Gli zorro del Diritto Umanitario Mondiale

di Michel Raimbaud

Traduzione italiana per OraproSiria di Gb.P.
Presentata come imminente durante tutta l’estate, la battaglia di Idlib, che avrebbe segnato per l’esercito siriano la fase finale della lotta contro il terrorismo, non ha avuto luogo. Rifugio per migliaia di sopravvissuti del jihad e spazio consegnato agli imbrogli di Erdogan, questa città vicino ad Aleppo e alla Turchia ha fatto versare fiumi di inchiostro e di saliva, ma il bagno di sangue annunciato invece non c’è stato. Un accordo a sorpresa tra la Russia e l’Ottomano che rinvia ai loro studi gli indovini e gli esperti di orientologia e – insinuano le male lingue – a rinviarne la riconquista militare alle calende turche …
Dunque, dimentichiamo Idlib per il momento e andiamo subito al fatto o alla nuova malefatta, che si chiama Deir Ezzor. Come sappiamo, a meno che non l’avessimo già dimenticato, questa città è stata liberata dall’esercito siriano nel novembre 2017 dallo “Stato islamico” che l’aveva occupata, ma essa si deve ancora confrontare con varie minacce, legate in particolare alla sua situazione geostrategica. Situata sulle rive dell’Eufrate, vicino a pozzi petroliferi e adiacente a ricchi terreni agricoli, è oggetto di molta cupidigia, motivo per cui Da’esh ha preso residenza lì. È anche il motivo per cui è il bersaglio dei Kurdi, che tendono a considerare il Kurdistan ovunque, ma anche l’oggetto della sollecitudine dei Turchi che hanno la nostalgia ottomana a fior di pelle e degli occidentali che la vedono come una terra da democratizzare al modo di Debeliou.  Le “forze democratiche della Siria”, che si presentano come “arabo-curde” brandiscono una “priorità” che sarebbe quella di combattere contro il terrorismo, quello dei Turchi in particolare, ma Washington strumentalizza gli uni e gli altri, l’obiettivo comune è impedire il ritorno dello Stato siriano.
Circa la “coalizione internazionale“, formatasi con la scusa di combattere Da’esh, è di fatto un ulteriore esercito per procura degli Stati Uniti e dei suoi alleati, che combatte e distrugge per conto dell’America. Giova ancora ripeterlo: la cosiddetta America in tutti i suoi travestimenti (forze speciali, consiglieri, NATO, “coalizione”, vari eserciti e mercenari), è presente in Siria in totale illegalità, senza autorizzazione e contro la volontà del governo legale di Damasco . Lo stesso vale per i suoi alleati, senza offesa per tutti i guerrafondai occidentali. Il resto è semplicemente inverosimile, falso e ridicolo.
Tuttavia, sempre alla ricerca di progetti creativi, come il caos con lo stesso nome, la “coalizione” che imperversa in Siria, in scompiglio di fronte alle evoluzioni della situazione nella regione, ha intrapreso una nuova offensiva, violando ancora un po’ di più il diritto internazionale, il diritto umanitario e le ipocrite “leggi di guerra” …
La “coalizione” ha appena colpito di nuovo, portando avanti a tre o quattro riprese bombardamenti mortali su obiettivi civili nella zona di Deir Ezzor. In una settimana si contano più di 100 vittime, per lo più donne e bambini. Le armi usate – bombe a frammentazione, o al fosforo bianco, particolarmente crudeli e che lasciano tracce nell’ambiente, sono all’ordine del giorno per i nostri “Zorro” del Far West planetario. E perché no, di nascosto, delle bombe all’uranio impoverito per insegnare come vivere ai dannati della terra? I media occidentali glissano su queste stragi collaterali in silenzio o le citano senza emozioni apparenti. Guidata da motivazioni così nobili, la “coalizione” non può commettere crimini di guerra, per definizione … Così, la città di Raqqa è stata rasa al suolo e i suoi abitanti sono stati massacrati, dopo che i leader terroristi erano stati accuratamente esfiltrati: su questo non è stato mai pubblicato un rapporto. Come diceva la signora Albright, amata collega dei nostri ministri e nonna di tutti i bambini mutilati delle guerre dell’Asse del Bene, “questo è il prezzo da pagare per la democratizzazione” (sic).
