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Ginevra – 2, un altro errore?

Aleksandr Orlov New Oriental Outlook 10/01/2014  Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Oggi c’è il dubbio che la conferenza internazionale che potrebbe fornire la tanto necessaria risoluzione del conflitto siriano, la cosiddetta “Ginevra-2″, che dovrebbe tenersi a Montreux, in Svizzera, il 22 gennaio, non ci sarà. La ragione di questo fatto triste rimane la stessa, mancanza di volontà e incapacità dell’opposizione siriana all’estero (le autorità siriane non negozieranno con terroristi e gruppi radicali che combattono in Siria) di sedersi al tavolo con la delegazione ufficiale di Damasco, senza inoltrare condizioni inaccettabili, come Assad che dovrebbe dimettersi prima che un qualsiasi negoziato possa anche cominciare. I tentativi di tale opposizione di garantirsi dei seggi nel futuro governo provvisorio siriano, da far occupare ai suoi rappresentanti, sembrano altrettanto ridicoli dato che ha già deciso che non ci saranno rappresentanti del governo siriano legittimo in tale “mitico” governo futuro.

Dopo tutto, nella situazione di oggi, quando l’Esercito siriano controlla saldamente la situazione e i gruppi militanti sono in lotta tra essi, appare del tutto irragionevole provare a forzare le autorità siriane sulle regole del gioco. E’ ormai chiaro che l’opposizione, siano liberali laici, traditori e disertori, islamisti moderati e radicali, estremisti e terroristi, anche se tutti questi si riunissero sotto la stessa bandiera, non potrà mai rovesciare il regime di Bashar al-Assad. La guerra civile in Siria continua ancora oggi, solo grazie al finanziamento generoso dell’Arabia Saudita e di un certo numero di monarchie arabe del Golfo Persico, a diversi fondi finanziari islamici noti per la loro reputazione dubbia e al supporto di Turchia, Stati Uniti e alcuni Paesi dell’UE; altrimenti sarebbe da tempo finita. Questa sarebbe stata una vittoria totale e completa delle forze di Damasco, mettendo fine alla storia delle “rivoluzioni arabe” che hanno distrutto Paesi come l’Egitto e la Libia, e l’idra wahhabita sarebbe stata fermata dalla resistenza indomita del popolo siriano.
Quindi tutti questi fallimenti indicano l’incapacità dell’occidente e dei suoi partner wahabiti nel forzare vanamente l’opposizione a partecipare al vertice “Ginevra-2″, e se vogliamo chiamare le cose con il loro nome, sono una sporca bugia. Infatti, anche prima dell’inizio del nuovo anno vi furono casi di accordi di cessate il fuoco temporanei tra forze governative e militanti locali, dato che questi ultimi hanno finalmente capito che non ha senso lottare ulteriormente. Ma non appena il processo di “capitolazione” diventa noto, Stati Uniti ed Arabia Saudita tagliano il sostegno finanziario ai partiti che comandano tali gruppi di militanti.

C’è solo una domanda allora, perché Washington continua a parlare di soluzione pacifica e invia i suoi diplomatici ai colloqui con i colleghi russi per negoziare su “Ginevra-2″, ma allo stesso tempo cerca di prolungare il conflitto? È questo l’ennesimo caso di cospirazione e doppio gioco? Ma in tale caso non vi c’è motivo per Mosca di partecipare ancora a tali giochi diplomatici. E’ giunto il momento che la Russia avanzi la richiesta di un chiaro termine per la conferenza.

E se ancora non c’è intenzione di avviarla, lasciare che l’Esercito siriano concluda logicamente la questione distruggendo coloro che non desiderano la pace. Non è un caso che il ministro dell’Informazione siriano Umran al-Zubi abbia recentemente affermato che Damasco è interessata a partecipare alla prossima conferenza internazionale “Ginevra-2″, se questa conferenza permetterà di risolvere la crisi secondo le aspirazioni del popolo siriano.
In una conferenza stampa tenuta nella capitale siriana, ha esplicitamente definito tutti i gruppi armati che operano su suolo siriano “terroristi”, non importa come siano etichettati. “Tutti i tentativi di ritrarre tali gruppi come “moderati” sono destinati a fallire e non ingannano il popolo siriano”, ha detto il ministro. Secondo Umran al-Zubi, la delegazione siriana va al convegno “Ginevra-2″ per avere dei risultati nell’interesse dello Stato e del popolo. “Non permetteremo che Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia impongano la loro agenda”, ha detto. “Sappiamo che ci saranno numerosi gruppi rappresentati nel governo siriano, un giorno, ma non consentiremo un governo ad interim che possa somigliare al governo provvisorio iracheno dopo l’invasione statunitense“, ribadendo alla stampa che qualsiasi accordo raggiunto a Ginevra sarà sottoposto a referendum.

