La scelta di convocare l’Iran, pur opportuna, è stata contestata dall’opposizione anti-Assad, cosicché gli Stati Uniti hanno fatto pressione sull’Onu per annullare l’invito.
di Patrizio Ricci
A Ginevra 2 i paesi invitati sono numerosi. Sono stati chiamati a mandare i propri delegati oltre 40 nazioni, da ogni latitudine. Ci sono persino Australia e Corea ma non l’Iran: il paese contro cui indirettamente si combatte in terra di Siria, è stato escluso dai lavori. Potrà seguire il summit solo ‘a distanza’, da membro esterno, senza diritto di parola.
Certo, l’Iran un modo per partecipare al negoziato ce l’aveva. Tuttavia era apparso inaccettabile: secondo il Segretario di Stato degli Stati Uniti doveva accettare in anticipo, come precondizione, l’uscita di Assad dalla scena politica e l’inclusione dei ribelli nel nuovo governo di transizione.
E’ proprio esattamente il contrario di ciò che era stato deciso nella precedente Conferenza ‘Ginevra 1’: in quell’occasione si era convenuto che la successiva Conferenza di pace Ginevra 2, non avrebbe posto pre-condizioni. L’esito degli accordi non sarebbe stato deciso ‘a priori’ secondo la convenienza politica di alcuni ma sarebbe scaturito dal libero dibattito politico.
Ma se la partecipazione dell’Iran è stata reputata inopportuna, la partecipazione di Arabia Saudita e Qatar (cioè i principali paesi responsabili del prolungamento del conflitto e della sua deriva jadista) non ha sollevato alcuna tipo di obiezione. Allo stato attuale, è inequivocabile che a Ginevra chi combatte contro il governo siriano ha una posizione privilegiata. Quindi la soluzione che si vuole adottare difficilmente sarà una ‘una soluzione siriana per il popolo siriano’. Per queste ragioni, nell’imminenza dell’apertura del 22 gennaio della Conferenza Ginevra 2, in molti erano quelli che scommettevano sul suo fallimento.
Ma ieri le agenzie hanno diffuso una notizia inaspettata . E’ stato un autentico ‘colpo di scena’: il segretario generale dell’Onu Banki Mon,nonostante la posizione di USA ed alleati, ha deciso ugualmente di invitare l’Iran. E’ stato un gesto di grande dignità che ha recepito le esortazioni della Santa Sede e le aspettative di pace del popolo siriano.
Asia News riferisce come si è giunti a questa decisione: nei giorni scorsi Ban Ki-moon e il ministro degli Esteri iraniano Zarif hanno avuto una serie di colloqui. E ieri il Segretario generale Onu aveva sottolineato “di aver trovato un accordo con Zarif, che ha accettato come obiettivo dei negoziati di stabilire un organo di governo di transizione con pieni poteri esecutivi “.
Sarebbe stato logico che questo passo essendo stato fatto dal massimo organo per il mantenimento della pace nel mondo dovesse essere rispettato da tutti. Ma così non è avvenuto, subito gli Usa e il Cns (il consiglio autoproclamatosi ‘unico rappresentante del popolo siriano’) hanno reputato le rassicurazioni di Ban ‘non sufficienti’ e si sono messi ‘di traverso’ . L’invito ‘deve essere annullato’ – ha fatto sapere con una nota il Dipartimento di Stato Usa – e così è stato.
L’Onu ha ritirato la convocazione dopo poche ore: c’è da considerare amaramente che così facendo gli USA dimostrano che pretendono, non di affiancare, ma di sostituirsi all’Onu, sovvertendo le iniziative di pace intraprese. Non è la prima volta: lo ha già fatto in passato, prima con l’iniziativa di pace della Lega Araba e poi con quella di Annan e di Brahimi.
A questo punto non rimane che sperare che gli altri paesi partecipanti (l’Italia con Emma Bonino in primis), abbiano un sussulto di dignità e di libertà e mettano al primo posto le aspettative di pace del popolo siriano e non gli interessi particolari della politica, delle alleanze e delle convenienze economiche.
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