Guerra in Ucraina – In mezzo c’è la popolazione, l’unica che non ha avuto diritto di parola

In Ucraina la guerra prosegue. Prosegue una guerra senza prospettive certe. Una parte chiede un riconoscimento, l’altra rifiuta questo riconoscimento.

Da una parte si reclama il territorio, l’altra parte chiede sicurezza e dice di agire per ‘proteggere’. In mezzo c’è la popolazione, l’unica che non ha avuto diritto di parola.

Mentre le prime due posizioni sono opinabili, quella della gente non è opinabile, è certa.

Forse questa gente nel Donbass vedrà tornare tutto come prima. Forse tornerà sotto l’Ucraina, forse no. Forse riuscirà ad avere la propria autonomia.

In ogni caso sarà punita. Sarà punita se tornerà sotto Kiev, continuerà ad essere punita da Kiev da Kiev se non tornerà, perché sarà ancora perseguitata, isolata dal mondo intero, bombardata ed uccisa. Poi la sorte del Donbass si è diffusa in altre città ucraine. Con l’operazione speciale altre case distrutte, altre sofferenze.

È certo che la situazione è stata colpevolmente fatta degenerare. È inutile dirvi da chi. Basta leggere cronache oneste.

La guerra è sempre da condannare, specialmente oggi, un’epoca in cui le armi di distruzione di massa sono diventate sempre più temibili e l’unico modo che la dottrina militare ha messo nei suoi manuali per fronteggiarla, è la guerriglia urbana. Quindi ancor di più la guerra moderna corrisponde alla distruzione di vite e di dimore. L’uomo non merita questo. Non è nato per questo.

Una guerra difensiva è quella che la Siria ha opposto contro i radicali fondamentalisti, ed è la guerra di chi si oppone allo sterminio della propria famiglia, poi ci sono le guerre di dominio, e queste sono a spese dei popoli. Tutto il mondo è dominato da elite che non rispondono alla gente e che considerano solo il profitto, anche se esso non è ridistribuito nella società. È un profitto di pochi che oggi trasformano le situazioni per fare sempre più soldi e, una volta raggiunto un certo traguardo, trasformano l’esistenza stessa dell’uomo, appropriandosene come ulteriore motivo di profitto.

Le case farmaceutiche che trasformano malattie curabili in malattie croniche sono un esempio di questa ambiguità diffusa, diventata prassi nelle politiche dei governi; oggi del tutto fusi con la grande finanza e le multinazionali.   

La guerra in Ucraina è una pagina terribile della storia e potrebbe essere anche l’ultima. Come durante la pandemia ciò che ‘colpisce il mio stomaco’, non è tanto la problematicità e l’orrore di ciò che avviene, ma che la menzogna fa da padrona rispetto alle pubbliche intenzioni.

La menzogna è ad un tale livello che fa da regina, ed i suoi sudditi sono diffusi ovunque. Anche la chiesa cattolica non ha resistito a ‘prendere posizione’ sulla guerra ucraina. Questo è normale, ma l’elefante ha partorito un topolino: si tratta di una posizione del mondo che non è capace di una parola di verità valida per tutti e che usa le stesse linee di pensiero del mondo.

La guerra stessa ha contraddizioni sugli obiettivi. Gli obiettivi russi sono processi e non obiettivi, quindi di per sé infiniti. La “protezione”, la “denazificazione”, la “smilitarizzazione” è un processo, ma non un obiettivo. La “lotta al crimine”, ad esempio, non può essere un obiettivo, poiché è infinito nel tempo.

Così la “non guerra” va avanti da quasi due mesi (la Russia dice di non essere in guerra e la chiama ‘operazione speciale’, l’occidente dice di non essere in guerra), ma nessuno può esprimere liberamente quale sia l’essenza di questo evento, quali siano i suoi scopi e obiettivi, e che non funziona. In generale, visto il contesto, non ci sono obiettivi realizzabili unilaterali senza un accordo. Ci sono, forse, alcuni impulsi elettrici fantasma nel cervello che governa, che sono il motivo per cui le persone stanno morendo ora, ma nessuno è in grado di stabilire compiti razionali, poiché semplicemente non esistono.

Quindi la guerra continuerà fino a quando ci saranno le risorse per continuarla. Mentre l’unico frutto di giustizia sarebbe l’interruzione della guerra senza la vincita dell’uno o dell’altro ma del popolo. Il popolo di un dato paese non può essere un unicum, il popolo è formato da una pluralità di etnie, di lingue, di dialetti di cultura, di religioni. Solo la storia comune lo contraddistingue, ovvero la tradizione, ma la tradizione per essere un valore che vale la pena portare nella memoria e tramandare non ha le caratteristiche che il governo ucraino va diffondendo tramite la repressione e la subordinazione delle diversità.

Quindi dove ci saranno squilibri, la scelta sarà tra la valorizzazione del vero e la dittatura. Questo vale sempre e può accadere sia ad est come ad ovest.

Naturalmente occidente e locali non hanno gli stessi scopi e questo è un altro aspetto non positivo. La popolazione vuole la pace mentre il governo ucraino ha preparato la guerra, perché 60.000 soldati ucraini – le migliori truppe scelte – erano da tempo a ridosso del Donbass ad attuare il loro stillicidio di vite umane? E allo stesso modo, cosa potremmo dire dell’accordo di Minsk sottoscritto e mai attuato?

Direi che di questa guerra sappiamo chi l’ha iniziata, sappiamo chi ha invaso. Tuttavia, questi possono essere due soggetti differenti. Ci sono infatti varie guerre. Ci sono le guerre economiche, c’è il colpo di stato, c’è la guerra biologica e c’è la guerra di invasione che vorrebbe risolvere le questioni.

Nella nostra Costituzione i padri costituenti – che sono usciti dalla grande guerra – hanno scritto che l’Italia ripudia la guerra e che controversie internazionali non devono essere risolte in questo modo.

Perciò direi che se anche il nostro governo e tutta l’élite occidentale non ha ordinato di invadere nessuno, – perché lo ha fatto la Russia – ciò non toglie che la nostra Costituzione è stata tradita dal governo attuale, come lo sono stati quei valori a cui la UE dice di ispirarsi.

Non aver fatto nulla per evitare tutto ciò che è successo è indubbio che pende come un macigno sulle teste della leadership occidentale.

Non si tratta di formale responsabilità ma si tratta di una responsabilità nel suo senso totale e personale, la sola cosa necessaria per continuare a suscitare e restituire speranza ai popoli che si dice – solo a parole – di voler preservare.

Deprecare le altrui colpe, prima di aver risolto le proprie, non è appieno un concetto di responsabilità totale e personale. Ed oggi se pensiamo di usare più responsabilità verso il controllo della CO 2 per le future generazioni, come possiamo pensare di poter fare a meno di averla in questo caso?

patrizioricci by @Vpnews

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