Guerrieri mendicanti di Spirito Santo

Alla presentazione di Opzione Benedetto alla Camera dei Deputati.
Questo è più o meno quanto ha detto l’autore Rod Dreher.
Mi sembra in linea con quanto si percepisce nella Chiesa a più livelli: dalla famosa profezia di Ratzinger del 1969, alla constatazione che – anche con la crisi di molte realtà ecclesiali, e la constatazione del tramonto dell’organizzazione delle parrocchie come sono state pensate finora – è necessario ripartire da piccole luci, piccole comunità, piccoli monasteri di laici, guerrieri mendicanti di Spirito Santo (come il nostro, wi -fi: a proposito, novità in arrivo a brevissimo!).

La Chiesa è in un momento di confusione, e spesso in Usa le parrocchie sono poco più che una fabbrica di sacramenti. Questo significa che noi cattolici dobbiamo lavorare particolarmente duro per mantenere la fede.

Certo, dobbiamo conoscere il contesto culturale in cui ci troviamo a vivere: nel mio lavoro, faccio il giornalista, pensavo di dover elaborare analisi razionali dei problemi, ma mi è sempre più chiaro che non contano le ragioni, ma sempre più le emozioni. Questo mi è stato chiarissimo nel 2004, quando si è cominciato ad aprire il dibattito sul matrimonio gay. Io elaboravo argomentazioni forti. Le sperimentavo con il mio vicino di scrivania, cattolico e conservatore, pensavo che sarebbe stato d’accordo con me, e invece neanche per sogno. “Come fai a conciliare queste tue opinioni con quelle della Chiesa?” – gli chiedevo. “Io sono battezzato – era la sua risposta – e le mie opinioni sono cattoliche quanto le tue”. “Ma guarda che c’è un magistero, tu devi attenerti a quel magistero”. Questo mio collega, in fondo, al di sopra di ogni altra cosa venerava il suo io sovrano, da tipico americano di questa generazione.

Il mio tentativo di portare dalla mia parte lo schieramento tradizionalista è fallito, ma non perché qualcuno abbia controbattuto con argomenti migliori. Semplicemente quelle persone sentivano che era giusto così. Sentivano.
Nel libro “Dopo la virtù” Alasdair MacIntyre afferma che nell’illuminismo si è cercato di creare un sistema di credenze senza la religione. Ma quel sistema è fallito. Senza la fede cristiana c’è una sempre maggiore frammentazione, trionfa l’emotivismo. Se noi sentiamo una cosa, quella non può non essere vera. Io trovo che non vi sia stata un’espressione più chiara di questa moderma dottrina di quella pronunciata da un giudice della corte suprema usa, Anthony Kennedy: al cuore della libertà vi è il diritto di definire il proprio concetto di vita e di universo. Mcintyre parla della fine dell’impero romano, paragonandola alla nostra civiltà che è entrata in un nuovo medio evo, e dice che un punto di svolta cruciale si ebbe quando uomini e donne di buona volontà cessarono di darsi da fare per mantenere quell’impero. Quello che si misero a fare fu la costruzione di nuove forme di comunità attraverso le quali la moralità e la civiltà potessero sopravvivere. MacIntyre sostiene che oggi siamo in attesa di un nuovo san Benedetto, che sarà nuovo e per certo assai diverso. Io mi rendevo conto che la vita quotidiana stava diventando sempre più frammentata, e non c’era una inversione di tendenza all’orizzonte. 

I fondamenti della società sono sotto attacco. Così anche la Chiesa e la famiglia naturale. Sono gli effetti della vita nella modernità, e la causa di questa situazione non è certo politica. C’è uno storico contemporaneista (il nome mi è sfuggito ndr) che dice che nella contemporaneità scambiamo senso contro potere. Significa che cediamo la fede in Dio in cambio della libertà di fare tutto quello che vogliamo del nostro corpo. Alla base c’è la morte di Dio e la morte del senso del cosmo: per la maggior parte degli americani il bene maggiore nella vita è la felicità personale. L’uomo psicologico è padrone della cultura. I nostri scribi sono tutti all’opera per demolire la famiglia, il genere e persino l’essere. Lo potremmo chiamare il deismo terapeutico moralistico: il massimo bene della vita umana sta nel benessere personale, e Dio è lì semplicemente per garantirtelo. Molti si allontanano dalla fede, e quelli che restano credono in quel tipo di fede. Sofisticati barbari che vivono solo per servire se stessi, che del passato non sanno nulla e gliene importa ancora di meno. Ma perché MacIntyre dice che solo un nuovo san benedetto potrebbe salvarci?

Perché Benedetto rispose alla rovina dell’impero ritirandosi da esso, in una grotta. Lasciandosi alle spalle la città si ritirò in un luogo di quiete dove potesse udire la voce del Signore. Ma non ci rimase per sempre, poi ne uscì per fondare monasteri. Non per salvare l’impero, bensì per fondare comunità in cui si servisse Dio. Fondò un piccolo numero di monasteri non distanti da Roma, nelle campagne, e scrisse una regola che aiutasse a vivere nel servizio di Dio. Dopo, coloro che volevano seguirlo cominciarono a fondare tanti monasteri nei secoli di successivi. Decine di migliaia di uomini sono entrati nel monachesimo, hanno bonificato e coltivato terre incolte, insegnato agli abitanti, preservato nelle biblioteche la memoria culturale, per presentarla agli occhi di un mondo travolto dal caos. I semi della rinascita vennero piantati da Benedetto, dai monaci che posero le fondamenta, quando Benedetto disse no alla vita quotidiana che faceva da romano e disse sì a una vita completamente controcultrale. Il nostro secolo è completamente diverso, ma le sfide sono simili.

In un mondo post cristiano, noi laici non siamo chiamati alla vita monastica, ma a uno stile di vita nel mondo. Se vogliamo operare da fedeli cristiani dobbiamo trascorrere molto più tempo nella preghiera, nella formazione, nell’ascesi e nella conoscenza delle scritture, e ordinare ogni aspetto della nostra vita a Dio. Benedetto attraversò un’epoca oscura ma anche ora le forze della disintegrazione sono così potenti che se non facciamo qualcosa sarà la fine della nostra cultura. Dobbiamo essere una minoranza creativa. La profezia di Ratzinger si sta compiendo, e l’unica via per salvare la fede è l’Opzione Benedetto. Per alzare la mente al Dio nelle tenebre del nostro tempo, per pensare una vita molto più alta. Noi diventeremo i semi del rinnovamento.

Source link: blog di Costanza Miriano

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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