Houthi: prese di mira navi britanniche e statunitensi

Gli Houthi yemeniti, hanno attaccato altre due navi, una americana e una britannica, nel Mar Rosso, come confermato dal loro portavoce Yahya Saria. Le navi prese di mira sono state la nave americana Star Nasia e la britannica Morning Tide, le quali sono state colpite con precisione da missili antinave. Saria ha dichiarato che gli Houthi continueranno ad attaccare obiettivi degli Stati Uniti e del Regno Unito in risposta all’aggressione.

L’attacco è stato segnalato dalla United Kingdom Maritime Trade Operations (UKMTO), ed è avvenuto vicino al porto yemenita di Hodeidah. La Star Nasia, partita da Norfolk, USA, e la Morning Tide, partita da Varna, Bulgaria, hanno subito l’attacco mentre erano in viaggio.

Gli Houthi hanno minacciato di attaccare Israele e bloccare le navi filo-israeliane nel Mar Rosso e nello stretto di Bab el-Mandeb fino a quando Israele non interromperà le sue operazioni militari a Gaza. Da novembre, gli Houthi hanno attaccato diverse navi civili nella regione.

Gli Houthi attuano ritorsioni per le operazioni israeliane indiscriminate a Gaza

In risposta, le forze statunitensi e britanniche hanno lanciato attacchi contro i ribelli yemeniti, colpendo obiettivi a Sanaa e Hodeidah. Il presidente USA Joe Biden ha descritto questi attacchi come difensivi, mirati a siti missilistici, droni e stazioni radar degli Houthi. Il CENTCOM ha riferito di ulteriori attacchi contro cinque missili da crociera lanciati dagli Houthi, oltre a 36 obiettivi affiliati al gruppo.

In realtà gli attacchi yemeniti sono indirizzati esclusivamente contro le navi  israeliane o vettori che portano le loro merci ad Israele. Si tratta quindi di un blocco navale che prende di mira Israele per cercare di far pressione sulla sua leadership e far cessare la reazione sproporzionata a Gaza.

Gli Houti avvisano l’Italia di non avere nulla contro il nostro paese, quindi di astenersi da atti ostili

Gli Houthi hanno lanciato un avvertimento all’Italia, esortandola a non partecipare ai raid aerei o ai lanci di missili contro i propri obiettivi. Hanno chiarito che, qualora l’Italia dovesse coinvolgersi in tali azioni, che attualmente non la pongono in alcun pericolo dalle iniziative degli Houthi, verrà considerata una nazione ostile.

Dice Mohamed Ali al-Houti, uno dei leader del movimento Ansar Allah (gli Houti) e cugino dell’attuale leader Abdul-Malik Al-Houti. Mohamed Ali al-Houti:  “Il suo coinvolgimento [dell’Italia] sarà considerato un’escalation e militarizzazione del mare. Il nostro consiglio all’Italia è di esercitare pressione su Israele per fermare i massacri a Gaza. Consigliamo all’Italia di rimanere neutrale, che è il minimo che può fare. Non c’è giustificazione per avventure al di fuori dei suoi confini. Consigliamo agli europei di aumentare la pressione sui responsabili degli orrori a Gaza. Non c’è alcun blocco nel Mar Rosso. Prendiamo di mira solo le navi associate a Israele che si dirigono verso porti occupati, di proprietà di israeliani, o entrano nel porto di Eilat.Non abbiamo intenzione di chiudere lo stretto di Bab el Mandeb o il Mar Rosso. Essere classificati come terroristi per sostenere Gaza è un onore per noi.Se gli USA inviano truppe in Yemen, dovranno affrontare sfide più difficili di quelle in Afghanistan e Vietnam”.

Di conseguenza, gli attacchi degli Houthi potrebbero estendersi non solo  contro il naviglio israeliano, statunitense e britannico, ma anche verso la nave militare italiana attualmente dispiegata nel Mar Rosso.

Contrariamente a quanto riportato dai media, gli attacchi Houti non sono indiscriminati ma inizialmente erano diretti esclusivamente contro gli interessi israeliani. Successivamente, a causa degli attacchi USA e britannici, sono stati estesi anche verso questi paesi anglosassoni. Ora la partecipazione all’asset occidentale nel mar nero non è considerata ostile, a patto che le marine occidentali non compiano attacchi in territorio yemenita.

In pericolo i cavi sottomarini delle comunicazioni globali

Recentemente , gli Houti – vista la propaganda occidentale che sostiene che il gruppo ribelle yemenita metta in pericolo il libero scambio delle merci nel mar Rosso, con gravi danno globali (e per questo l’occidente minaccia ritorsioni militari) – hanno avvisato che potrebbero tranciare cavi sottomarini che rappresentano la dorsale internet globale.

Un interessante articolo di Piccole Note (https://www.piccolenote.it/mondo/i-cavi-sottomarini-latomica-degli-houti), ci ricorda come, in un mondo senza regole, infrastrutture come gasdotti e cavi sottomarini rappresentino fatalmente punti vulnerabili, specialmente “in un mondo senza regole” come quello nel quale stiamo vivendo. IMEWE, FEA, MENA, EIG, SeaMeWe, SeaMeWe-4 sono alcune delle vie di comunicazione via cavo che aggirano lo Yemen infilandosi nelle Stretto [di Bab el-Mandeb] per poi proseguire verso Nord. Come disse Putin dopo il sabotaggio del NordStream, “questa esplosione ha sollevato il coperchio del proverbiale vaso di Pandora. A partire da questo momento, tutte le infrastrutture sottomarine critiche, oleodotti, gasdotti o cavi in fibra ottica, sono diventati un bersaglio legittimo in un gioco senza regole”.

cavi sottomarini – da Piccole Note

 

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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