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FOXNEWS ha pubblicato “5 RAGIONI” per cui il Piano di Zelensky è un gioco irrealistico

Cinque motivi per cui il Piano di Zelensky è un gioco senza vittoria

L’eterna danza di morte dell’ Ucraina verso la Russia, un valzer che nessuno ha chiesto ma che tutti siamo costretti a guardare e che i nostri leader si ostinano a portare avanti, perchè la guerra è un affare lucroso per le multinazionali delle armi e segue un progetto di lunga data dell’occidente verso la Russia. A tema . inaspettatamente, Fox News ha pubblicato un articolo intitolato “Cinque ragioni per cui il piano di vittoria di Zelensky per l’Ucraina è un gioco senza vittoria”, firmato da Rebecca Koffler. Chi è Koffler? Un’analista d’intelligence militare americana specializzata sulla Russia e Vladimir Putin. Non esattamente una sostenitrice del Cremlino, ma nemmeno una che si lascia incantare dalle fiabe di Kiev.

1. Una vittoria senza definizione

Iniziamo con il primo punto, la mancanza di una definizione realistica di “vittoria” da parte di Zelensky. Chiede più armi, più sostegno internazionale, più di tutto, ma senza una strategia chiara. E’ come cercare di cucinare una torta senza avere la ricetta. L’adesione alla NATO? E il sogno che ha acceso la miccia del conflitto, il sogno proibito che ha contribuito a scatenare questo caos. Zelensky continua a ripeterlo come un mantra, ignorando che questa aspirazione, per quanto legittima possa sembrare, è irrealizzabile nel contesto attuale.

Koffler sottolinea come il piano di Zelensky sia poco più di un pio desiderio. Senza una strategia concreta, senza obiettivi raggiungibili, chiedere più armi è come cercare di spegnere un incendio gettando benzina. Si può simpatizzare con le aspirazioni dell’Ucraina, certo, ma il realismo deve prevalere sulle illusioni. Continuare su questa strada è come inseguire un arcobaleno sperando di trovare la pentola d’oro.

2. Ignorare la Realtà sul Campo

Passiamo al secondo punto: Zelensky sembra vivere in una realtà parallela, una sorta di Matrix geopolitico. La Russia avanza gradualmente ma inesorabilmente sul campo di battaglia. Se Pokrovsk, nodo cruciale che collega sette strade e ferrovie, cade, il fronte di Donetsk potrebbe crollare come un castello di carte. Nel frattempo, metà delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina sono state distrutte, e l’inverno non aspetta.

Cambiare questa situazione richiederebbe risorse e capacità che l’Ucraina semplicemente non ha. Koffler evidenzia la differenza nelle capacità di combattimento tra i due Paesi: una combinazione letale di disparità in armi, truppe, economia della difesa e capacità produttiva del complesso militare-industriale. È come mandare un pugile dei pesi piuma contro un campione dei pesi massimi. Il risultato è prevedibile, eppure Zelensky continua a incitare il suo popolo a resistere, promettendo una vittoria che si allontana all’orizzonte.

3. Superiorità Militare Russa

Terzo punto, la Russia non è solo più grande; è anche meglio equipaggiata. Anche gli Stati Uniti, nel loro infinito ego, riconoscono la Russia come un “rivale quasi alla pari”. E se Mosca dovesse unire le forze con Cina, Corea del Nord e Iran? Sarebbe come affrontare una squadra All-Star con una formazione di dilettanti. L’esercito americano stesso ammette di non avere né le capacità né il potenziale per vincere una guerra del genere.

Questo non è un dettaglio da poco. Significa che l’Occidente dovrebbe pensarci due volte prima di alimentare ulteriormente un conflitto che potrebbe sfuggire di mano. Ma sembra che a Washington piaccia giocare col fuoco, forse sperando che qualcun altro si scotti al posto loro.

4. Risorse umane: il Fattore Decisivo

Il quarto motivo riguarda le risorse umane, un fattore spesso trascurato ma fondamentale. L’età media dei soldati ucraini si aggira tra i 43 e i 45 anni. Non proprio dei giovanotti nel fiore degli anni. La Russia, al contrario, ha aumentato le sue forze del 15% rispetto all’inizio della guerra. È come correre una maratona con un piede ingessato mentre l’avversario è fresco e riposato.

