FONTE STORIA IN – autore Michele Strazza.
La conquista italiana della Libia prese il via tra il 4 e il 5 ottobre 1911 con gli sbarchi delle truppe italiane, rispettivamente a Tobruk e Tripoli, inviate da Giolitti contro l’Impero Ottomano. Il corpo di spedizione, al comando del generale Carlo Caneva, era forte di 35.000 uomini, saliti poi a 100.000 nei mesi successivi. Con il Trattato di Losanna (o di Ouchy) del 18 ottobre 1912 la Turchia conservava la sovranità formale sulla Libia ma demandava all’amministrazione italiana il controllo, anche militare, della fascia costiera tra Zuara e Tobruk.
L’occupazione e il controllo del territorio si rivelarono più difficoltose del previsto, a causa della fiera opposizione dell’esercito turco prima e delle formazioni irregolari libiche poi. Tra il 1913 e il 1914 la presenza del regio esercito si estese alla Tripolitania settentrionale e il colonnello Miani guidò una colonna di ascari eritrei fino al Fezzan. Ma alcune sconfitte nell’inverno 1914-15 e lo scoppio della prima guerra mondiale costrinsero gli italiani a ripiegare sulla costa, tenendo saldamente alcune località come Tripoli, Zuara e Homs in Tripolitania, Bengasi, Derna e Tobruk in Cirenaica. I territori interni, invece, vennero, di fatto, governati da alcuni notabili locali in Tripolitania e dalla Senussia (organizzazione religiosa e politica mussulmana) in Cirenaica.
Terminato il primo conflitto mondiale, in Italia fu adottata la politica delle concessioni che portò, con gli “Statuti libici” accordati a Tripolitania e Cirenaica e l’accordo con i senussiti, a un periodo di sostanziale pacificazione del Paese africano. Con il capo dei senussiti, Mohammed Idris, infatti, furono conclusi i patti di Acroma (aprile 1917) e di Regima (ottobre 1920), in base ai quali Idris riconobbe la sovranità italiana sulla Cirenaica e il possesso della costa, avendo in cambio, dal governo italiano, il riconoscimento del titolo di “emiro”, nonché l’amministrazione delle zone interne e il diritto di tenere forze armate.
L’anno prima, nel 1919, era stato concesso lo statuto alle due colonie, con la previsione dell’elezione di due parlamenti locali e di alcuni diritti alle popolazioni. A Tripoli, però, il parlamento non venne mai eletto mentre quello in Cirenaica funzionò per poco tempo e senza alcun risultato rilevante. La situazione in quest’ultima colonia, tuttavia, restò alquanto migliore rispetto alla prima. Il controllo dei senussiti, infatti, contribuì a garantire l’ordine, almeno per un certo periodo di tempo, cosa che invece non accadde in Tripolitania dove le lotte tra i capi locali e il contrasto tra arabi e berberi impedirono il funzionamento di quella “repubblica” tripolitana, proclamata dai ribelli nel novembre del 1919, creando incertezza e confusione.
Nel 1921 fu istituito il Governatorato della Tripolitania e nominato governatore Giuseppe Volpe, industriale e futuro Ministro delle Finanze, che riprese l’avanzata militare occupando, tra gennaio e febbraio 1922, il porto di Misurata Marina. Tra aprile e maggio, grazie anche all’azione dell’allora colonnello Rodolfo Graziani, le forze arabe vennero respinte. Mentre in Italia, si svolge la marcia su Roma le truppe italiane occupavano Jefren.
La partita libica proseguì con l’arrivo di Mussolini al potere. I suoi sogni di conquista coloniale acutizzarono i problemi esistenti tra l’Italia e i senussiti tanto che l’emiro Mohammed Idris, non ritenendosi più al sicuro, nel gennaio del 1923 fuggì in Egitto dopo aver lasciato in patria, come suo rappresentante, il fratello Mohammed er-Ridà.
Alla fine dello stesso mese di gennaio giunse a Bengasi il generale Bongiovanni, cui Mussolini in persona, prima di partire, aveva impartito poche ed eloquenti direttive: «Pestar sodo».
Bongiovanni trovò una situazione abbastanza tranquilla nel nord della Tripolitania che gli consentì di procedere all’occupazione della parte meridionale. Sfruttando i dissidi tra le varie tribù locali la conquista fu completata senza grossi problemi nel 1926.
Contemporaneamente le truppe italiane si apprestarono a invadere la Cirenaica, pur tra mille difficoltà, tra cui la forte presenza della Confraternita dei Senussiti.
Nella notte tra il 5 e il 6 marzo 1923 le truppe italiane e quelle ascare del generale Bongiovanni entrarono nel Gebel al-Akdar sconfiggendo i senussiti e installandovi alcuni presidi con truppe eritree.
In seguito, però, la resistenza indigena del Gebel, dove erano presenti circa 100.000 seminomadi, si riorganizzò sotto la guida dell’anziano Omar al-Mukhtar dando notevole filo da torcere agli italiani. Anzi, i senussiti riuscirono a creare una vera e propria amministrazione parallela (il cosiddetto “governo della notte”) che continua addirittura a riscuotere le decime tradizionali dalle popolazioni, ad amministrare la giustizia e a minacciare gli insediamenti italiani. Anche i proventi del commercio con l’Egitto servirono a finanziare la lotta armata contro l’invasore.
La risposta italiana fu micidiale: rastrellamenti a catena e bombardamenti per distruggere le coltivazioni di orzo al fine di impedire il commercio con l’Egitto.