L’amministrazione Obama ha finalmente riconosciuto il 31 agosto, che elementi di al-Qaida combattono nelle file dei ribelli libici, nella caduta, la scorsa settimana, di Tripoli.
Ciò è avvenuto con una nota prudente dall’ufficio del consigliere sul terrorismo del presidente Barack Obama, John Brennan: “Alcuni membri del LIFG [propaggine libica di Al Qaida, il Gruppo Combattente Islamico], in passato avevano collegamenti con al-Qaida in Sudan, Afghanistan o Pakistan Altri hanno abbandonato interamente il loro rapporto con al-Qaida. Sembra dalle loro dichiarazioni e dal sostegno all’istituzione di una democrazia in Libia, che questa fazione del LIFG non supporti al-Qaida. Si dovrà sicuramente guardare con attenzione per vedere se questo è vero o è solo una sceneggiata.”
Le fonti militari di Debka file hanno rivelato, il 28 agosto, che i combattenti della LIFG hanno combattuto per l’occupazione di Tripoli il 21 Agosto. Il loro comandante, Abd Al-Hakim Belhadj, un veterano di al-Qaida in Afghanistan, in seguito estradato in Libia e incarceratovi, ha guidato la battaglia per la roccaforte di Gheddafi di Bab al-Aziziya, due giorni dopo, e da allora si è proclamato comandante del consiglio militare di Tripoli.
Questo va confrontato con la sola scelta dell’amministrazione USA di accettare questo fatto compiuto, soprattutto dopo che i giornalisti statunitensi hanno scoperto dei file dell’intelligence nel quartier generale abbandonato di Muammar Gheddafi, attestanti la campagna dell’ex dittatore libico contro le reclute libiche e gli infiltrati esterni di al-Qaida. Questi file contenevano una mappa che tracciava giorno per giorno i movimenti di al-Qaida e di altri estremisti musulmani operanti nel paese e il loro indirizzo attuale.
Hanno anche trovato prove documentali degli stretti legami mantenuti tra le agenzie anti-terrorismo di Gheddafi e occidentali, condividendo i dati raccolti dalle rispettive agenzie sui movimenti di al-Qaida.
Fino ad oggi, il presidente Barack Obama ha respinto gli avvertimenti di Gheddafi che la ribellione esplosa contro di lui, a febbraio, avrebbe spianato la via alla presa del potere in Libia di al-Qaida.
Le nostre fonti d’intelligence e del contro-terrorismo trovano che la dichiarazione Brennan dalla Casa Bianca, abbia sollevato più domande che risposte:
1. Nulla è stato detto circa la reazione di Washington nel caso il LIFG risultasse, in futuro, portare avanti l’agenda politica, religiosa e terrorista di al-Qaida “per davvero“, e non “solo per finta“. Gli USA accetteranno il ruolo del comandante del LIFG, Belhadj, a comandante di Tripoli o agiranno per rimuoverlo? E se i suoi leader dimostreranno di lavorare a stretto contatto con al-Qaida nel Maghreb – AQIM?
2. Come potrebbe l’amministrazione Obama chiedere alla NATO di porre le forze speciali britanniche e francesi in prima linea nella battaglia, per la conquista da parte dei ribelli, di Tripoli, in diretta violazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che confina l’intervento della NATO agli attacchi aerei – e solo quando c’era bisogno di salvare le vite dei civili? I nostri esperti militari sottolineano che senza quelle truppe a terra e il martellamento aereo costante della NATO delle forze di Gheddafi, i ribelli non avrebbero mai preso la capitale libica – e molto altro, oltre la loro base di Bengasi. L’avventura libica ha quindi posto gli Stati Uniti nella posizione anomala di aprire la porta ai ribelli libici, alleati con gruppi che hanno un forte legame con al-Qaida, e al tempo stesso combattere gruppi simili in Afghanistan, Pakistan, Iraq e Yemen.
3. Quale messaggio l’episodio libico invia ad al-Qaida e ad altre organizzazioni estremiste islamiche? Non si potrebbe dedurre che gli Stati Uniti e la NATO combattono solo le loro battaglie contro i regimi autocratici in altri paesi?
4. Muammar Gheddafi, mentre lotta per la vita intorno a Sirte, si è affrettato a pesare sul bilancio reale delle forze. Ha concluso che, se è lecito per Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sostenere le forze allineate con al-Qaida, potrebbe proficuamente percorrere lo stesso percorso.
Ha quindi mandato suo figlio Saadi, il 31 agosto, a contattare Abd al-Hakim Belhadj del LIFG, il sedicente governatore militare di Tripoli, a proporre a nome di suo padre, di discutere della fine della guerra, al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Gheddafi ha inviato un altro figlio, Saif al-Islam, con il messaggio opposto ad al-Arabya TV: La guerra continua, ha detto, suo padre sta bene e lui ha 20.000 combattenti armati nella città di Sirte, pronti a combattere per lui fino alla morte.
E’ importante notare che Saadi abbia bypassato i capi dei ribelli del CNT e i suoi comandanti a Bengasi e a Tripoli, e abbia presentato la sua offerta direttamente al leader del ramo libico di al-Qaida. Il governante libico deposto capisce chiaramente che per proseguire la guerriglia minacciata contro i ribelli e i loro sponsor stranieri, dovrà giocare con gli elementi di al-Qaida, proprio come fa l’Occidente. Mercoledì sera, fonti britanniche hanno riportato che diverse autobombe inesplose sono state trovate nella capitale, a significare l’inizio della guerra di guerriglia minacciata da Gheddafi.
DEBKA file Special Report 1 settembre 2011 http://aurorasito.wordpress.com/category/difesa/ LIFG