decorato nel 2010 dal Presidente della Repubblica Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Cavaliere di Gran Croce del Reale Ordine di Francesco I «Per il mantenimento del dialogo e della convivenza interreligiosa in Siria» I media italiani avevano già dall’inizio la certezza da che parte stare: subito hanno dato per buono tutto ciò che veniva messo a disposizione dall’opposizione siriana su you tube e dal famigerato ‘osservatorio siriano per i diritti umani’ con sede a Londra.
Sin da subito avevano adottato il solito gergo con cui ci siamo abituati con la guerra di Libia, “il rais”, il regime, i lealisti, gli ‘assadiani’, i ‘pro Assad’ e dall’altra parte l’esercito libero siriano, i partigiani, i ribelli, gli amici della Siria.. termini certo più “tonici”… cosicché qualsiasi cosa dicesse l’opposizione è stata sempre considerata vera mentre quando i fatti maldestramente lasciati non manipolati hanno scagionato Assad, gli è però stato fatto ugualmente dono del tono sprezzante, degli appellativi più infamanti e l’onta del governo siriano però rimane.
Quando ha tentato di fare qualcosa di buono subito è arrivata la replica del Segretario di Stato USA: “non credibile”. E’ accaduto tutto in un dato momento, l’ambasciatore americano sceso tra la folla a protestare. Cosa fosse cambiato da ieri, quando Assad veniva ricevuto e riverito ovunque non ci è dato di sapere, eppure le riforme che aspettava la popolazione aveva cominciato a farle, ma tutto era già deciso prima ancora che iniziasse.
Tuttavia ciò che più mi sgomenta è l’allineamento delle maggiori testate cattoliche con i criteri adottati dai media mainstream.
Sulla maggior parte delle testate cattoliche si sono susseguiti, alternandosi, articoli che riportano il giudizio sugli avvenimenti dati dalle autorità della Chiesa siriana ( in conformità a quello espresso dal documento CCEE il Consiglio della Conferenza Episcopale Europea) e nello stesso tempo articoli che vanno in tutt’altra direzione. parafrasando esse dicono: “Quella in corso in Siria è una guerra dolorosa ma necessaria per il cambiamento, la democrazia l’emancipazione degli oppressi”.
Quello che dice il documento CCEE del 19 luglio è tutta un’altra cosa: “Questo conflitto non può che portare con sé inevitabilmente lutti, distruzioni e gravi conseguenze per il nobile popolo siriano . La guerra è una via senza uscita. La felicità non può che essere raggiunta insieme, mai nella prevaricazione degli uni contro gli altri”. E‟ un giudizio chiaro che non da adito a fraintendimenti : http://www.eurocathinfo.eu/ccee/allegati/874/Dichiarazione%20CCEE%20SITUAZIONE%20IN%20SIRIA%2019.07.2012%20IT.pdf
La tesi sostenuta invece è quella della guerra giusta . Così il divieto delle Nazioni Unite la Comunità Internazionale sta fornendo ai ribelli embargo, logistica, comunicazioni, intelligence, armi, appoggio diplomatico, soldi, di fatto la legittimazione di qualsiasi atto, incluso gli attentati. Tutto il mondo non aspetta che festeggiare la cacciata di Assad e sua moglie ‘sperperona’. Quanto era stato pianificato non è ancora avvenuto per il veto posto da Russia e Cina, memori della guerra di Libia.
Sarebbe lungo parlare della distorta concezione del diritto internazionale che si crea adottando questa ipocrita linea interventista per cui le prove un po’ ci sono e molto si enfatizzano e si distorcono i fatti, prove vengono sfornate come i derivati che inquinano il lavoro vero ed il reddito vero. Quartieri dell principali città siriane sono ricostruiti in Qatar per i servizi tv di propaganda ed in foltire così le file degli oppositori. Con questi mezzi e con la omissione, il sostegno ad un intervento che rimuovesse l’attuale governo contro la volontà dei cittadini è diventato , mano a mano, consuetudine. Questa consuetudine come tutte le consuetudine diventano così perché non trovano l’opposizione ed il giudizio di nessuno.
L’opinione pubblica ha dimostrato una incapacità di giudizio personale: ad uno sguardo autenticamente religioso, cioè capace di guardare innanzitutto all’uomo e alla sua dignità ‟ è evidente che da qualsiasi parte venga e qualunque sia la bandiera, questo modo di concepire il rapporto tra stati e il rapporto tra popoli , non può mai portare ad alcuna liberazione.
