Se pensavate – come me – che la libertà di parola nel Regno Unito fosse ancora una cosa sicura, preparatevi a ricredervi. Sotto la guida del nuovo Primo Ministro Keir Starmer, stiamo assistendo a una delle più aggressive campagne di censura che il paese abbia mai visto. La situazione è ben descritta da “Reclaim The Net“ che mette in luce come il governo stia usando ogni scusa possibile, dai disordini sociali agli attacchi tragici, per giustificare un controllo sempre più stretto su ciò che la popolazione può dire sui social.
Parliamo chiaro: questa non è solo una risposta a un momento di crisi. È una strategia deliberata per silenziare voci critiche e consolidare il potere, nata dall’atteggiamento sempre più autoritario degli ultimi governi progressisti. Hanno cominciato a segnalare come “disinformazione” o “contenuti preoccupanti” tutto ciò che non si allinea con la narrazione ufficiale. Piattaforme come Google, Meta e TikTok si stanno piegando a queste richieste, mentre X (ex Twitter) cerca ancora di resistere.
Questa escalation ha radici profonde: non è solo una risposta immediata agli eventi recenti, ma il culmine di anni di erosione delle libertà civili sotto la bandiera della sicurezza pubblica. Con l’introduzione dell’Online Safety Act, già controverso di per sé, il governo non si accontenta, e alcuni, come il segretario Peter Kyle, vogliono spingersi ancora oltre. Non stiamo solo parlando di bloccare post violenti o chiaramente illegali, ma di una vera e propria caccia alle streghe contro tutto ciò che non è politicamente conveniente.
E non è finita qui. La polizia sta arrestando persone per post sui social media che non seguono la linea ufficiale, come nel caso di Bernadette Spofforth, un’attivista contro il lockdown, accusata di diffondere informazioni “false” che hanno alimentato l’odio online. Ma chi decide cosa è falso e cosa no? Chi stabilisce i limiti del dibattito pubblico? È una questione che riguarda tutti noi, perché oggi è Spofforth, ma domani potrebbe essere chiunque altro a essere preso di mira.
Il governo di Starmer, con il sostegno di figure come il sindaco di Londra Sadiq Khan, sta cercando di trasformare i social media in zone “non libere”, dove ogni parola potrebbe essere monitorata, giudicata e censurata. Starmer stesso ha dichiarato che i social media non devono essere “una zona libera dalla legge”. Questo significa che le critiche, anche legittime, alle forze dell’ordine o al governo potrebbero presto essere considerate pericolose o addirittura illegali.
Non possiamo ignorare le gravi implicazioni di ciò che sta accadendo. In un contesto globale dove la guerra in Ucraina ha rafforzato il controllo sui media e le narrative, se un governo occidentale di peso, come quello britannico, riesce a soffocare la libertà di parola in nome della sicurezza, cosa rimarrà dei nostri tanto proclamati valori democratici? Il rischio è che il dissenso venga criminalizzato e il dibattito pubblico ridotto al silenzio. Questo scenario è profondamente inquietante, e se non agiamo ora, esercitando il nostro giudizio critico per difendere il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni, rischiamo di perdere gli ultimi brandelli di libertà per sempre.
Questa situazione è una diretta conseguenza delle politiche sempre più oppressive portate avanti dagli ultimi governi progressisti britannici. Hanno costruito un sistema dove la libertà è sacrificabile sull’altare della sicurezza e del controllo. La censura non sta solo arrivando, è già qui, e sta avanzando più velocemente di quanto avessimo mai immaginato. Se c’è un momento per preoccuparsi, è ora. E se c’è un momento per agire, è adesso. Non possiamo permettere che la libertà di espressione sia ridotta a un lontano ricordo.