Hainer Flassbeck: finiremo per rimpiangere Schäuble

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Hainer Flassbeck su Makroskop commenta le elezioni politiche: per il grande economista tedesco Angela Merkel avrebbe dovuto dare le dimissioni già domenica sera, Schulz è stato e sarà ininfluente, con la coalizione “Jamaika” ci aspettano tempi di grande instabilità, mentre se la FDP di Lindner dovesse ottenere il Ministero delle Finanze, saremmo costretti a rimpiangere Schäuble. Da Makroskop.de

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In quattro anni puo’ succedere di tutto. Dopo le elezioni del 2013 c’era una maggioranza a sinistra del centro e una leadership socialdemocratica un po’ piu’ coraggiosa avrebbe potuto prendere l’iniziativa e formare un governo con i Verdi e la Linke. Un governo in grado di superare lo stallo interno e dare nuovo slancio, soprattutto in Europa. Sarebbe stato anche possibile spingere Angela Merkel in un governo di minoranza, cercando di cambiare la politica del governo dall’opposizione. Data la mancanza di coraggio si è scelta la strada piu’ agevole: entrare in una Grande Coalizione e per un periodo di tempo infinitamente lungo si è lasciato che accadessero cose che contraddicevano i veri valori e i veri obiettivi socialdemocratici.

E oggi i socialdemocratici sono davanti ad un cumulo di rovine, sebbene la CDU/CSU, il suo avversario principale, abbia raggiunto il peggior risultato della sua storia recente. Ci si puo’ solo chiedere quanta birra gratis sia stata spillata ieri sera prima delle 18:00 alla Willi-Brandt-Haus per spingere i compagni presenti ad applaudire con gioia il discorso del segretario del partito. La SPD ha perso tutte le opzioni politiche ragionevoli, e almeno questo è stato riconosciuto dalla leadership del partito. Per il resto continueranno a fare esattamente quello che hanno fatto fino ad ora, perché fare affidamento sul restare all’opposizione, senza avere a disposizione concetti politici alternativi, renderà ancora piu’ difficile un riposizionamento politico efficace nei confronti di una coalizione politicamente variegata come quella “Jamaicana”.

Il commento piu’ assurdo della serata di ieri è stata senza dubbio la formula ripetuta da tutti i socialdemocratici, quasi come se fosse un giuramento: “vinciamo insieme e perdiamo insieme”. Bisogna pensare ad una squadra di calcio in lotta per la retrocessione in cui nessuno è disponibile ad assumersi la responsabilità per la debacle. Cio’ significa implicitamente anche che non siamo in grado di cambiare alcunché, perché al vertice del partito, sin dall’inizio, nella migliore delle ipotesi c’era un figurante, non una personalità in grado di assumersi la responsabilità oggettiva per un programma ben definito. Jeremy Corbyn si sarebbe sicuramente dimesso se avesse perso le elezioni in questo modo, perché era stato lui a delineare il nuovo programma dei socialdemocratici britannici. Martin Schulz non ha dato nulla, di conseguenza non gli si può’ nemmeno togliere nulla.

Angela Merkel ieri sera nella tavola rotonda televisiva dei candidati è sembrata infinitamente stanca e frustrata. Anche lei si sarebbe dovuta dimettere ieri sera, perché – e lei stessa lo ha realizzato durante la trasmissione – tutto ciò’ che accadrà d’ora in poi non potrà piu’ essere gestito con la sua famosa “attenzione per i dettagli”. Non solo sarà molto difficile dal punto di vista dei contenuti, ma anche e soprattutto perché il segretario dei Liberali è un pallone gonfiato e ogni decisione si trasformerà in una battaglia che non vorrei augurare a nessuno.

E questo accade in una società che soprattutto in questa campagna elettorale ha mostrato di aver completamente perso la misura per il significato delle cose. Non solo nella discussione fra Merkel e Schulz, ma in quasi tutte le discussioni elettorali confezionate dai media, la questione dei rifugiati è stata trattata come un tema vitale per il destino della Germania. Fatto che ha offerto ad AfD un meraviglioso terreno fertile per il suo chiacchiericcio nazionalista. Non so quante volte la Cancelliera abbia già risposto alla domanda sulla sua decisione del 2015 in merito all’ingresso dei rifugiati, ma quando ieri ha sentito che il partito neo-eletto in parlamento come primo atto politico intende avviare una commissione d’inchiesta su molte delle decisioni prese negli ultimi anni, si sarà sicuramente chiesta se anche per lei non ci sia un prezzo troppo alto da pagare.

Non c’è da meravigliarsi se Angela Merkel nel corso della discussione in realtà si sia trovata d’accordo solo con Katja Kipping della Linke, la quale lamentava una eccessiva attenzione per il tema dei rifugiati in campagna elettorale e sollecitava piuttosto una discussione urgente sulle questioni di sostanza. Temi sociali, disuguaglianza, ampliamento del divario sociale, povertà e pensioni, infrastrutture fatiscenti per la mancanza di investimenti pubblici, oppure lo stato deplorevole dell’Europa; tutto è passato in secondo piano, perché il giornalismo tedesco e in particolare i media pubblici, con un inedito errore di valutazione, hanno messo la questione dei rifugiati al di sopra di tutto.

Io non credo affatto che nella maggioranza dei giornalisti ci sia un esplicito orientamento a destra, ma il tema è semplice e a portata di mano, le domande non sono difficili e le differenze fra i partiti sono chiare. Perché avventurarsi su dei temi complessi come la politica economica e finanziaria europea quando è possibile inscenare uno spettacolo decisamente migliore con un argomento cosi’ semplice?

Quello che ora accadrà, sarà di una insignificanza senza precedenti. Angela Merkel proporrà di andare avanti come se nulla fosse accaduto, ma i Verdi come partner piu’ debole di una eventuale coalizione “Jamaika” si batteranno per ogni millimetro di terreno sui temi del cambiamento climatico, mentre la FDP insisterà su ogni minimo provvedimento concernente l’arretramento del perimetro dello stato. Questa di per sé è già una contraddizione fondamentale, anche se nella retorica a volte si somigliano. La FDP vorrà fare emergere ad ogni costo il suo profilo politico e insisterà per privatizzare in ogni settore e per rafforzare le piccole e medie imprese tedesche, politiche che da un lato contribuiranno a far aumentare la disuguaglianza e dall’altro rafforzeranno gli errori del passato, soprattutto nel settore delle pensioni.

La posizione della FDP sulla politica europea è decisamente negativa, mentre i Verdi su questo tema presumibilmente non sono cosi’ forti da poter evitare il peggio. I liberali invece insistono per responsabilizzare ogni singolo stato per gli errori degli anni passati, non hanno mai sentito parlare di un problema sul lato tedesco dell’unione monetaria e vorrebbero implementare immediatamente un procedimento di insolvenza ordinata per gli stati della zona euro. Poiché non hanno un’idea di politica economica degna di questo nome, rifiuteranno tutte le conoscenze a cui negli ultimi anni nemmeno gli ambienti piu’ conservatori sono riusciti a sottrarsi. Se Christian Lindner dovesse veramente assumere il ruolo di Ministro delle Finanze e riuscisse anche ad imporre la sua linea politica, allora saremmo tutti costretti a rimpiangere Wolfgang Schäuble.

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