti ad abbandonare i loro piani originari.
Anche il quotidiano del Qatar ‘Al Modon’ ha pubblicato i dettagli di un accordo segreto presumibilmente firmato tra la Siria , gli Stati Uniti, la Russia e i curdi per definire un accordo per la liberazione di Raqqa. Questa informazione è stata però successivamente smentita, ma successivamente è ricomparsa nuovamente sul quotidiano britannico The Independent .
La “fuga” di notizia riferita quotidiano libanese Al-Akhbar si si sposa con la diminuzione dell’intransigenza americana che ha portato a sbloccare la difficile situazione ad al Tanf, accettando l’iniziativa dell’esercito siriano a Deir ez-Zor, al confine con la Giordania e con la mutata posizione dei sauditi che hanno negoziato con le milizie pro- iraniane “Hezbollah” la resa da Arsal e la successiva fuoriuscita dei militanti dal confine con il Libano.
Tuttavia, è sempre da tener presente che la volontà del presidente Trump si scontra sempre più violentemente (con estrema sudditanza) con le élite degli Stati Uniti stessi, I principali media statunitensi sono nelle mani dei sostenitori della guerra in Siria e ritraggono Trump come come un traditore che ha capitolato nei confronti della Russia.
Il presidente americano sulla linea politica da tenere in Siria sta resistendo alle élite ma il team della Casa Bianca deve cercare soluzioni alternative per superare un conglomerato di società multinazionali private, che ormai da un periodo di sei anni, accendono il Medio Oriente.
A questo proposito, non è sorprendente che mentre la Casa Bianca invia certi segnali al mondo, i media americani continuino ripetutamente a distorcere tale posizione supportando le posizioni saudite.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”18″]Gli Stati Uniti fanno di nascosto ciò che andrebbe fatto alla luce del sole mentre in Europa si giura lotta al terrorismo mantenendo ancora la congiura del silenzio[/su_heading]
Anche qui da noi la prova più chiara che qualcosa proprio non funziona l’abbiamo avuta in occasione dell’attentato a Barcellona. In tale occasione tutti i TG nazionali, hanno evitato accuratamente di render conto e dettagliare sui progressi dell’esercito siriano contro ISIS e sul fatto che l’organizzazione terroristica è combattuta in prima linea non dai nostri servizi segreti o dalla coalizione Inerent Resolve bensì principalmente da Assad e dai suoi alleati. Questa grave omissione (voluta), dimostra a chiare lettere che la congiura non è finita e che il principale nemico che alimenta il terrorismo è tra noi.
Mentre scorrono sugli schermi delle TV le immagini del dopo attentato a Barcellona è impossibile non notare una cosa, i commenti degli ‘esperti che affollano i numerosi speciali redatti sull’eccidio ‘ sono monchi: sono reticenti sulle origini dell’ISIS, sulla battaglia reale in atto, sulla guerra di Siria e di Iraq, sul coinvolgimento dell’occidente con i terroristi e su chi combatte li sta combattendo . Perciò quando ascolto i leader politici che esprimono parole di solidarietà e promettono lotta contro il terrorismo, le loro parole mi infondono una paura ancora più grande della minaccia stessa rappresentata dall’ISIS.
Il resoconto onesto e leale dei fatti ci interrogherebbe e perciò cala il silenzio stampa: nessuna menzione sui nostri media dei 4 morti il 15 agosto ad Aleppo caduti sotto i razzi dei terroristi nel quartiere al Akram (altri nove civili sono rimasti feriti). Allo stesso modo è passato inosservato l’altro attentato di oggi a Damasco dove sono stati sparati missili nei pressi dell’ingresso della fiera internazionale, l’evento voleva simboleggiare il ritorno della pace e della stabilità nella regione. Il bombardamento dei cd ‘ribelli’ ha causato almeno 4 morti e 10 feriti. Questi miliziani sono gli stessi che i nostri leader hanno appoggiato per sei anni e su cui ancora oggi fanno ‘distinguo’ e non dicono ancora una parola chiara ed univoca, come se ci fossero morti di serie A e morti di serie B e come i terroristi che fanno questo genere di stragi siano – allo stesso modo – criminali se attaccano civili indifesi a casa nostra a Barcellona e combattenti per la libertà se attaccano a Damasco.
(fonti HKT, Al-Akhbar, Al Modon)