Gli USA supportano la candidata alla cancelleria tedesca Baerbock, russofoba, militarista, atlantista, fautrice di una linea dura con Mosca e Pechino.

I Verdi sono sempre più il braccio politico degli USA in Europa. Finita l’era Merkel, Washington scarica l’alleato storico (la CDU, ormai scomoda e inutilizzabile, con un candidato troppo anziano, troppo moderato e troppo incline al dialogo con Putin, oltre che deciso a portare a termine il NordStream2 e scettico sulla transizione verde) e punta decisamente su Annalena Baerbock: donna, giovane, contraria al NordStream 2, russofoba, militarista, atlantista, fautrice di una linea dura con Mosca e Pechino.
Perfetta per attuare l’agenda dell’amministrazione Biden, ma anche abbastanza abile da nascondere i suoi veri tirafili dietro una coltre di buonismo ed ecologismo. Il fatto che dalla taz, alla Süddeutsche Zeitung fino alla Bild si sprechino elogi per una che finora non ha amministrato nemmeno un condominio la dice lunga sulle forze che ha dietro di sé.

Annalena Baerbock vista da Oskar Lafontaine

Negli ultimi giorni le critiche più feroci ad Annalena Baerbock, candidata dei Verdi alle prossime elezioni federali del 26 settembre e nuova indiscussa stella politica del mainstream tedesco, sono arrivate da sinistra e, precisamente, da Oskar Lafontaine.

Lafontaine è stato negli anni Ottanta e Novanta una figura di primo piano dell’SPD. Ex sindaco di Saarbrücken, ex governatore del Saarland, ex presidente della SPD, dal 1998 al 1999 fu anche ministro delle finanze nel governo Gerhard Schröder, dal quale si dimise in aperta polemica con il cancelliere. Da allora Lafontaine è approdato nella Linke, anche se dal 2010 si è ritirato dalla politica nazionale attiva.

Noi di Giubbe Rosse stavamo preparando un profilo della nuova candidata verde con l’obiettivo di metterne in luce il pericoloso fondamentalismo sia sul piano della politica energetica, sia sul piano geopolitico, mascherato dalla consueta coltre di luoghi comuni buonisti e ambientalisti tipica dell’universo progressista, di cui i verdi tedeschi rappresentano oggi l’espressione più compiuta.

Oskar Lafontaine, con due velenosi post dal suo profilo Facebook, rispettivamente il 20 aprile e il 26 aprile, ci ha risparmiato un sacco di lavoro.

Già nel primo post del 20 aprile Lafontaine ci va giù pesantissimo. Fin dai tempi del bombardamento di Belgrado, i Verdi hanno dimostrato di essere il vero partito della guerra in Germania, per non dire che sono essenzialmente manovrati da Washington.

L’idea che la Baerbock, fautrice di una politica di sanzioni e di pressione costante contro Putin e favorevole al riarmo della Germania, possa un giorno rappresentare la Germania in mezzo a un ipotetico conflitto tra Russia e Ucraina, è un qualcosa che non rende affatto tranquillo Lafontaine.

Inoltre, pur senza infierire fino alle estreme conseguenze, Lafontaine fa proprie le critiche già rivolte alla candidata verde da Jens Berger: un prodotto di marketing costruito a tavolino dai media, inesperta e del tutto impreparata a svolgere la funzione di cancelliera.

Ero insieme ad Heinrich Böll, Petra Kelly e Gert Bastian alla marcia di protesta a Mutlangen contro il Pershing II. La coalizione rosso-verde con Schröder e Fischer nacque essenzialmente per mia iniziativa: Schröder voleva una grande coalizione [un’allenza tra SPD e CDU, lasciando fuori i Verdi ndr]. Mi sono pentito di quella decisione. Non solo per l’Agenda 2010, ma anche per la partecipazione della Germania alla guerra internazionale illegale in Jugoslavia, che è stata attuata in larga parte da Joschka Fischer e dai Verdi. Da allora, i Verdi si sono trasformati da partito della pace in partito della guerra. La Fondazione Heinrich Böll dovrebbe cambiare nome e chiamarsi “Fondazione Generale von Clausewitz”.

Un esponente di spicco di questo bellicismo del partito verde è la nuova “candidata a cancelliera” Annalena Baerbock. Appoggia guerre illegali, è favorevole al riarmo, alla fornitura di armi, all’accerchiamento della Russia da parte degli Stati Uniti e, naturalmente, è contraria al NordStream 2. Jens Berger ha raccolto una collezione di sue citazioni sulla pagina odierna del blog NachDenkenSeiten.

