L’ex rappresentante speciale degli Stati Uniti in Siria, James Jeffrey in una intervista su Defence One ammette di aver nascosto l’entità numerica delle truppe statunitensi al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
[su_quote cite=”Defence One” url=”https://www.defenseone.com/threats/2020/11/outgoing-syria-envoy-admits-hiding-us-troop-numbers-praises-trumps-mideast-record/170012/”]Quattro anni dopo aver firmato l’ormai famigerata lettera “Never Trump” che condanna l’allora candidato alla presidenza Donald Trump come un pericolo per l’America, il diplomatico in pensione Jim Jeffrey sta raccomandando che l’amministrazione Biden in arrivo si attenga alla politica estera di Trump in Medio Oriente.[/su_quote]
Ovviamente Jeffrey si riferisce alla politica estera deformata da lui e dal suo staff a danno delle direttive presidenziali.
Deve proprio essere forte l’apparato da cui è protetto visto che si vanta di certe cose pubblicamente.
Jeffrey ammette beatamente che lui e gli alti ufficiali del Pentagono non hanno mai ritirato le truppe americane dalla Siria. Per perseguire questo risultato, hanno mentito deliberatamente al presidente “facendo giochini con le parole”, ovvero facendo in modo che Trump non sapesse che i suoi ordini non erano stati eseguiti ed adducendo motivazioni false e presentando scenari inesistenti.
Trump aveva ordinato di far rimanere in Siria solo 200 soldati ma lo staff di jeffrey era riuscito a convincere Trump affinché ne lasciasse 500. Poi hanno fatto come piaceva a loro. Oggi dalle dichiarazioni di Jeffrey si è appurato che la reale entità del contingente è ben superiore a 500.
E’ veramente meschino che Jeffrey da una parte riconosce beatamente (vantandosene) di aver disubbidito ad un ordine diretto presidenziale , “il suo team ha regolarmente ingannato i leader senior sui livelli delle truppe in Siria” e dall’altra auspica che la politica di Trump in Medioriente con Biden prosegua così com’è.
E’ chiaro che non si riferisce alla politica del presidente in carica ma dello scenario che lui ha contribuito a mettere in atto con gli altri ingannando il presidente degli Stati Uniti ed il popolo americano, gestendo la Difesa come cosa propria.
L’impressione che ho avuto di atti contraddittori che si verificavano in Siria , ha quindi una sua spiegazione. Cosa importa votare se poi altri filtrano le direttive facendo passare solo quelle che coincidono con la propria vision?
[su_quote cite=”Defence One” url=”https://www.defenseone.com/threats/2020/11/outgoing-syria-envoy-admits-hiding-us-troop-numbers-praises-trumps-mideast-record/170012/”]Giocavamo sempre per non chiarire alla nostra leadership quante truppe avevamo lì”, ha detto Jeffrey in un’intervista.
Il numero effettivo di militari nel nord-est della Siria è “molto di più” delle circa duecento unità che Trump inizialmente aveva accettato di lasciare lì nel 2019.[/su_quote]
Jeffrey afferma che l’importante è che “le truppe statunitensi che ancora operavano in Siria” siano riuscite “a negare ulteriori avanzamenti territoriali ai siriani ed ai russi ed evitare la ricostituzione dell’ISIS”. Inutile dire che delle tre, le truppe USA abbiano realizzato solo la prima mentre hanno mantenuto un atteggiamento fortemente ambiguo con l’ISIS che in buona parte è transitato con le Syrian Democratic Force (SDF), cioè con le milizie supportate dagli USA a nord dell’Eufrate.
Defence One ricorda come “nel 2018 e di nuovo nell’ottobre del 2019 … Trump ha ripetuto l’ordine di ritiro” due volte.
Mi domando a questo punto se ci saranno reazioni da parte di Trump e che strumenti abbia , visto che è stato platealmente ridicolizzato da un suo sottoposto che ha giurato di ricoprire con lealtà il proprio incarico.
Se all’inizio dell’intervista Jeffrey rimane vago sull’entità delle truppe USA in Siria, alla fine ammette, “Quale ritiro della Siria? Non c’è mai stato un ritiro della Siria “. Questo vuol dire che le forze in Siria sono rimaste intorno ai duemila militari più un numero indefinito di contractor.
Sabato e poi domenica, due convogli statunitensi hanno lasciato la Siria
Cosa succederà ora? Forse nulla. Se questo sono i ‘giochini’ che fanno da quelle parti basta una messinscena di un attentato a militari usa per far rimanere o aumentare ancora le forze sul terreno.
Questo genere di ipotesi sono sempre plausibili quando parliamo di contesti come quello di cui ci stiamo occupando.
La novità – su cui però io non mi farei molte illusioni – è che il comando statunitense domenica ha trasferito dalla Siria un convoglio di 50 veicoli blindati dalla Siria al vicino Iraq. Lo ha riferito l’agenzia SANA.
SANA dice che almeno 50 carri armati e veicoli blindati hanno attraversato il valico di frontiera di Al-Walid e che “sono state adottate maggiori misure di sicurezza lungo l’intero percorso della colonna”.
Anche sabato, diverse decine di soldati statunitensi hanno lasciato la base americana nel villaggio di El Malikiya. Quella di domenica quindi è il secondo ritiro nelle ultime 48 ore di un contingente dell’esercito americano dalla Siria.
Dal 2015, gli Stati Uniti hanno stabilito nove basi militari nella Siria nord-orientale. Quattro di loro sono vicino ai giacimenti petroliferi a Deir ez-Zor e altri cinque nella vicina provincia di Hasaka. L’esercito americano è in Siria senza una base legale. Le autorità siriane hanno più volte affermato che la presenza del contingente americano nel Paese viola la sovranità dello Stato e tutte le regole internazionali.
Non è chiaro il citato trasferimento può essere considerato come normale routine di avvicendamento oppure se esso sia collegato con quanto dichiarato dall’ex rappresentante speciale dell’America nella Repubblica Siriana, James Jeffrey come un colpo di coda di Trump, ma lo capiremo presto.
patrizioricci by @vietatoparlare