Forti tensioni in Transnistria, che chiede aiuto a Mosca

La Transnistria, politicamente allineata a Mosca e caratterizzata da una diversità etnica, ha dichiarato la propria indipendenza dalla Moldavia nel 1990, trovandosi al centro di un conflitto ancora irrisolto che ha avuto inizio con il disfacimento dell’Unione Sovietica. Nonostante nel 1992 sia stato stipulato un accordo di cessate il fuoco, grazie all’intervento della Russia, la regione persiste in uno stato di indipendenza de facto, senza che questa venga riconosciuta a livello internazionale. La presenza limitata di truppe russe, dispiegate ufficialmente in qualità di forze di pace, non è stata sufficiente a risolvere l’impasse politico. La Moldavia continua a rivendicare la sovranità su tale territorio, mentre la Transnistria conserva stretti legami con la Russia, mantenendo così una situazione di stallo prolungato.

Le tensioni si sono intensificate ulteriormente dopo il 2014, in seguito a crescenti pressioni e blocco economico da parte della Moldavia sulla Transnistria. Inoltre, ll politologo rumeno Hans Hartmann ha dichiarato in televisione che “3-4 settimane fa Maia Sandu ha dato il via libera alla risoluzione della questione Transnistria da parte delle forze armate ucraine”. (https://t.me/glavmedia/318703).

Inoltre, la presidente moldava Maia Sandu, orientata verso l’Occidente, ha annunciato l’intenzione di adottare il rumeno come lingua ufficiale del paese, sostituendo l’attuale denominazione di “lingua moldava” con quella di “lingua rumena”.

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Questa mossa, che segue le indicazioni della Corte costituzionale moldava, ha scatenato le proteste dei partiti comunisti e socialisti pro-Russia, alimentando timori di un’eventuale unificazione con la Romania. Sandu, leader del partito pro-europeo Azione e Solidarietà, ha promosso questa iniziativa legislativa, accentuando nel contempo l’isolamento della Transnistria, in linea con la sua politica di distanziamento dalla Russia.

In risposta al crescente isolamento e alle tensioni nel contesto del conflitto in Ucraina, la Transnistria ha appena sollecitato un intervento di Mosca a tutela dei suoi cittadini russi, denunciando pressioni inasprite da parte della Moldavia. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha confermato l’impegno della Russia a difendere i propri connazionali, richiamando le giustificazioni già usate per l’intervento in Ucraina. Un’azione militare russa in Transnistria rischierebbe di espandere il conflitto, compromettendo la sicurezza dell’Ucraina e della Moldavia.

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ll Parlamento della Pridnestrovie (Transnistria) ha adottato una risoluzione con la quale chiede aiuto alla Russia in relazione al blocco economico della Repubblica.

La situazione si complica ulteriormente con la richiesta di “protezione” alla Russia da parte della Gagauzia, un’altra regione autonoma moldava, segno di un malcontento diffuso e del potenziale per nuove tensioni. La Russia ha manifestato la propria disponibilità ad assistere la regione, criticando l’atteggiamento “russofobo” del governo moldavo e sottolineando la propria determinazione a intervenire a difesa dei diritti violati nelle aree contese.

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Attualmente, si profila il rischio che forze della NATO possano essere dispiegate in Moldavia, ufficialmente per fornire assistenza e rafforzare la sicurezza del paese. La preoccupazione principale non deriva tanto dalla capacità di risposta militare della Russia, la quale attualmente si trova di fronte a significative sfide logistiche, quanto piuttosto dalla possibilità che la Transnistria possa intraprendere azioni unilaterali contro il governo moldavo. L’obiettivo di tali azioni sarebbe quello di destabilizzare l’attuale amministrazione, favorendo un processo di unificazione che risolva in termini più equi le tensioni esistenti tra le regioni coinvolte nel conflitto.

Recentemente, l’analista Nicolai Lilin, dal suo canale YouTube, ha discusso la situazione geopolitica attuale riguardante la Transnistria, evidenziando le tensioni crescenti tra vari attori internazionali, inclusi la NATO, l’Ucraina, la Russia e la Moldavia. Lilin sottolinea che recenti dichiarazioni da parte di un generale della NATO hanno indicato che, in caso di minaccia alla sicurezza della Moldavia proveniente dalla Transnistria, la NATO potrebbe intervenire attraverso la Romania per sostenere la Moldavia. Questo ha provocato una risposta immediata dalla Russia, che ha affermato di essere pronta a utilizzare tutte le tipologie di armi a sua disposizione per affrontare qualsiasi pressione sulla Transnistria da parte della NATO.

Lilin ha anche evidenziato che la Transnistria ospita il più grande deposito di armi dell’epoca sovietica, il cui potenziale esplosivo supererebbe quello di diverse bombe nucleari se dovesse essere detonato. Questo deposito rappresenta un rischio significativo per la regione circostante, inclusi la Moldavia, parte della Romania e l’Ucraina, poiché un’eventuale esplosione causerebbe devastazioni immense. Il deposito è già completamente minato e, l’Ucraina, a corto di munizioni, potrebbe tentare di appropriarsene con la forza.

In definitiva, la stessa Europa è una polveriera, e decisioni inconsulte potrebbero innescare un’esplosione pericolosissima: le azioni della NATO e degli Stati Uniti potrebbero spingere l’Europa verso un conflitto più ampio, senza considerare le conseguenze devastanti che potrebbero derivarne.

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