Avete detto “diritto umanitario“? Avete detto “ambiente“? Avete detto “diritto internazionale“, “legalità delle Nazioni Unite“? Dove si andrebbe se i paesi che si arrogano “il diritto di dire il giusto” dovessero anche metterlo in pratica, o addirittura dare l’esempio? Non possono fare tutto, già che sono depositari del pesante “fardello dell’uomo bianco” ridenominato “responsabilità di proteggere“. Da qui la suddivisione dei compiti, ad alcuni definire il diritto e agli altri il dovere di rispettarlo e il pericolo di essere puniti, anche a titolo di prevenzione: non tutti possono essere medici, ci vogliono pure i pazienti! E Dio sa che la povera umanità è paziente.
Per il dominante e sicuro Establishment, tutto questo è ovvio: “le nostre grandi democrazie occidentali“, ammiraglie dell’Umanità, non si definiscono anzitutto come nazioni civili governate dallo Stato di diritto? Questo Stato di diritto con cui le nostre “élite” si riempiono la bocca fino ad averla secca, è quello in cui tutti possono, sembrerebbe, difendere il proprio diritto e cercare giustizia per i danni di cui si ritiene essere stati vittima, senza garanzie di risultato, tra l’altro; ma non è un diritto di competenza universale, perché riguarda solo le “persone civili”, non i “fuori-legge”: anzi, lo Stato di diritto è anche, e forse soprattutto, uno Stato che può fare la guerra sporca in casa d’altri senza mai chiedere la loro opinione ai propri cittadini o ai loro rappresentanti, costituzione o no … Un conto è la teoria e un altro la pratica … Il famoso villaggio globale a cui le nostre élite si riferiscono in modo naturale e senza ridere, questa torta alla crema con la quale le “élite” ci spalmano, è a immagine delle nostre grandi città “globalizzate”. C’è il centro ricco e “civilizzato”, piuttosto ad ovest, “l’umanità dall’alto” che conta e decide, la “comunità internazionale” auto-intronizzata. Sfortunatamente, non essendoci niente di perfetto a questo mondo, ci sono anche, nel sud e nell’est, tutti questi sobborghi di fuori-legge , dove si muove “l’umanità dal basso” o il piano mezzanino: sono il punto di riferimento dei manifestanti e dei resistenti, che si rifiutano di “unirsi alla comunità internazionale occidentale”, osando opporsi ai suoi vari valori e ai suoi indicatori. Che questi malviventi siano “rinascenti” o “emergenti” non cambia il fatto, devono essere sanzionati, minacciati e circondati: non sono essi “preoccupanti” così come lo sono gli Stati falliti, canaglia, paria, con i quali si alleano e che essi proteggono?
In un articolo pubblicato il 4 ottobre 2015, intitolato « Etats voyous et grandes voyoucraties » , l’autore di queste righe ha ricordato la ” teoria del pazzo”, frutto del cervello di Richard (Dick) Nixon, già mezzo secolo fa: è auspicabile che l’America sia guidata da “pazzi con un comportamento imprevedibile, con un’enorme capacità di distruzione, per creare o rafforzare le paure degli avversari”, pensava “Tricky Dicky” altrimenti detto “Dick il baro”. Ponendo i “principi base della deterrenza nell’era post-guerra fredda”, uno studio del 1995 per il Comando Strategico riaffermava questa idea principale: poiché gli Stati Uniti “hanno sostituito l’Unione Sovietica con i cosiddetti Stati canaglia”, devono proiettare un’immagine “irrazionale e vendicativa di se stessi”, “alcuni elementi” del governo che appaiono “potenzialmente folli, impossibili da controllare”? Eppure lo zio Donald era lontano dalla Casa Bianca. Ma venticinque anni dopo, la teoria del pazzo è più che mai attuale e Trump è al comando.
