Tutti noi assistiamo all’innalzamento dei costi energetici. Il governo italiano come giustificazione a questo problema indica – è lo ha fatto ancora ieri – che la colpa è della Russia che ha razionato le forniture di gas ed ora le ha completamente interrotte.
Questo però è l’ultimo capitolo di una storia nata precedentemente. Sebbene la Russia ora ha ‘chiuso il gas’ e ne ha fatto ulteriormente schizzare il prezzo, ciò che vediamo oggi sono esiti, il prodotto di una serie di nostre scelte sbagliate che essenzialmente sono le sanzioni e la mancata apertura del gasdotto North Stream 2: se quest’ultimo fosse stato reso operativo, ci avrebbe affrancato dalla crisi energetica, aggravata anche dall’essersi affidati in modo repentino alla cosiddetta ‘transazione energetica’.
Inoltre, l’innalzamento dei prezzi è frutto anche dalla speculazione. Bisogna ricordare che le grandi imprese energetiche italiane hanno acquistato la maggior parte dei casi il gas a prezzo stabilito da contratto, ovvero a prezzo invariato rispetto al periodo anteriore alla guerra russo-ucraina. Tuttavia, esse hanno rivenduto ai cittadini ed alle imprese italiane a prezzo ‘spot’ stabilito nella borsa di Amsterdam.
Questo ha portato alle imprese importatrici utili enormi. Ad esempio, l’utile netto dell’ENI nel primo semestre 2022 è salito di oltre sei volte, a più di 7 miliardi di euro, rispetto al primo semestre 2021 (1,2 miliardi).
Di fronte alla speculazione sui prezzi, il governo italiano avrebbe dovuto attuare la scelta più ragionevole e semplice. Questa sarebbe stata quella di mettere in atto il golden share e obbligare le aziende importatrici di energia aduni limite di prezzo. Invece, i governi europei hanno preferito drenare ulteriori risorse traendole dalla società civile.
Invece, i vertici europei ed italiani hanno proposto il tetto massimo al prezzo del gas, il cosiddetto “price cap” alla Russia piuttosto che porre un freno alla speculazione.
In linea con queste evidenze, la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova, ieri ha detto: “Roma è spinta al suicidio economico per la frenesia sanzionatoria euro-atlantica” e il risultato sarà che le imprese italiane saranno “distrutte dai ‘fratelli’ d’Oltreoceano”, poiché le aziende americane oggi “pagano l’elettricità sette volte meno di quelle italiane”. (…) ANSA
In risposta, Giuseppe Marici, portavoce del ministro Di Maio ha denunciato Mosca di ‘ingerenza nella campagna elettorale italiana’ ed la ha accusata della penuria di energia e della levitazione dei prezzi: “Putin sta ricattando l’Europa ed è per questo che l’Italia deve intervenire calmierando le bollette“. Secondo il portavoce, gli aumenti del gas “sarebbero dovuti alle speculazioni russe” e dalla “guerra di Putin”.
Queste le schermaglie, ma al fondo dei problemi c’è anche dell’altro e sono essenzialmente cause interne: queste sono l’incapacità politica e la corruzione, che hanno facilitato la privatizzazione e hanno fatto sì che le risorse fondamentali per i cittadini fossero affidate a privati a vantaggio di oligopoli.
Da non dimenticare anche che durante la crisi covid, in gran parte autoindotta, ci sono stati grandi guadagni in borsa a vantaggio di poche grandi imprese statunitensi. Così la gigantesca bolla finanziaria – che supera di ben 4 volte la ricchezza reale in tutto il pianeta – si è gonfiata ulteriormente.
La macchina da stampa della FED in tale periodo ha raggiunto una gigantesca produzione di danaro che ha portato gli USA all’inflazione: da qui la necessità degli USA – come del resto in ogni grande periodo di crisi finanziaria – di scaricare la loro inflazione in tutto il mondo (non certo con l’intento di preservare la democrazia e le sovranità dei popoli).
In altri termini, gli USA hanno contribuito a creare il problema e poi si sono proposti come risolutori e fornitori assoluti di beni alla Europa in ginocchio.
Il quadro rispecchia fedelmente ciò che diceva il Papa: la realtà non è come nella favola di cappuccetto rosso e la verità può essere spiacevole.
VPNews