Hans Werner Sinn intervistato da Deutschlandfunk risponde a Juncker e va dritto al punto: se i paesi dell’Europa dell’est avessero la possibilità di entrare nell’euro avrebbero accesso “alla macchina stampa banconote” e inizierebbero ad accumulare saldi target negativi nell’eurosistema. Da deutschlandfunk.de
DLF: Quando il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker afferma che l’euro è stato pensato per essere la moneta unica dell’Unione Europea nel suo complesso, cioè di tutti gli stati membri, ha completamente perso il contatto con la realtà oppure è semplicemente un’ottimista di professione, il visionario di cui l’UE ha urgentemente bisogno?
Sinn: prima di tutto, è la situazione giuridica che lo prevede. La vera domanda invece è con quale rapidità l’Eurogruppo dovrebbe essere ampliato. Ci sono criteri di convergenza, che evidentemente Juncker vuole interpretare in maniera non rigida, e ora con degli incentivi finanziari vorrebbe aprire la strada verso l’euro ai paesi dell’Europa orientale. Trovo tutto cio’ estremamente problematico. Voglio dire, se guardiamo a quello che è accaduto negli ultimi 10 anni, sappiamo che l’euro è troppo grande, ci sono troppi paesi che non riescono a venirne a capo. Dobbiamo iniziare a parlare della possibilità di una uscita temporanea dall’euro, come aveva proposto il ministro Schäuble nel 2015, in modo da poter rendere nuovamente competitivi questi paesi, invece di lasciarli nell’euro ed essere costretti a creare una unione di trasferimento, in cui i paesi del nord finanziano quelli meridionali per sopperire alla loro mancanza di competitività...
DLF: nel prossimo futuro lei preferirebbe quindi una riduzione dell’area dell’euro piuttosto che un suo ampliamento.
Sinn: direi di sì. Sarebbe opportuno, perché i paesi del sud-Europa sono in gran parte in una situazione in cui prima del 2008 a causa dell’euro si è formata una bolla inflazionistica e in cui i prezzi e i salari sono ancora troppo alti in rapporto al livello che sarebbe appropriato per questi paesi. Dovrebbero scendere, ma non possono scendere – se non fossero nell’euro potrebbero svalutare. Ora si vuole portare dentro l‘euro anche la Romania e la Bulgaria. Io lo ritengo estremamente problematico. Sarebbe una Grecia al quadrato, perché bisogna ricordare che i rumeni e i bulgari hanno già molti debiti denominati in euro che ora vorrebbero mettere al sicuro, in quanto riuscirebbero a conquistare il diritto di stamparsi gli euro di cui hanno bisogno, perché questa è l’essenza dell’Eurozona: ci sono delle banche centrali nazionali. Chiunque, secondo le regole dell’UE, puo’ stampare il denaro di cui ha bisogno e che non puo’ piu’ prendere a prestito. Hanno contratto dei debiti in euro e vorrebbero mettersi al sicuro ottenendo l’accesso alla macchina per stampare il denaro. Io lo trovo estremamente problematico, perché in questo modo si vengono a creare delle relazioni di credito di natura pubblica all’interno dell’euro, che in definitiva sono a carico dei paesi piu’ forti, in particolare la Germania.
DLF: ieri a Tallin i ministri delle finanze hanno confermato i progressi fatti dalla Grecia sul tema delle riforme, anche sul tasso di disoccupazione e cosi’ via, e ci dicono che l’euro è stato addirittura salvato. Questo almeno è quello che emerge dal loro messaggio. I ministri si sbagliano completamente?
Sinn: questa è solo propaganda. E’ necessario tenere presente: nella zona euro abbiamo dei prezzi relativi completamente sbagliati. Il sud è troppo costoso e ora si sta cercando di compensare questa situazione facendo ulteriore debito pubblico. Puro Keynesianismo. Questi sono fuochi di paglia che si accendono facendo sempre piu’ debiti. Il livello di indebitamento di quasi tutti i paesi della zona euro ha continuato a crescere, invece di scendere, anche dopo l’introduzione del Fiskalpakt, avvenuta nel 2012 e che Merkel con un certo orgoglio aveva negoziato ed approvato. All’epoca tutti avevano solennemente promesso che anno dopo anno si sarebbero impegnati a ridurre il loro livello di indebitamento di un ventesimo del divario che li separava dal 60%, e cosa è successo: il debito è salito in tutti i paesi, con l’eccezione di soli 3 paesi – Irlanda, Malta e Germania -, in tutti gli altri è cresciuto. Bisogna sapere che è sempre possibile stimolare l’economia con un fuoco di paglia. Il problema tuttavia non viene risolto. Restano intatti i problemi di struttura salariale e di livello dei prezzi che minano la competitività.
