Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph commenta lo scontro che si profila tra l’Italia e la Commissione europea a proposito degli assurdi vincoli di bilancio che inesorabilmente continuano ad imporre al nostro paese già così provato le politiche di austerità. In sostanza, secondo Pritchard le élite della zona euro – che con un riflesso condizionato che egli definisce “maniacale” hanno scelto il momento post-elettorale per mandare al governo italiano la lettera di accusa sul mancato rientro del debito – stanno rischiando una rivolta dell’Italia.
Pritchard cita Matteo Salvini, che ha chiaramente affermato di “non voler governare un paese in ginocchio“, e Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio della Camera, il quale da parte sua ha sottolineato come l’Italia sia contributore netto del bilancio UE, abbia un surplus commerciale e un avanzo primario di bilancio, per cui “non abbiamo bisogno di nulla da nessuno. E siamo più in forma della Francia “.
Pritchard così descrive la posizione del nostro governo:
“La strategia della Lega è quella di offrire ai leader europei una scelta: riformare i trattati dell’UE per consentire una politica fiscale più espansiva e consentire alla Banca centrale europea di agire come prestatore di ultima istanza; o affrontare le conseguenze del suo rifiuto.
Bruxelles dice che l’Italia non è riuscita a fare “progressi sufficienti” sul livello del debito, anche se la causa principale del suo slittamento è stata la recessione e il crollo del commercio mondiale. Le richieste dell’Unione sono “vandalismo macroeconomico”. Sta ordinando a un paese già in crisi di dare una violenta stretta alla politica di bilancio, dell’1,5% del PIL, dopo il ritiro dello stimolo monetario da parte della BCE.
La prescrizione è inutile e controproducente, perché porterà a una riduzione del PIL italiano e a un aumento del rapporto debito / Pil per l’ “effetto denominatore”. Ma la legge è legge – almeno per l’Italia di Salvini, se non per la Francia di Macron.”
Se è vero che l’intenzione di Salvini non è quella di “impiccarsi a delle stupide regole“, ma invece di portare la disoccupazione al 5% facendo investimenti e sottoponendo il paese a uno shock fiscale positivo grazie alla flat tax al 15%, Pritchard osserva tuttavia che “l’Italia non è l’America“, nel senso che non è un paese sovrano sul piano economico e monetario. Egli ha poca o nulla fiducia nella flessibilità che verrà concessa all’Italia: “sotto l’attuale struttura dell’unione monetaria il suo piano è impossibile”. Già questa piccola scaramuccia post-elettorale è bastata per un rialzo dello spread, ancora contenuto. A 300 punti base inizia lo stress, e a 400 entra in crisi il sistema bancario.
A questo punto Pritchard cita la possibilità di utilizzare come scudo i “Minibot”, titoli di debito di piccolo taglio da emettere al fine di ripagare i debiti già esistenti della pubblica amministrazione nei confronti di famiglie e imprese. Un piano già previsto nel solenne “contratto di governo” della coalizione da affiancare al pacchetto di riforme fiscali con l’obiettivo di mobilitare il credito e mettere in circolazione denaro, ma che potrebbe essere utile per limitare i danni in un eventuale scontro finale con la Commissione:
“Una volta che questi titoli di Stato a breve termine saranno scambiati sul mercato, diventerebbero una valuta di fatto, l’Italia avrebbe un sistema monetario diviso e l’euro potrebbe anche dissolversi dall’interno. La mia ipotesi è che la BCE in primo luogo razionerebbe e poi chiuderebbe l’accesso al sistema di pagamenti Target2 per la Banca d’Italia.
Ma i poteri forti dello stato profondo italiano lasceranno che le cose vadano così lontano? C’era molta spavalderia un anno fa. Si è poi ridotta a poco. Sull’ultima manovra di bilancio l’alleanza Lega-Cinque Stelle ha capitolato. Il Presidente Sergio Mattarella, un’eredità dal vecchio regime, li ha chiusi in trappola.
Ha usato i poteri costituzionali del Quirinale – raramente invocati sotto la Seconda Repubblica – per bloccare la loro agenda economica. Ha posto il veto su alcune nomine e ha installato dei tecnocrati nei dipartimenti chiave.
Ma la vittoria elettorale della Lega ha cambiato le carte in tavola. “Abbiamo molto più potere contrattuale”, ha dichiarato Borghi. ‘Sappiamo che vi sarà una dura resistenza ad ogni livello, ma questa volta intendiamo imporre la nostra linea’.”
I nodi della battaglia politica con la nuova Commissione arriveranno al pettine quest’autunno con la nuova manovra di bilancio, e con la Germania e il blocco dei paesi del nord che sinora si sono decisamente rifiutati di rifondare l’eurozona su basi più sostenibili per affrontare la prossima fase negativa del ciclo economico globale, respingendo tutte le ipotesi di unione fiscale e di condivisione del debito.
In questa difficile situazione, se all’Italia non sarà concesso spazio fiscale, il paese rischia il default sul debito pubblico. Pritchard cita Lorenzo Codogno, ex capo economista del Tesoro italiano e ora a LC Macro Advisors, il quale afferma che “gli altri paesi europei si stanno preparando al default dell’Italia“. Secondo Pritchard la situazione è ancora più pericolosa che nella crisi del 2012. Il nostro paese dovrebbe richiedere un salvataggio formale a condizioni rigorose, e ci vorrà un voto nel Bundestag tedesco. Sarebbe un commissariamento di Roma da parte della “Troika”.
Così conclude Pritchard:
“Le azioni della Commissione europea in questo frangente sono sorprendenti. Hanno emesso un ultimatum grossolano indipendentemente dall’immenso rischio finanziario. Stanno provocando inutilmente il nuovo trionfante leader della seconda più grande potenza manifatturiera d’Europa.
Dire che Bruxelles non ha avuto scelta a causa delle rigide regole del meccanismo fiscale equivale a riconoscere l’assurdità della costruzione dell’UEM. Il progetto ha portato l’Europa in questo folle vicolo cieco.
Se Salvini dovesse far crollare l’intero tempio sulle loro teste, se la saranno cercata.”
fonte: Voci dall’Estero A.E. Pritchard Italia MiniBot Telegraph UE