Se tale accordo non avrà la maggioranza dei voti non avrà alcun potere vincolante, sarebbe insensato il contrario. Umran al-Zubi ha inoltre esortato il governo turco a chiudere completamente le frontiere ai terroristi e ad espellerli tutti dal Paese. Inoltre, ha invitato la Giordania a rafforzare il controllo ulle frontiere e a non soccombere alle pressioni esterne, soprattutto dall’Arabia Saudita. In conclusione, ha affermato che coloro che credono di poter cambiare qualcosa in Siria inviando ancora più terroristi e armi, si sbagliano totalmente.
Nel frattempo, l’opposizione siriana all’estero ha tenuto un altro incontro in un hotel di lusso d’Istanbul, per cercare di concordare se sia troppo presto per farla finita, e se no, quali dovrebbero essere i termini della “capitolazione”. Non c’erano giornalisti ed ospiti alla riunioni dell’assemblea generale della coalizione nazionale, anche i telefoni cellulari furono spenti per tutta la durata dell’incontro. Il 5 gennaio 2014, i “delegati” rielessero il presidente Ahmad al-Jarba. Quando seppe che rimaneva, annunciò che la coalizione “non è pronta ad andare a Ginevra.” Come ha spiegato il vicepresidente della coalizione Tayfur Faruq, “cercherà di ritardare la conferenza di pace di Ginevra-2 fino a quando le condizioni della sua assemblea non saranno favorevoli”. Il più influente di tutti i gruppi in esilio, il Consiglio nazionale siriano, ha rifiutato d’inviare i suoi rappresentanti in Svizzera perché ritiene che non ci siano “le necessarie garanzie” che il presidente siriano Bashar al-Assad si dimetta dopo “Ginevra-2″. Allo stesso tempo, la coalizione nazionale sembra dividersi, con più di 40 membri che hanno annunciato di abbandonarla. Il punto di rottura è la questione della partecipazione della coalizione nazionale alla prossima conferenza “Ginevra-2”. Restano sei gruppi nella coalizione e alcuni indipendenti. I gruppi e i singoli membri che hanno lasciato la coalizione hanno promesso di creare il proprio “scudo politico” per proteggere gli interessi del popolo siriano. Il CN non ha neanche deciso sul destino del governo ad interim.

Per questo motivo l’ultima parola sulla partecipazione ritarderà fino al 17 gennaio. I membri dell’opposizione ritengono che i promotori della conferenza, in primo luogo Russia e Stati Uniti, non abbiano fornito “garanzie sufficienti che permettano il raggiungimento di un risultato positivo”. Secondo loro, i partecipanti alla conferenza dovrebbero creare un’autorità provvisoria che vada al potere in Siria, mentre il presidente siriano Bashar al-Assad, secondo il CN, dovrebbe por termine alla propria carriera politica quando tale autorità andasse al potere. Nel frattempo, il CN ha già ricevuto l’invito ufficiale del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon a partecipare alla conferenza di Montreux il 22 gennaio. Si scopre che la decisione definitiva sulla questione della partecipazione del più grande dei gruppi d’opposizione siriani sarà nota solo cinque giorni prima dell’inizio di “Ginevra-2″. Così, ora un gruppo di organizzazioni dubbie finanziate dall’estero detterà la sua volontà alla comunità internazionale attraverso le Nazioni Unite? Dove sono gli Stati Uniti che si reputano il leader occidentale che tratta per tutte le forze anti-Assad?
La lista dei partecipanti è stata definita tempo fa, il 20 dicembre 2013, durante la riunione di Russia, Stati Uniti e Nazioni Unite. Dopo tale incontro Ban Ki-moon invitò i 30 Paesi che devono partecipare al vertice “Ginevra-2″. Ma indovinate un po’, l’Iran non è nella lista, perché? Sì, perché il coinvolgimento dell’Iran è inaccettabile per certi membri della coalizione nazionale.

Così Washington segue ciecamente le pretese dei gruppi che sostiene? Difficilmente si può credere a una tale assurdità. Su richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato USA John Kerry s’incontreranno il 13 gennaio per discutere delle questioni relative ai preparativi della conferenza internazionale sulla Siria “Ginevra-2″. “Le Nazioni Unite sperano che il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo statunitense John Kerry raggiungano un accordo, nell’imminente consultazione, sulla possibile partecipazione dell’Iran alla conferenza internazionale sulla Siria“, ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite. “La Russia e gli Stati Uniti avranno colloqui sulla questione, dato che hanno indetto la conferenza“, ha aggiunto il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite Martin Nesirky.
I massimi rappresentanti del CN, secondo numerose fonti, visiteranno Mosca il 15-16 gennaio. Nel frattempo, lo spargimento di sangue in Siria continua. Lo Stato islamico dell’Iraq e Levante, il 6 gennaio, ha giustiziato 50 prigionieri ad Aleppo. Tra le vittime giornalisti, operatori umanitari e civili. Tale gruppo ha minacciato di distruggere la coalizione nazionale siriana delle forze rivoluzionarie e di opposizione insieme all’esercito libero siriano. Così come si potrebbe parlare di pace sulle rive del lago di Ginevra, quando la guerra in Siria infuria?

(neretto: vietatoparlare.it)

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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