DLF: anche l’economia italiana è in grande difficoltà. Di solito si parla solo della Grecia. L’economia è tenuta in piedi da molte piccole e medie imprese, specialmente nel nord del paese. Anche le banche sono in crisi, la politica è debole. E’ l’Italia il prossimo candidato a lasciare l’euro?
Sinn: si’, chiaramente. Agli italiani lentamente sta passando la voglia di restare nell‘euro. In Italia c’è solo un partito che si schiera ancora incondizionatamente per l’euro – il PD. Mentre il partito di Berlusconi, Forza Italia, parla già di una valuta parallela, la Lega Nord vuole uscire, anche i Cinque Stelle e Fratelli d’Italia vogliono uscire. L’Italia ribolle, e l’anno prossimo in Italia si dovrà votare.
DLF: se cade l’Italia, cade l’euro?
Sinn: no, e non spero che l’Italia esca, ma dico solo che la situazione è tesa. La produzione industriale italiana, cioè la manifattura, è ancora del 22% inferiore rispetto al livello del 2007. Bisogna riflettere. E’ sempre possibile rafforzare l’economia domestica creando un po’ di debito, costruzioni, ristoranti e cosi’ via, ma cio’ che non puo’ essere stimolato è il settore manifatturiero. Tornando a Juncker: quello che mi irrita veramente è che ora vuole estendere l’area Schengen a Romania e Bulgaria. Voglio dire, cosa abbiamo imparato dalla crisi dei migranti: abbiamo imparato che siamo stati troppo aperti e che non avevamo sufficientemente assicurato i confini. Siamo poi riusciti a riprendere il controllo della situazione quando in Macedonia sul confine è stata costruita una recinzione. Dietro questa decisione c’erano gli ungheresi e il ministro austriaco Kunz, che ora si presenta alle elezioni, e hanno raggiunto l’obiettivo. Anche l’Ungheria grazie alla recinzione che ora viene tanto criticata, quella sul confine serbo, ha contribuito a fermare i flussi di profughi. E ora l’Ungheria vorrebbe costruire una recinzione verso la Romania. Per molti si tratta naturalmente di un pugno nell’occhio. Ovviamente non è bello avere delle recinzioni.
DLF: AfD resta la sola forza politica che in Germania, a differenza di Juncker, non vede nel futuro d’Europa una moneta unica?
Sinn: grazie a Dio, no. Non ho alcun dubbio su questo, ma in tutti i partiti ci sono voci critiche e direi io, anche ragionevoli, che capiscono che non puo’ andare avanti in questo modo. Non possiamo continuare su di una strada che si è rivelata essere quella sbagliata, una strada segnata dall’accesso generale alla macchina stampa soldi, fatta di denaro a costo zero e con le frontiere troppo aperte, che ci dicono non potrebbero essere piu’ tutelate, abbiamo bisogno di una correzione di rotta, perché il percorso che abbiamo intrapreso non ci porta all’Europa. Ci conduce da qualche parte nel caos, ma in ogni caso non verso una pacifica convivenza fra i popoli europei.
DLF: ma perchè la crisi dell’euro e del debito, ancora irrisolte, nella campagna elettorale tedesca non hanno alcun ruolo?
Sinn: c’è in gioco una grande riforma dell’eurozona, per la quale i francesi stanno facendo una grande pressione. Juncker lo ha ripetuto ancora una volta, e in Germania si parla di tutti gli argomenti possibili, ma non del tema principale. Non riesco a capire. I partiti dovrebbero esprimersi in campagna elettorale e dirci come pensano che dovrebbe essere la nuova Europa, come intendono uscire da questa grande confusione, e dirci come si posizionano per le elezioni. Invece si aprono scontri su temi totalmente irrilevanti e si tralascia il punto principale. Che genere di campagna elettorale è mai questa?
DLF: e quelli di AfD sono gli unici che su questo tema presentano delle risposte?
Sinn: quello lo dice lei. E non è vero. Anche negli altri partiti ci sono voci diverse. Solo che non riescono ad arrivare in superficie, e gli uffici stampa spingono le loro prese di posizione verso il basso. Non riesco proprio a capirlo. In tutti i partiti ci sono persone ragionevoli.
DLF: cosi’ ha parlato l’economista Hans-Werner Sinn
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