I cambiamenti climatici sono causati anche dall’attività solare….

Nonostante la propaganda climatica continui a evidenziare l’effetto serra della CO2 che dovrebbe (in teoria) portare a un diffuso riscaldamento globale, climatologi e astrofisici con solide basi matematiche continuano a fallire. primissimo parametro che influenza il clima della Terra in scale temporali “non geologiche”, a differenza di altri parametri molto più disparati nel tempo come le variazioni di obliquità ed eccentricità dell’orbita terrestre. Si tratta di due parametri distinti che devono essere analizzati separatamente.

Un piccolo team di scienziati ha quindi guardato ancora una volta all’evoluzione dell’attività solare scegliendo un approccio diverso da quello della dottoressa Valentina Zharkova. Aveva formalizzato con l’aiuto di equazioni matematiche l’evoluzione del campo magnetico solare e aveva concluso che l’attività magnetica solare sarebbe diminuita durante i circa 40 anni a venire, quindi la situazione sarebbe tornata alla normalità verso la fine del 21° secolo. L’attività magnetica del Sole si traduce direttamente nell’irradiazione solare che raggiunge la Terra. Questo irraggiamento si trasforma in calore di cui più del 99% si disperde nello spazio a lungo termine e la conseguenza diretta è quindi una modifica delle condizioni climatiche, modificazioni sempre progressive dovute all’importantissima inerzia termica degli oceani.

I dottori Herrera dell’Università del Messico, Soon dell’Università di Harvard e Legati dell’Università del Delaware hanno quindi tentato con successo un’analisi dell’attività solare così come è stata osservata per più di 3 secoli contando il numero di macchie solari. I dati disponibili dall’inizio del XVIII secolo sono il riflesso di un complesso sistema di oscillazioni periodiche che si sovrappongono e questi fisici hanno scelto l’analisi spettrale delle “wavelets”, Wavelet Transform in inglese, per rivelare le varie componenti nascoste. questa variazione dell’attività solare da cui dipende il clima della Terra. Questo approccio richiede una notevole potenza di calcolo e l’implementazione di algoritmi che permettano di rivelare lo spettro temporale dei vari componenti che modulano l’attività solare. È l’elaborazione di un insieme di segnali, il numero di macchie solari registrate ogni anno dal 1700, senza alcun pregiudizio. Vi ricordo che non si fa mai cenno al clima nell’articolo citato in riferimento.

Come ci si potrebbe aspettare, la prima “funzione periodica” che controlla l’attività solare rilevata da questo approccio è il ben noto ciclo di undici anni. Lo spettro delle frequenze temporali rivela tuttavia altre funzioni che, con opportune risorse informatiche, verranno successivamente analizzate mediante opportuni algoritmi, cosa che ha spinto il dottor Herrera a dire di averne sfruttato al meglio l’intelligenza artificiale per spiegare l’evoluzione dell’attività solare. Sarebbe più appropriato parlare di elaborazione ad alta complessità di un grande corpo di informazioni. Questi algoritmi non sono artificiali poiché sono stati scritti da esseri umani per eseguire calcoli complessi e noiosi molto rapidamente.

La prima analisi della Wavelet Transform (WT) ha permesso di rilevare “armoniche” di frequenze temporali superiori al ciclo di 11 anni chiamato ciclo di Schwabe (niente a che vedere con il boss del World Economic Forum) le cui frequenze sono di 22 anni , 60 anni e 120 anni, questi ultimi due cicli essendo stati descritti da Rudolf Wolf. A un esame più approfondito di questa analisi utilizzando un algoritmo più sofisticato, emerge anche un ciclo di 5,5 anni. Per arrivare a tale risultato, al WT fu aggiunta un’analisi bayesiana descritta dal matematico Bayes nel 1763, il cui teorema può essere scritto come segue:

Evento successivo = (Probabilità / evidenza) x evento precedente. In altre parole, i parametri analizzati dipendono in ogni istante dai parametri precedenti a questo evento e l’analisi bayesiana consente l’ottimizzazione, passo dopo passo del calcolo, dei fattori che descrivono questi parametri.

Cosa fare allora con questo strumento? Il team di Herrera ha utilizzato più di 500 impostazioni probabilistiche per ottenere un intervallo di confidenza soddisfacente per i dati esistenti sulle macchie solari, nel tentativo di fare previsioni credibili – affidabili – per gli anni a venire. Ed è su questo punto che questo studio è piuttosto interessante. I parametri dell’analisi bayesiana di WT (trasformata wavelet) hanno permesso di effettuare previsioni molto precise fino al 2100:

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In a) i cicli solari e la previsione dopo il 2019, in b) l’analisi WT che evidenzi la componente armonica con una durata di 5,5 anni evidenziata e confermata durante questo studio, in c) l’analisi WT propriamente detta, in d) le variazioni periodiche di il ciclo solare di 11 anni avvolto nelle modulazioni di 120 anni i cui massimi sono numerati I, II, III e IV (previsione), in e) le variazioni periodiche del ciclo solare di 22 anni detto ciclo di Hale, in f) il variazioni del ciclo di 60 anni noto come Yoshimura-Gleissberg e in g) il ciclo di 120 anni chiamato anche Wolf. Infine in h) la novità dedotta dai calcoli è l’anomalia energetica temporale di ogni ciclo di 11 anni. Troviamo il minimo di Maunder, la “piccola era glaciale”, seguito dall’optimum della moderna attività solare che,

Da nessuna parte la pubblicazione allude a una modulazione del clima perché è solo un’analisi dell’attività solare dalle macchie solari e non i proxy isotopici che hanno permesso una ricostituzione dell’attività solare su un periodo molto più lungo e non si parla di meccanica celeste perché non ha alcun effetto sull’attività solare.


fonte e illustrazione:  https://doi.org/10.1016/j.asr.2021.03.023  Dr Herrera.

via  https://jacqueshenry.wordpress.com

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