E’ sempre più chiaro quale sia il vero obiettivo del piano da 50 miliardi di euro ideato dal governo tedesco per salvare il clima: distribuire il 2% annuo ai risparmiatori tedeschi alquanto avvelenati dopo anni di tassi sotto zero, con la scusa di salvare il clima. Ne parla Manager Magazin
Il nuovo piano per il clima della CDU/CSU contiene una grande sorpresa: i partiti dell’Unione non solo hanno lasciato poco spazio all’imposta sulla CO2 di cui si era discusso accesamente, ma si apprestano a lanciare il progetto di un “bond per l’ambiente”. Il ministro per lo sviluppo economico Peter Altmaier ha presentato il suo piano in un’intervista ai giornali regionali del Gruppo Funke. Secondo l’agenzia di stampa Dpa, anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante la riunione a porte chiuse del gruppo parlamentare, avrebbe mostrato una certa simpatia per l’idea.
Da dove arriva l’idea?
Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt ha lanciato la nuova parola magica in un’intervista alla “Bild am Sonntag” del 25 agosto: si chiamerà “bond per il clima”. Le prime reazioni sono state piu’ o meno del tenore: ancora una volta un’idea improvvisata da parte della CSU, come era già accaduto con il fallimento del pedaggio autostradale. E’ alquanto sorprendente pertanto, che la CDU, partito fratello, usi il suo peso politico per portare avanti questo progetto.
Quali sono i vantaggi promessi?
“Abbiamo la reale possibilità di crare un ampio movimento civico in favore del clima”, ha detto Dobrindt. “Voglio vedere tassi di interesse positivi per gli investimenti climatici, e nessun tasso di interesse negativo che distrugge il risparmio”.
Si stanno mischiando diversi obiettivi politici, che inizialmente hanno poco a che fare l’uno con l’altro: investire miliardi di euro nella difesa del clima e offrire ai risparmiatori un ritorno positivo. Dobrindt si è persino impegnato ad offrire un tasso di interesse del 2% all’anno – e Altmaier ha ribadito la promessa.
Quale dovrebbe essere la portata del programma?
Altmaier parla di un volume fino a 50 miliardi di euro e di una durata fino al 2030. Questa somma “contribuirebbe a far risparmiare molti milioni di tonnellate di CO2”.
Può andare d’accordo con lo lo Schwarze Null?
Per niente. Le obbligazioni sono debito. La maggior parte degli economisti tuttavia chiede di allentare l’obiettivo del pareggio di bilancio e rendere un po’ piu’ flessibile lo Schuldenbremse inserito nella Legge fondamentale, in favore di investimenti per il futuro – o addirittura per sostenere la congiuntura economica. Farlo non costerebbe nulla, visto che il governo federale può idebitarsi a tassi di interesse negativi, quindi i debitori dovrebbero rimborsare meno denaro di quello che hanno preso a prestito.
L’Unione tuttavia non ne vuole sapere e vuole tenersi stretto lo “Schwarze Null” come marchio distintivo. Altmaier perciò vorrebbe spostare il nuovo debito per il clima su di un bilancio ombra parallelo: una fondazione privata sostenuta con circa due miliardi di euro all’anno garantiti dal governo federale, soldi necessari per pagare gli interessi positivi.
Non ci sono già I bond verdi sul mercato?
Certamente, I “Green Bonds” hanno già un certo peso sul mercato obbligazionario. Uno dei principali emittenti è la banca pubblica per lo sviluppo, la KfW, che ad esempio finanzia le energie rinnovabili o la ristrutturazione di edifici. Lo stesso Dobrindt aveva in mente la KfW come emittente dei nuovi titoli climatici.
Per i green bond emessi fino ad ora, la KfW, che sul mercato dei capitali ha il rating di un debitore praticamente privo di rischio grazie alla copertura del governo federale, al momento offre dei tassi di interesse negativi, proprio come il governo federale, tranne che sui titoli emessi in valute estere, come lo yuan cinese. In quel caso gli investitori tuttavia devono sopportare il rischio di cambio. Se vuoi un avere un ritorno, del resto devi anche correre un rischio. Questo principio di mercato minerebbe alla base il modello Dobrindt-Altmaier. Per inciso, l’offerta di investimenti garantiti dal governo con un tasso di interesse positivo potrebbe anche ridurre la domanda di obbligazioni emesse dai privati.
Quanto costerebbe?
Lo stato rinuncerebbe volontariamente al vantaggio del tasso di interesse negativo. Invece di un corposo meno 0,5 %, come accade sul mercato aperto, pagherebbe sul nuovo debito il 2 % di interessi annui. Il differenziale di interesse di 2,5 punti percentuali ammonterebbe a un miliardo annuale. “Anche un bambino di tre anni capisce che non si tratta di un buon affare”, critica il deputato della Linke Fabio De Masi.
Alla fine, le nuove obbligazioni sarebbero soprattutto un regalo per i risparmiatori, a spese dei contribuenti.
fonte: Manager Magazin (traduzione Voci dalla Germania)