In ogni caso, questa prosa delirante spiega il perché di questo “mondo al contrario” concepito dall’Occidente, in cui ogni parola, ogni frase, ogni concetto significa il suo opposto, il diritto essendo così tradotto in non-diritto, la legalità in illegalità, il desiderio di giustizia nella sua sistematica negazione, la volontà di pace in follia bellicosa e la verità in menzogna. Questo è sufficiente per spiegare come le “grandi democrazie” autoproclamate vengano trasformate in “delinquentocrazie“, seguendo -fingendo di ignorarli- i tre criteri che, secondo uno dei “nuovi storici” di Israele, Avraham Shlaim, professore emerito di Oxford, definiscono lo Stato canaglia, il “Rogue State” degli anglosassoni:
– Violare regolarmente la legalità internazionale,
– Possedere armi di distruzione di massa,
– Utilizzare il terrorismo per terrorizzare le popolazioni civili.
Su queste basi, il GPS non porta a Damasco, a Teheran o Mosca, ma a coloro che lo hanno progettato. Nel giugno 2000, Robert McNamara, ex Segretario alla Difesa degli Stati Uniti (dal 1961 al 1968), aveva già pensato (The International Herald Tribune) che gli Stati Uniti fossero diventati uno “stato canaglia”. Dieci anni dopo, all’inizio delle disastrose “Primavere arabe”, Noam Chomski constaterà che il suo paese “è al di sopra del diritto internazionale”. Due coscienze americane tra tante altre. Resta comunque che, nel dizionario degli innamorati dell’America, si raccolgono più fioretti che in tutte le omelie di Papa Francesco. George W. Bush, noto studioso di questioni storiche (“Perché ci odiano così tanto quando siamo così bravi?”) aveva già il talento di sfidarci. L’attuale inquilino dell’ufficio ovale, lo zio Donald, è anch’egli una sentinella che sa farci sapere, con il solido buon senso dei saloon e dei ranch, il frutto delle sue cogitazioni: “Il mondo è un posto molto pericoloso”, ci dice nel novembre 2018. Non possiamo contraddire il Presidente degli Stati Uniti, per definizione provetto in termini di pericolosità.
Per il periodo dal 1945 ad oggi, l’Impero del Bene può iscrivere al proprio bilancio 20-30.000.000 uccisi, tra le guerre dirette (Corea, Vietnam, Iraq) o quelle per procura (in Afghanistan Angola, Congo, Sudan, Guatemala, Siria) guidate da forze e da milizie alleate, spesso guidate e controllate dagli Stati Uniti. Si potrebbe anche, senza temere smentite, contare centinaia di milioni di vittime in questi molteplici conflitti e centinaia di altre indiretti risultati delle ostilità (carestie, epidemie, migrazioni, schiavitù, distruzione dell’ambiente, delle infrastrutture, prelievo dalle spese vitali per le spese militari), o frutto delle sanzioni, blocchi o embargo che l’America ed i suoi fedeli alleati infliggono a più della metà degli Stati membri delle Nazioni Unite …. Questo è il bilancio delle azioni intraprese dal 1945 da parte della “potenza indispensabile” per creare “un ordine internazionale libero e aperto” e per “proteggere i popoli dall’aggressione e dalla tirannia” (2018 National Defense Strategy of the USA ). La “comunità internazionale” in salsa occidentale è una confraternita di “Zii pistoleri” facile da riconoscere, dal momento che li si trova in tutte le principali rotte per la pace, camminando impettiti a braccetto sugli Champs Elysees o sotto archi di trionfo, sotto lo sguardo tenero di telecamere che fissano per i posteri queste riunioni di famiglia.