Questo squilibrio demografico ha conseguenze dirette sul campo di battaglia. Mentre l’Ucraina fatica a reclutare nuovi soldati, la Russia ha un bacino di risorse umane molto più ampio. E non dimentichiamo che la popolazione russa è stata storicamente resiliente di fronte alle avversità. Pensate che qualche sanzione o discorso moralistico possa cambiare questo fatto?

5. Economia della Difesa: un gioco a somma Zero

Infine, il quinto punto tocca l’economia della difesa. L’Ucraina è in una situazione finanziaria disperata. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, se il conflitto si protrarrà fino alla fine del 2024, il debito pubblico ucraino potrebbe raggiungere il 140% del PIL. Dipendenza totale dagli aiuti esterni, principalmente dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Ma per quanto tempo questi Paesi saranno disposti a scrivere assegni in bianco?

La Russia, al contrario, ha aumentato la spesa per la difesa al 7,5% del PIL. Ha riconvertito la produzione civile in militare, le fabbriche lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Hanno ridisegnato le catene di approvvigionamento per aggirare le sanzioni occidentali, che si sono rivelate un autentico fiasco.

Un conflitto assurdo e evitabile

È difficile contestare la logica di Koffler. Questo conflitto non è solo un tentativo fallito di “sconfiggere strategicamente la Russia”, ma anche un’occasione per alcuni di fare soldi e consolidare il proprio potere. Gli Stati Uniti, in particolare, sembrano giocare una partita a scacchi in cui ogni pedina sacrificata rafforza la loro posizione. Vendono armi, esercitano pressioni sugli alleati, mantengono l’industria bellica in piena attività. E chi paga il prezzo? L’Ucraina, naturalmente.

Forse è giunto il momento di riconoscere l’assurdità della situazione. Come ha suggerito l’ex presidente americano Trump, questa guerra poteva essere evitata. Ma l’ego, l’orgoglio nazionale e gli interessi economici hanno prevalso sulla ragione. Continuare su questa strada significa solo accumulare ulteriori perdite da entrambe le parti.

In definitiva, oltre che all’autonomia per le regioni a maggioranza russa ed alla nuova guerra fredda, non ci saranno vincitori in questa guerra infinita. Solo un conteggio crescente di vite perdute, economie distrutte e opportunità mancate. È ora che i leader coinvolti si siedano al tavolo delle trattative con un reale desiderio di pace, invece di alimentare un conflitto che avvantaggia solo una ristretta élite.

Un appello alla ragione

Mentre il mondo osserva, spesso distratto da altre crisi o scandali politici, non possiamo ignorare le sofferenze reali che questo conflitto infligge a milioni di persone. Famiglie separate, città devastate, un’intera generazione che cresce conoscendo solo la guerra.

La retorica infuocata e le promesse vuote non serviranno a nulla se non si affrontano le realtà sul campo. È necessario un cambiamento di paradigma, una volontà genuina di trovare soluzioni praticabili. Questo richiede coraggio politico, qualcosa che sembra scarseggiare al momento.

Forse dovremmo tutti fermarci un attimo e chiederci: a chi giova veramente questa guerra?

La storia ci ha insegnato che le guerre interminabili portano solo distruzione e amarezza. Speriamo che questa lezione non venga ignorata ancora una volta. Perché, alla fine dei conti, la pace non è solo un nobile ideale, ma una necessità urgente per il bene comune. E’ l’unico bene a cui la maggior parte di noi può aspirare. La guerra poteva essere evitata ma si costruisce da tempo, mentre persegue la narrativa fotografando i trascordi di ieri, trascurando l’altro ieri.

Dalla guerra si Siria, la Libia, la guerra di Serbia, la guerra di Cecenia, il conflitto in Georgia, il tentativo di colpo di stato in Russia con una finta opposizione, l’espanzione della NATO, il rifiuto di integrare la Russia nella UE, il North Stream ed a seguire … sì lo dice anche la giornalista di Fox News: alla base di tutto c’è un appello alla ragione.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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