L’idea che i Verdi, controllati dagli Stati Uniti, abbiamo scelto Annalena Baerbock come candidata alla cancelleria nel mezzo di una crisi al confine russo-ucraino che si fa ogni giorno più grave, mi fa semplicemente orrore.

Ma c’è di più: in economia sarebbe impensabile che a capo di, supponiamo, Volkswagen, Daimler o BASF arrivasse qualcuno che non ha mai amministrato una piccola azienda, non è mai stato capo reparto o membro del consiglio di amministrazione di un’azienda di medie dimensioni. I Verdi e molti dei loro sostenitori tra le file dei giornalisti ritengono ovviamente come Annalena Baerbock che lavorare per un gruppo parlamentare verde e tirare su due figli ti renda sufficientemente qualificato per diventare cancelliere della più grande economia d’Europa.
Mi tornano in mente le parole di Wilhelm Busch: “Se uno, che a fatica è riuscito ad arrampicarsi su un albero, crede di essere già diventato un uccello, si sbaglia di grosso”.

Nel post del 26 aprile Lafontaine affonda ulteriormente il coltello nella piaga, evidenziando come il presunto ambientalismo della Baerbock e la sua posizione sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO rispondano essenzialmente agli interessi di Washington. Se ha così tanto a cuore l’ambiente, perché la Baerbock non dice nulla sull’importazione di gas da fracking dagli USA, mentre ogni giorno chiede a gran voce di porre fine al progetto NordStream 2? E, più ancora, che significa che l’Ucraina è un paese sovrano e può scegliere se aderire o meno alla NATO? E se Cuba accettasse di ospitare missili russi puntati contro gli USA o se il Venezuela decidesse di far stazionare truppe cinesi sul proprio territorio in cambio di aiuti economici? Non sono anche loro paesi sovrani? Che cosa direbbero i suoi amichetti americani?

Il mio post su Annalena Baerbock ha ricevuto molti consensi, ma ha anche suscitato forti critiche. I critici sembrano essersi particolarmente indignati per il fatto che io abbia definito Annalena Baerbock una bellicista.

Non mi sono affatto sbagliato. La “candidata a cancelliera” verde chiede oggi di intensificare la pressione su Mosca, di usare il pugno duro con la Cina e di mettere fine al sostegno del gasdotto NordStream 2. Forse ancora non sa che l’obiettivo principale degli Stati Uniti da un secolo a questa parte è “impedire un’alleanza tra Germania e Russia”, come ha detto il consigliere per la sicurezza statunitense George Friedman:” È una banale constatazione che per gli Stati Uniti sarebbe un problema se la tecnologia tedesca e le materie prime russe si unissero”.
Dovrebbe sapere, però, che l’industria automobilistica tedesca e i suoi dipendenti lo scorso anno erano ben felici che i cinesi acquistassero tante auto tedesche (in futuro ci saranno sempre più auto elettriche). I manager che ora strizzano l’occhio ai Verdi hanno chiaro in mente che cosa significherebbe per le loro aziende il pugno duro che la Baerbock chiede contro la Cina? Aggiungiamo, per amore di completezza, che lei chiede anche il dialogo.

Non c’è niente di verde nel chiedere la fine del NordStream 2. Sarebbe molto più verde, se mai, chiedere di interrompere le forniture alla Germania e all’Europa del gas da fracking degli USA, che è notevolmente più inquinante per l’ambiente. Ma su questo devo ancora sentire una parola.

È pericoloso, però, che alla richiesta del governo ucraino di aderire alla NATO non venga in mente di meglio ad Annalena Baerbock che la solita formula propagandistica di chi desidera accerchiare la Russia: “Gli stati sovrani possono decidere da soli sulle loro alleanze”.

Dunque, non avrebbe niente in contrario se un domani l’Avana stringesse un patto di assistenza militare con la Russia e a Cuba stazionassero missili e truppe russe, giusto? Lo stesso vale per il Venezuela, che da anni viene bullizzato dall’imperialismo statunitense.

Secondo gli studi degli economisti statunitensi Weisbrot e Sachs, più di 40.000 persone sono morte lì tra il 2017 e il 2018 solo a causa delle sanzioni americane. Il Venezuela potrebbe concludere un patto di assistenza con la più potente Cina, con il risultato che truppe e missili cinesi stazionerebbero sul suolo venezuelano. Che cosa ne penserebbero i suoi amici americani?

Ancora di più mi interesserebbe sapere che cosa hanno da dire Annalena Baerbock e i suoi sostenitori sulla mia “conclusione ingenua” riguardo agli Stati sovrani di Cuba e Venezuela. Vogliamo scommettere che non riceverò alcuna risposta?

fonte: Giubbe Rosse –  http://giubberosse.blog/

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