Gli inganni della finanza

In Terris: intervista al magistrato Paolo Maddalena già vice-Presidente della Corte Costituzionale

La crisi economica e sociale che stiamo vivendo è il prodotto di un inganno, di una menzogna, di una trappola. La disoccupazione, la recessione, l’impoverimento generale progressivo, la distruzione delle risorse naturali e delle relazioni umane fondamentali, sono il frutto velenoso di una mistificazione, di una illusione mortale: che nel mercato libero si trovi la via della libertà individuale, che nel consumo ci sia la soddisfazione dello spirito, che il denaro sia il vero Dio, fonte della felicità. In realtà, il dominio della finanza è la causa della povertà materiale e della miseria etica e civile della nostra società. E , per quanto riguarda l’Italia, in particolare, le scelte politiche e legislative della classe dirigente degli ultimi decenni non sono state orientate al perseguimento del bene comune, ma piuttosto al raggiungimento del potere e della ricchezza personale, tradendo così i principi di eguaglianza e solidarietà che in nostri Padri Costituzionalisti avevano posto come base per la pacifica e giusta convivenza nazionale.

Dunque, se passasse il Si al Referendum sulla riforma costituzionale, sarebbe il disastro definitivo e un vero Colpo di Stato per la Repubblica Parlamentare italiana. A dirlo non sono cospirazionisti dell’ultima ora, alimentati dai romanzi di John Le Carrè – peraltro, questi ultimi, nati dall’esperienza su campo come agente segreto –. Ad agitare la bandiera della coscienza nazionale, con un libro appena distribuito in libreria: “Gli inganni della finanza” (Donzelli Editore, 19,00 euro) è un illustre magistrato, Paolo Maddalena, già Vicepresidente della Corte Costituzionale, dopo una lunga attività didattica, scientifica e giurisdizionale nel diritto amministrativo, costituzionale e ambientale, anche come Presidente di sezione alla Corte dei Conti. Una intensa carriera, iniziata subito dopo la Laurea, come assistente di un grande giurista di Diritto romano, Antonio Guarino, ricoprendo incarichi in vari ambiti della Giurisprudenza, come consulente del ministero della Pubblica Istruzione e dell’Ambiente o come docente di Diritto della Comunità Europea per il patrimonio culturale. Una esperienza a tutto campo nella Legge e nel Diritto, quindi, quella del giudice Paolo Maddalena, vissuta sempre alla luce di una fede cristiana autentica e profonda. In Terris lo ha intervistato. Il suo è uno schiaffo ai sostenitori del Si e ai cittadini addormentati.

 Giudice Maddalena, il neo-liberismo – forma estrema del liberismo, che è alla base del sistema capitalistico, e propone una concezione della libertà come assenza di regole morali, considerate “lacci” per l’iniziativa privata, considerata il bene supremo, e per il libero mercato – Lei dice, ha creato il disastro economico, provocando un’ecatombe etica e sociale. C’è bisogno di una “ricostruzione”. Da dove si parte?

“Si riparte da una partecipazione diretta del popolo alla politica e alle decisioni che riguardano la vita comune. Per capire i pericoli e il grande inganno del neoliberismo, con la promessa di una crescita infinita, bisogna andare alle radici del pensiero ispiratore. Il neoliberismo si è fatto avanti negli anni Trenta, con Hayek. Il Presidente degli Stati Uniti Roosvelt, con intelligenza, ottimamente consigliato dalla moglie Eleanor, aveva messo da parte queste idee a favore della visione economica di Keynes, ispirata al bene sociale e al concetto di eguaglianza. Per Keynes, ridistribuire la ricchezza ai lavoratori, che poi spendono nei negozi, non è soltanto giusto sul piano etico-sociale, ma anche innesca un circolo economico virtuoso. Purtroppo, il pensiero mercificante neoliberista si è fatto spazio con l’americano Friedman, che ha convinto le lobbies del potere e del denaro con le sue idee di accentramento della ricchezza nelle mani di pochi e di un mercato basato sulla concorrenza invece che sullo scambio, sostituendo il valore della moneta a quello di beni reali. Pinochet ha applicato questo metodo in Cile, e si è visto come, da una iniziale attesa di ‘miracolo’ economico, il Cile è precipitato in una situazione disastrosa. Purtroppo, il pensiero di Friedman è prevalso anche negli Stati Uniti, su questa base è stato creato il Fondo Monetario Internazionale, lo ha applicato anche il Presidente Clinton, ed è stato recepito in Europa con il Trattato di Lisbona. Qui è l’origine della grave crisi economica che viviamo. È la crisi di un modello economico sbagliato. I cittadini devono capirlo e partecipare alla politica, tornare a esercitare i propri diritti civili, non lasciare le scelte nelle mani dei pochi che i governano e che sono a servizio di interessi privati e non del bene comune. I rappresentanti politici sono succubi delle potenze finanziarie, dele lobbies del petrolio, delle armi, dei medicinali. I cittadini devono riprendersi la loro sovranità. Il primo appuntamento è per votare No al referendum sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi”.

Perché bisogna votare No al Referendum?