Sembrano così felici di ritrovarsi insieme e sembrano così sinceri, che occorre guardarli almeno due volte per constatare o capire che la rete di alleanze a cui partecipano include alcuni famigerati criminali di guerra e molto ossessionati dal bombardamento umanitario. Certo, ma allora come possiamo spiegare che troviamo gli stessi nelle grandi cerimonie in cui si brandisce l’ambiente come trofeo e/o come simbolo di un ardente desiderio di pace? A cosa serve predicare la transizione ecologica, limpidi ruscelli e nuvole soffici nel paese dei nati fortunati, quando nel mucchio degli Stati colpiti dalle “guerre giuste” dell’Impero, l’atmosfera è resa mortale dalle bombe, da armi di distruzione di massa, dalla devastazione, dai miasmi di epidemie, quando l’acqua e la terra sono deliberatamente avvelenati da piani malvagi (vedere il piano degliStati Uniti in Iraq sul trattamento della vulnerabilità delle acque)? Si potrebbe pensare dal loro bell’aspetto che anche gli “zii pistoleri” sono anche degli zii buffoni. Ed è vero che spesso bisogna darsi un pizzicotto per assicurarsi che non si sogni. La beffa globale ha qualcosa di rimarchevole in quanto non è intenzionale per i suoi promotori e progettisti, che si prendono molto sul serio. Due o tre esempi saranno sufficienti qui per illustrare il punto.
Voi siete l’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, ed ecco che si alza il rappresentante saudita venuto a perorare la libertà in Siria e le condizioni per un futuro democratico per questo paese che i wahhabiti hanno voluto distruggere. Il discorso è sorprendente e può essere considerato come uno scherzo, come dice quel gran signore che è Bachar al Jaafari, eccellente diplomatico. Ma questo è solo un episodio dello scherzo che ha permesso alla “comunità internazionale” di affidare all’Arabia Saudita la presidenza del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo e della donna, e all’Occidente di servirsene come portavoce sull’argomento, obbligati da Bin Salman. Dopotutto, chi aveva protestato quando gli “White Helmets of Syria“, una creatura dei servizi inglesi e rappresentanti umanitari di Al Qaeda, erano stati nominati per il Nobel per la pace, ricevendo il Premio degli Stati Uniti per i diritti umani?
Al punto di decadimento in cui è arrivato il sistema delle Nazioni Unite, sballottato dalla “fine della Storia” e poi dalla globalizzazione, la vita internazionale è ormai surreale per chi vuole ancora fare riferimento agli usi, ai costumi e ai linguaggi della diplomazia, ai principi della Carta delle Nazioni Unite e ai semplici principii della morale naturale e/o della vita nella società. E il massimo del surrealismo è raggiunto quando tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza spiegano con gran furore che è un loro diritto e perfino un dovere violare sistematicamente i principii e le norme della Carta, di cui pretendono di essere custodi e i garanti, accusando i loro oppositori di minacciare la pace e l’ordine mondiale. Ormai si sarà capito, bisogna che la società internazionale sia caduta ben in basso perchè i padri fondatori delle Nazioni Unite abbiano come successori ed eredi dei volgari banditi. La diplomazia tradizionale aveva i suoi limiti e i suoi difetti, ma questa prendeva a cuore il suo lavoro, che è quello di mettere l’olio nelle ruote e non versare invece l’olio sul fuoco. Poteva avere uno certo spirito, ma non era una buffonata. Essa deve smettere di esserlo.
In un momento in cui il mondo sta flirtando con la guerra, dobbiamo rimettere l’etica nella vita internazionale. Il conflitto non è più tra un mondo “libero” e un mondo “totalitario”, ma tra i sostenitori del diritto e quelli dell’egemonia. Ognuno deve scegliere da che parte stare, prima che suoni la mezzanotte, prima che lo scherzo generalizzato giochi brutti scherzi. La nostra umanità sta perdendo la pazienza.
Michel Raimbaud
Ex ambasciatore , professore e conferenziere

https://www.iveris.eu/list/tribunes_libres/389-tontons_flingueurs_tontons_blagueurs

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