Guerre e inimicizie, si propongono soluzioni di morte, che lasciano l’uomo sempre più in balia di sé stesso

il conflitto in Ucraina sembra aver riportato l’umanità indietro ai tempi oscuri della prima Guerra Mondiale, con una situazione che, invece di migliorare, sembra deteriorarsi progressivamente.

Questo fenomeno non si limita solo al conflitto ucraino, ma si riflette anche nella cruda realtà del conflitto di Gaza. Qui, emerge un dilemma che va oltre le cause immediate che hanno scatenato la guerra. E’ impossibile non riconoscere un grido disperato che emerge dall’interno dell’essere umano, una lotta interna che ci impedisce di trovare soluzioni che sarebbero altrimenti alla nostra portata.

Sembra che l’essenza stessa dell’umanità sia stata ridotta a una mera esistenza immanente, dove i grandi desideri e le aspirazioni che un tempo elevavano lo spirito umano sono stati soppiantati da un’incessante ricerca di potere e gratificazione immediata. Le istituzioni e i leader, che dovrebbero fungere da faro di saggezza e guida per i popoli, sembrano invece amplificare il caos, perseguendo strategie che, pur mascherate da nobili intenti, non fanno altro che alimentare divisioni e conflitti.

In questo scenario, la lungimiranza e la visione di un futuro migliore sembrano essere diventate concetti astratti, quasi irraggiungibili. I popoli, sempre più in balia delle circostanze contingenti e dei bisogni quotidiani, sembrano non chiedersi più il significato della vita. La ricerca incessante di soddisfazioni materiali e temporanee, l’amore effimero e confuso spesso in lotta con il possesso e l’egoismo ed incapace di sacrificio e rinuncia, sembra essere diventato il fine ultimo dell’esistenza, oscurando quel desiderio di infinito che un tempo guidava più chiaramente l’animo umano.

In un mondo dove i vecchi steccati, che credevamo crollati per sempre, vengono innalzati nuovamente, alimentando guerre e divisioni, è più importante capire che la sola possibilità per ogni uomo è la pace che può realizzare solo nella verità e nella consapevolezza della propria condizione.

E’ chiaro che non esiste pace se non nella verità. Ed è per questo che l’abbiamo vista svanire giorno dopo giorno nella storia ed in tutti gli ambiti. Sempre di più, nonostante le strategie. Anzi le strategie che mano a mano si stanno mettendo in campo peggiorano la nostra condizione. Non sarà l’aumento della produzione di armi, non sarà il riarmo, né saranno gli psicologi ad aiutare la vita dell’uomo che inesorabilmente da sempre sperimenta la morte. Solo la vita vissuta fino in fondo, ovvero lealmente ed umilmente, può raccogliere la Promessa della Rivelazione e sperimentare la gioia trasformatrice di quel ‘già e non ancora’ che con il conforto di una Compagnia guidata al Vero, cambia la percezione delle cose e dei fatti.

Dove è finito quel desiderio di trascendenza, quella sete di eternità che un tempo definiva l’essenza stessa dell’essere umano? Nelle piccole cose della vita quotidiana, nei gesti d’amore e nei momenti di silenziosa riflessione, possiamo ancora scorgere una traccia di quella promessa di infinito che risiede nel cuore di ogni persona e che ci lega in maniera intima alla promessa di Cristo. È in questi frammenti di eternità che possiamo ritrovare la vera grandezza della vita, quel desiderio di infinito che, nonostante tutto, continua a pulsare silenziosamente nel profondo dell’anima umana. Ma questa scintilla va affermata e resa quotidiano, bisogna che permei tutti gli ambiti e non più relegata nella relatività come astrazione da mettere sotto l’albero. Forse ciò che può salvare l’uomo è riconosce di appartenere.

Per mantenere viva questa scintilla, è essenziale che essa investa ogni aspetto della nostra esistenza, e non venga confinata come un’astrazione relegata ai margini della vita quotidiana. Solo attraverso un costante riconoscimento e integrazione di questa dimensione trascendente nelle nostre azioni e decisioni, possiamo aspirare a una trasformazione autentica. L’uomo non esiste se non nel Tu misterioso che ha plasmato i secoli della storia umana. L’uomo deve riconoscere il proprio senso di appartenenza a un ordine più elevato, che si è fatto carne ed esperienza incontrabile, permettendo che il significato intrinseco diventi coscienza nel quotidiano, trasformandolo in un cammino di conoscenza e redenzione.

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