Le forze statunitensi nella località di al Tanf (situata nella parte meridoniale del confine siro-giordano) permangono con la giustificazione di combattere ISIS. Tuttavia, in 6 mesi esse non hanno mai attaccato le milizie del Califfato. Per contro, tali forze hanno favorito attentati (diretti od indiretti, contro l’esercito siriano. Inoltre, proprio vicino alla base Usa, esiste il campo profughi di Raskan dove vivono 70.000 persone in mezzo al deserto, e permane in condizioni indicibili, nonostante le spese miliardarie della coalizione internazionale per la guerra.
Patrizio Ricci – Vietato Parlare
Un quadro eloquente della confusione con cui gli Stati Uniti sono in Siria, è rappresentata dalla missione militare che ha nella località di al Tanf, situata sul confine giordano, nella parte meridionale della Siria. Secondo il portavoce del ministro Ministro russo della difesa Igor Konachenkov, essa è come un buco nero lungo la frontiera siro-giordana in cui “gruppi mobili di Daech possono effettuare attacchi eversivi e terroristici contro le truppe siriane e civili”. Benché illegale, la presenza delle forze statunitensi in tale zona è giustificata da Washington dalla necessità di condurre la lotta all’ISIS. Tuttavia durante i sei mesi di esistenza di questa base, nessuna operazione statunitense contro Daech è stata condotta.
Per contro, gli aerei statunitensi hanno ripetutamente attaccato le forze dell’esercito siriano stabilendo unilateralmente ed arbitrariamente una zona di non transito di 100 km intorno alla base. L’accesso però non è stato vietato all’ISIS che il 27 settembre ha potuto attraversare tale zona con 300 militanti per bloccare l’autostrada M2 che porta a Deir Ezzor. Successivamente anche il 3 ottobre, circa 600 combattenti hanno potuto far sosta nei pressi della base americana e poi compiere razzia ai danni di due convogli umanitari che transitavano nelle vicinanze (al Manar).
Anche se i mass media raramente ne parlano, tali episodi di ‘cecità selettiva’ – che arrivano ad avvantaggiare i terroristi se ciò vuol dire nocumento per le forze siriane – rappresentano la normalità nella guerra siriana.
Da segnalare ancora l’anomalia di dislocare un campo profughi vicino ad una base militare in un contesto di conflitto. E’ ovvio che la tale scelta di predisporre il campo profughi Ruskan(vedi foto) in pieno deserto e vicino alla base USA e dei miliziani filo-americani, mette a serio rischio i civili. Infatti è noto che le forze siriane faranno di tutto per riconquistare quella zona.
Ma la pericolosità dove è dislocato il campo di Ruskan non è il solo elemento che lascia profondamente perplessi. Tale campo, che si trova abbandonato in mezzo al nulla, ad oltre cento chilometri dalla città più vicina fornita di pozzi d’acqua (che ospita in totale promiscuità uomini, donne, bambini) conta circa 70.000 persone secondo informazioni di TerraSanta.net (vedi qui foto satellitare)
…è privo di acqua corrente, ambulatori, scuole, e senza una pur minima riconosciuta autorità che possa mantenere l’ordine e far rispettare il diritto. Le autorità di Amman, infatti, si tengono al di qua del confine giordano, dove termina ufficialmente la loro giurisdizione. In assenza di legge, nel campo avvengono risse e crimini violenti che non vengono perseguiti. Le organizzazioni umanitarie, dal canto loro, non entrano perché non c’è chi possa garantire l’incolumità dei loro operatori. Rimangono dalla parte giordana, da dove gestiscono l’emergenza alimentare e sanitaria. Al confine viene portata l’acqua con delle autobotti; pacchi alimentari vengono distribuiti ogni due giorni. I profughi vengono a prenderli e li portano nella «terra di nessuno», dove sono costretti a vivere.
Di fronte a tale spettacolo avvilente, c’è seriamente da chiedersi se sia ammissibile spendere miliardi di dollari in armi e rifornire i terroristi ma non fare nulla per tutta questa umanità sofferente creata per sete di potere, intrighi e menzogne.
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