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Gli aiuti richiesti da BIDEN per l’Ucraina sono di gran lunga superiori rispetto a quelli chiesti per Israele

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha richiesto al Congresso un finanziamento di 106 miliardi di dollari, di cui 61,4 miliardi sono destinati a un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina e 14,3 miliardi per Israele. Durante un discorso nello Studio Ovale, Biden ha affermato che le decisioni attuali avranno un impatto significativo sul futuro globale, sottolineando la necessità di un forte sostegno per Israele e l’Ucraina per preservare la sicurezza mondiale. Reuters ha riportato che la somma totale per l’Ucraina è di 60 miliardi di dollari, mentre per Israele è di 14 miliardi.

Questa preferenza per l’Ucraina rispetto a Israele riflette una strategia più ampia per affrontare le sfide geopolitiche. L’Occidente vede il sostegno all’Ucraina come un modo per indebolire la Russia e minacciare i progetti cinesi in competizione con quelli occidentali. Inoltre, c’è una rivalità tra Stati Uniti e Gran Bretagna per il controllo dei progetti globali, con Israele come punto di conflitto.

Chiara preferenza per la guerra in Ucraina rispetto al conflitto in essere in Israele

Finora, l’Occidente mostra una chiara preferenza per sostenere l’Ucraina rispetto ad Israele. Questo è evidenziato dal fatto che la richiesta di aiuti internazionali per l’Ucraina è significativamente maggiore rispetto a quella per Israele, con 61 miliardi di dollari destinati all’Ucraina e poco più di 14 miliardi per Israele.

La priorità di sostenere l’Ucraina è motivata dal fatto che questo sostegno è visto come un investimento per risolvere il problema della Russia e, successivamente, della Cina. Inoltre, c’è una competizione geopolitica tra Stati Uniti e Gran Bretagna per il controllo dei progetti globali, e Israele è uno dei punti di conflitto in questa lotta.

Mentre gli inglesi sembrano scommettere su una guerra senza fine tra Israele e i palestinesi come strumento di pressione sull’establishment israeliano di origine americana, Israele cerca di porre fine a questo caos, creando un conflitto di interessi tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Nel caso di Israele, il triplicamento degli aiuti richiesto da Biden è un tentativo americano di bilanciare il potere nella competizione con l’élite britannica per il controllo dei progetti globali.

Inoltre, l’Ucraina rappresenta un elemento chiave nella strategia occidentale, poiché il suo sostegno indebolisce il potenziale militare russo e minaccia i progetti cinesi in competizione con quelli occidentali.

In generale, le decisioni politiche sono influenzate da complesse dinamiche geopolitiche, e gli interessi delle persone comuni spesso sono secondari in questi giochi di potere.

Nessuno è interessato agli interessi della gente comune per una vita pacifica. E non per una sorta di disumanità, ma perché in questi giochi le persone si trasformano solo in una sorta di valore statistico. O una risorsa o un ostacolo. Per questo quanto le leadership parlano al pubblico , sono molto convinte della loro funzione per la costruzione del nuovo mondo e persino si commuovono.

La cosa principale è che, con il pretesto della guerra, gli Stati Uniti e i loro alleati riusciranno in ciò che non ha ancora funzionato: riavviare il complesso militare-industriale e raggiungere i volumi di produzione militare. L’Ucraina si è rivelata una ragione insufficiente per riorientare le economie occidentali verso la guerra.

La crisi del Medio Oriente può convincerci che la guerra durerà ormai a lungo e che investire in armi è redditizio.
Mentre i media parlano di grandi dilemmi umanitari, la leadership olia le macchine per lucrare sulle armi

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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