I greci scioperano per il diritto di sciopero

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Zero Hedge descrive la paradossale – ma non in un mondo neoliberista – situazione della Grecia. I mercati (queste oscure divinità dei nostri tempi, che esigono la loro quota di sacrifici umani) mostrano di considerare basso il rischio di investimento sui titoli di Stato greci. Non perché ci sia una reale ripresa dell’economia – tutt’altro – ma perché puntano sull’uscita del Paese dal programma di “salvataggio” (o di definitivo affossamento?) e sulla sua inclusione nel quantitative easing della BCE (finché dura). E per uscire dal programma di salvataggio non c’è limite al deterioramento delle condizioni di vita e lavoro della popolazione che il governo di Tsipras si è volontariamente costretto ad accettare. Con gli ultimi provvedimenti si limita il diritto di sciopero, mentre si rende più facile pignorare la casa di chi non paga un debito: e questo in un Paese in cui una famiglia su due è indebitata. (L’immagine di apertura, una foto scattata all’interno del Tribunale di Atene durante le vendite all’asta di beni pignorati, è tratta dal blog Greek Crisis dell’antropologo greco Panagiotis Grigoriou. Il post che la contiene è stato tradotto sul sito dell’associazione a/simmetrie).

di Tyler Durden , 12 gennaio 2018

Stando ai mercati, in Grecia è in atto una ripresa straordinaria. Al punto che, di fatto, le obbligazioni greche con scadenza a due anni oggi offrono un tasso inferiore a quello delle obbligazioni di pari scadenza emesse dal Tesoro americano. Ebbene sì, secondo i mercati la Grecia ora dal punto di vista del rischio di credito è più sicura degli Stati Uniti.

 

US vs Greece

 

Eppure, basta una rapida occhiata dentro l’economia reale greca per scoprire che nulla è stato risolto. In realtà si può sostenere che le cose oggi sono messe peggio di quando la Grecia ha fatto default (per la prima volta),

Secondo le statistiche della IAPR (Autorità Indipendente per le Entrate Pubbliche)le tasse non pagate in Grecia attualmente equivalgono a più del 55% del PIL del Paese a causa – diciamolo – dell’impossibilità delle persone di pagare tasse in continuo aumento. Il debito scaduto nei confronti dello Stato ha raggiunto quasi 100 miliardi di euro, di cui solo 15 miliardi di euro hanno una qualche possibilità di essere restituiti alle casse del governo, poiché la maggior parte è dovuta da imprese fallite e da persone morte.

Le autorità fiscali greche nel 2017 hanno sequestrato pensioni, stipendi e beni di oltre 180.000 contribuenti, mentre i crediti inesigibili delle casse dello Stato continuano a crescere. L’Autorità indipendente per le entrate pubbliche ha confiscato quasi 4 miliardi di euro nei primi dieci mesi di quest’anno, con misure coattive che, a quanto si riporta, nel 2018 riguarderanno 1,7 milioni di debitori morosi.

Il credito deteriorato dello Stato in Grecia è cresciuto al ritmo di un miliardo di euro al mese dal 2014 e quasi 4,17 milioni di contribuenti attualmente devono denaro al Paese, il che significa che un greco su due è direttamente indebitato.

A dimostrazione dell’immensa portata del disastro economico, un recente articolo di Kathimerini ha rivelato che i creditori greci propongono tagli enormi, fino al 90%, a chi è indebitato per prestiti al consumo, carte di credito o prestiti a piccole imprese non sostenuti da garanzie.

Nel contesto della vendita di un portafoglio di crediti inesigibili da 2,5 miliardi di euro (denominato Venus), Alpha Bank sta utilizzando come incentivo importanti tagli al debito, proposti in lettere che ha inviato a circa 156.000 debitori. Il fatto che ciò riguardi circa 240.000 crediti inesigibili significa che alcuni debitori potrebbero avere due o tre prestiti scaduti.

Un altro importante finanziatore locale, Eurobank, sta impiegando la stessa strategia per una serie di prestiti che ammontano in totale a 350 milioni di euro. La maggior parte dei prestiti riguarda somme tra i 5.000 e i 7.000 euro ciascuno, la cui restituzione è in ritardo di oltre un decennio. È così: la maggior parte dei greci non è in grado di restituire alcune migliaia di euro, senza andare in bancarotta.