“Questa cosiddetta riforma giova soltanto ai poteri forti della finanza. Modificando l’articolo 138 della Costituzione, che è di garanzia per la revisione costituzionale, attraverso la doppia deliberazione di Camera e Senato, dopo avere ridotto quest’ultimo ad un’accozzaglia di gentucola facilmente manovrabile, si snaturerebbe la natura parlamentare della nostra Repubblica, e dunque della democrazia. Sarebbe un Colpo di Stato interno, un colpo di mano all’Erdogan all’italiana. Dopo sarebbe facile al Governo cancellare tutti i diritti. Sarebbe la dittatura della finanza. Un vero Colpo di Stato, iniziato con l’uccisione di Moro. In nome della libertà d’investimento e di concorrenza si è venduto tutto ai potentati economici internazionali, i beni del Paese, il futuro, i diritti. Con questo Referendum si gioca la pelle della nostra Repubblica. I cittadini devono comprenderlo”.

Qual è il principale inganno della finanza?

“Innanzitutto, che sia l’unica via possibile, la sola teoria economica praticabile. Poi, l’idea che ogni cosa abbia un prezzo, che sia quantificabile in termini di denaro. La moneta è un inganno. La libera competitività è una menzogna. Non c’è libera concorrenza. Le decisioni sono prese in vertici segreti, dove si prendono decisioni che servono a rendere i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, annientando i diritti umani fondamentali: alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla famiglia. Questo è un obiettivo della Massoneria: concentrare la ricchezza del mondo nelle mani di poche persone. Il mercato mondiale è diventato una grande bisca, che funziona come un Parlamento sovranazionale, che gioca con la nostra vita. A Bruxelles, le grandi lobbies monetarie entrano ed escono con plichi in mano, scrivono le leggi, i Regolamenti, le Direttive che condizionano la nostra vita. È il genocidio dei popoli che vivono in democrazia”.

Lei dedica il suo libro a Luciano Gallino, recentemente scomparso, lucido analista della società contemporanea. Cosa, nel pensiero di questo grande intellettuale, l’ha maggiormente ispirata?

“La sua morte è stata ignorata dai media. È stato l’unico che ha detto la verità. Ha parlato del ‘Colpo di Stato’ di banche e governi. La crisi del capitalismo e la crisi antropologica e ambientale sono due facce della stessa medaglia, diceva Gallino. Anche il debito pubblico è un inganno della finanza. È composto da interessi su interessi su interessi. In Italia si spende molto meno della media europea per la spesa sociale, dovremmo poter spendere di più, rinegoziare il debito, come ha fatto in passato la Germania, la quale non ha osservato per cinque anni i limiti di bilancio imposti nel Trattato di Maastricht, non ha pagato i danni di guerra, ha chiesto una dilazione di trent’anni per pagare il debito e alla fine le sono stati abbonati gli interessi. Monti ha fatto inserire nella Costituzione il pareggio di bilancio, ma questo è in contrasto con tutti i valori fondanti della Carta Costituzionale, con il principio di eguaglianza sostanziale dei cittadini e con il principio di solidarietà. Ci stanno riducendo alla miseria assoluta, materiale e spirituale. L’economia reale si basa sui beni reali. Oggi, invece, si vendono e si comprano beni monetari, finanziari, che non esistono, ma per essi si uccidono le persone”.

Negli ultimi anni, Norberto Bobbio analizzava la crisi della politica proprio come incapacità di garantire concretamente il principio di eguaglianza, Ed è su questo, diceva, che si gioca il successo della politica. Il pensiero unico, liberista, ha annullato questo principio. I politici non parlano più di giustizia e di solidarietà, ma piuttosto di cambiamento o di conservazione….

“Bobbio, come sempre, ha colto il nocciolo della questione. Dei tre principi dell’Illuminismo che sono alla base delle Costituzioni democratiche – libertà, eguaglianza e fraternità –, l’eguaglianza è il più fondamentale, perché senza questo non ci sono né libertà né fraternità. La diseguaglianza produce guerra, lotta per il potere e odio sociale. La politica cambia il linguaggio, parla di ‘cambiamento’ e ‘innovazione’ per ingannare il popolo e portarlo alla distruzione, come il pifferaio magico con i topolini nella fiaba di Hamelin. E questo sta avvenendo nell’indifferenza generale”.

Nell’Enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco, Lei vede segnata anche la strada per una nuova e sana economia, che parte dalla “bellezza” della stare insieme, nella famiglia umana, come la vera ricchezza….

“Sì, esattamente. Papa Francesco segue il filo della bellezza per la via della salvezza, spirituale e anche economica. La bellezza è nella natura e nell’arte, la vita. È il bello della vita, vivere in pace insieme, nella comunione, nello scambio. Così è nata la civiltà umana. L’uomo è uscito dal branco ed è diventato cittadino, civile. La vita è relazione e collaborazione, tra noi e con la madre Terra. Se non saremo capaci di ridare il primo posto alla vita, in ogni sua forma, come unità nella diversità, non ci salveremo. La vita è il valore fondamentale nella natura, e il diritto positivo è degenerato quando ha perso il rapporto con il diritto naturale. Da tempo, ci siamo messi contro le leggi di natura, per legittimare nostri vizi ed errori, in un’arroganza individualista. Per i cristiani, può esserci soltanto una economia di comunione. A mio avviso, un liberista non può dirsi vero cristiano, perché il liberismo è contrario alla nostra fede. Gesù dice: non si può amare me e Mammona. Il dio denaro crea ingiustizia e oppressione e non è conciliabile con il Dio dell’Amore”.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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