Hayabusa2 agguanta il primo campione dell’asteroide Ryugu

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Hayabusa hover

Lo scorso 22 febbraio la sonda giapponese Hayabusa 2 è atterrata per un breve periodo sull’asteroide Ryugu, e ne ha raccolto un prezioso campione di materiale.

L’obiettivo scientifico e tecnologico dell’esploratore robotico nipponico era una sfida non da poco: Hayabusa2 doveva tentare tre sondaggi del materiale roccioso, e allo stesso tempo depositare sulla superficie dell’asteroide ben quattro mini rover, di cui uno sviluppato congiuntamente dalle agenzie spaziali di Germania (DLR) e Francia (CNES).

Il 21 settembre 2018 Hayabusa2 ha espulso con successo Rover-1A e Rover-1B da una quota di 55 metri, i quali hanno raggiunto autonomamente l’asteroide; il 3 ottobre è stato poi il turno dell’europeo MASCOT, che è atterrato correttamente e ha operato, come previsto, per circa 16 ore.

La conferenza stampa (in inglese) seguita all’atterraggio di MASCOT

Come avevamo raccontato in un nostro precedente articolo, i campionamenti del suolo erano stati programmati per ottobre 2018, ma proprio le immagini restituite dai rover avevano portato ad un cambiamento dei piani. La superficie infatti risultava costellata di grossi massi e ben poca regolite, pertanto il team di controllo decise di posporre la manovra e di rivalutare le opzioni disponibili.

Finalmente lo scorso 21 febbraio Hayabusa2 ha nuovamente ridotto la distanza da Ryugu fino a poggiarsi sulla sua superficie, per il primo campionamento. Il meccanismo di raccolta prevedeva lo sparo di un proiettile di tantalio, innescato dal contatto del tubo di raccolta a proboscide con il suolo. L’obiettivo era raccogliere almeno 0,1 grammi del materiale sollevato dall’impatto del proiettile con il terreno.

In questa spettacolare immagine è visibile l’effetto dei razzi di manovra della sonda sulla sabbia della superficie di Ryugu.

Tutto, quindi, sembra essere andato come previsto: un aumento della temperatura nel meccanismo di sparo, rilevato in telemetria, ha dato la certezza al team di terra che il rilascio del proiettile è effettivamente avvenuto. Se da un lato è impossibile avere dati oggettivi sulla quantità di materiale raccolto, dall’altro le simulazioni in ambiente analogo effettuate a terra lasciano sperare che Hayabysa2 si sia assicurata la sua prima “manciata” di suolo.

Il video della simulazione in laboratorio dello sparo del proiettile

Complice del successo delle operazioni è la particolare strategia adottata per aiutare Hayabusa2 a trovare la zona di atterraggio: per contrastare i problemi dati dalla bassa riflettanza di Ryugu al sondaggio del radar della sonda, durante una delle manovre di avvicinamento precedenti era stato rilasciato uno speciale marcatore delle dimensioni di una decina di centimetri, che è poi risultato perfettamente visibile già alla quota di 2,5 chilometri, come documentato in questo tweet della JAXA.

Ad ogni buon conto la missione di Hayabusa2 prevede altre due manovre di campionamento: la prima, programmata per il prossimo aprile, sarà simile a quella appena avvenuta, mentre la seconda (e ultima) vedrà lo sparo di un penetratore vero e proprio, con l’obiettivo di catturare materiale proveniente da strati dell’asteroide più profondi.

Tutti i campioni raccolti saranno inseriti e sigillati in un particolare contenitore, una capsula di rientro destinata a ritornare a terra con il suo prezioso carico.

1197px Replica of Hayabusa capsule at JAXA i
Una replica della capsula di rientro che riporterà a terra i campioni raccolti da Hayabusa2.
(C) By Mj-bird, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12223203

Alla fine del 2019 la sonda ripartirà dirigendosi verso il nostro pianeta. A quel punto rilascerà il contenitore con il prezioso campione, il quale rientrerà nell’atmosfera terrestre effettuando un atterraggio frenato da paracadute nel Sud dell’Australia, nel dicembre 2020.

Le operazioni di Hayabusa su Ryugu sono seguite nei dettagli in un’approfondita discussione su forumastronautico.it.

Fonti: JAXA, forumastronautico.it, Wikipedia.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia / JGarry sulla English Wikipedia




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