Tutto questo significa che le banche si aspettano di riscuotere una piccola parte di questi debiti – solo 250 milioni di euro per Alpha e 35 milioni per Eurobank – con un taglio netto del 90%, accettando ormai che il resto del debito non è più riscuotibile.

Ma per una rappresentazione più accurata dello stato reale delle cose, rivolgiamoci alla Reuters, che riferisce che i lavoratori della metropolitana, portuali e i medici statali hanno intenzione di scioperare venerdì, nella prima grande contestazione organizzata nel Paese del 2018, per protestare contro una nuova legge che limiterà il loro diritto di interrompere il lavoro.

Proprio così, i greci stanno scioperando per il diritto di sciopero.

Il 15 gennaio si prevede che il Parlamento voterà una controversa riforma, che renderebbe più rigide le regole sulle interruzioni del lavoro, o sugli scioperi sindacali: una condizione imposta dai creditori che hanno prestato milioni alla Grecia a partire dal 2010. Secondo la normativa attuale, i sindacati greci possono dichiarare scioperi se hanno il supporto di un terzo dei loro membri. La nuova legge eleverebbe questa soglia al 50%, limite che i creditori sperano possa diminuire la frequenza degli scioperi e migliorare la produttività che è inferiore di circa il 20% rispetto alla media UE, secondo i dati dell’OCSE.

Può sembrare ridicolo, ma gli scioperi sono così comuni in Grecia che esiste un sito web loro dedicato.

Secondo la Reuters, lo sciopero di venerdì è sostenuto da diversi sindacati, tra cui GSEE, il più grande del settore privato. “(La nuova norma) essenzialmente distrugge l’unica arma rimasta ai lavoratori per proteggersi, in particolare dopo che gli accordi collettivi di lavoro sono stati archivati”, ha dichiarato il portavoce del GSEE Dimitris Karageorgopoulos.

Stavros Kafounis, a capo dell’Associazione Commerciale di Atene, che rappresenta i commercianti, ha dichiarato che gli scioperi hanno amplificato i problemi economici del Paese.

“Ogni volta che c’è uno sciopero nei trasporti pubblici le attività si riducono, il che va a gravare su attività già deboli”, ha affermato.

Si prevede che la maggioranza dei parlamentari voterà a favore del disegno di legge, solo l’ultima pillola amara da ingoiare da parte del governo dominato dal movimento di sinistra Syriza, che nel 2015 ha preso il potere promettendo di porre fine all’austerità, solo per accettare un altro salvataggio, ancora più gravoso e umiliante, pochi mesi dopo.

Nonostante le proteste del popolo greco contro la limitazione del loro diritto costituzionale di sciopero, la Grecia è costretta ad approvare il regolamento insieme a una serie di altre misure, per ottenere che i creditori promuovano i progressi effettuati nel programma di salvataggio, da cui il Paese spera di uscire questa estate. In caso contrario, tutti gli imprudenti che hanno acquistato obbligazioni greche a due anni, nella speranza che il Paese sarà presto idoneo per essere incluso nel programma di QE della BCE, finiranno per subire enormi perdite.

E come se i greci non fossero già abbastanza arrabbiati, con il disegno di legge parlamentare di lunedì si punta anche a introdurre aste elettroniche che potrebbero facilitare i pignoramenti per combattere contro la montagna di crediti tossici che pesano sulle banche del Paese, razionalizzare la spesa per benefici statali, fissare obiettivi per svendere i beni della Public Power Corporation, la società pubblica che gestisce l’energia elettrica, e regolamentare il funzionamento dei casinò.

In altre parole, basterà il clic di un pulsante per ottenere un pignoramento dovuto al ritardo nel pagamento di una rata del mutuo.

In conclusione, ovviamente, tutto finirà in niente: un sindacalista ha detto che, indipendentemente dalla nuova legislazione, i lavoratori continueranno a scioperare.

“Se non gli piace, che ci licenzino… o ci arrestino”, ha dichiarato Spyros Revithis, capo di un sindacato dei lavoratori del trasporto pubblico che ha organizzato 15 scioperi nel 2017. “Questo governo è il cavallo di Troia del neoliberismo contro i diritti dei lavoratori”.

Non avremmo potuto dirlo meglio.

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