In un contesto di crisi, che è soprattutto crisi antropologica, l’allineamento dei ‘nostri’ giornali cattolici con il ‘potere’ è grande: i cristiani si basano per giudicare gli avvenimenti sullo sguardo di chi è più grande nella fede: come metodo e come tradizione. Così tutti si sono affidati ad i propri organi di informazione, quelli che noi consideriamo ‘nostri’.
D’altra parte la maggior parte degli italiani, prima della rivolta siriana sapeva vagamente anche della stessa esistenza della Siria. Poi è scoppiata la protesta organizzata e sostenuta dall’esterno. La protesta partiva dal dato di un malcontento reale, il pervasivo controllo poliziesco, la corruzione nella società siriana era grande, ma il fine di chi ha preso le redini della rivolta, ben presto armata, era un altro: era la caduta del regime di Assad e non un genuino desiderio di riforme, non una transizione democratica verso un sistema più pluralista ma l’intraprendere una strada così da provocare un cambio violento di gouvernement che rispondesse a esigenze soprattutto esterne alla società siriana.
Abbiamo considerato la crisi siriana come il naturale proseguimento della primavera araba. Intorno alla vicenda siriana si è scatenata una disinformazione pari solo al caso libico. Si è fatto leva su una mentalità forgiata dai mezzi di informazione e perseguita soprattutto dal potere: l’estrema dipendenza della mentalità comune, allineata, assuefatta e inconsapevolmente cinica, è confutata da un fatto recente eloquente: è quello della Libia. Una campagna mediatica si era scatenata intorno agli “atti disumani‟ del regime libico salvo poi riproporli sotto altra bandiera e facendo sprofondare il paese nella miseria più cupa. Oggi avvengono in Libia atti altrettanto disumani, le torture, le detenzioni arbitrarie , i regolamenti di conti, la persecuzione del pensiero diverso, sono diventati fatti abituali e sono ignorati, non indignano più nessuno. Non ci sollecitano.
Alla conoscenza di fatti terribili l‟unica domanda seria sarebbe: ‘perché’? Questa domanda è però inesistente, sconosciuta, mai posta, per molti inopportuna, bannata dai commenti degli articoli on-line. Perciò ciò che leggiamo non ci muove, non ci cambia, non ci interessa.
In secondo luogo, ci sono altri fattori disattesi e volutamente ignorati dalla stampa cattolica: quali sono veramente i fattori in gioco politicamente e soprattutto qual è la posizione della gente siriana? La storia della gente non è mai raccontata, mai è raccontato il loro desiderio, il desiderio del loro destino.
E‟ come se le persone non esistessero. Esiste solo la conta dei morti, distinta in uomini , donne e bambini i racconti autobiografici degli oppositori. Esiste solo il fiancheggiamento a chi deve vincere perché ne ha la forza.
Naturalmente nessuno ci racconta se i ribelli rappresentano tutti i siriani. Si raccontano le forze in armi, ci si lamenta dei rapporti di forze, non si racconta però perché la comunità internazionale ha paradossalmente affamato i siriani per ‘proteggerli’ per facilitare una delle due parti in conflitto. Perché la comunità internazionale (l‟occidente+ le monarchie assolutistiche del golfo) ha voluto consegnare il paese al caos ed alla distruzione? Le opportunità di risoluzione del conflitto le ha sempre scartate e quelle rare volte che le ha intraprese le ha scientemente fatte fallire!
E poi, come non notare la sospetta sincronismo degli attentati contro lo stato rivendicate dai ribelli e delle stragi attribuite ad “Assad” sempre contro donne e bambini? Sono atti criminali puntualmente successi sempre in concomitanza delle riunioni degli organismi di sicurezza delle Nazioni Unite e dei colloqui di pace. Il governo siriano sembra masochista. E’ facile capire che per cambiare ideologicamente la società siriana le notizie anche non credibile tornano utili. A cosa? A rendere l’embargo più duro ad avere l’occasione di cacciare gli ambasciatori siriani dai più importanti paesi nel mondo, ricordate: prima dei risultati di una commissione d’inchiesta? Lo scopo è stato sempre quello suscitare la unilaterale esecrazione internazionale (minimizzando nei casi che ha visto vittima il governo presieduto da Assad).
Si può chiamare ancora “disinteressato” chi ha causato e suggerito tanta rovina e rifiutato ogni possibile mediazione? Sembrerebbe di sì perché le riunioni di queste persone si chiamano le “riunioni degli amici della Siria” e l’esercito dei ribelli, si chiama Esercito Libero Siriano: sono in entrambi i casi contraddizioni in termini ma nessuno ci fa caso.
La responsabilità di chi fa informazione perciò è immensa: si dovrebbe scrivere della pace e della possibilità degli uomini di non vivere più con l’odio. Se si scriva che l’odio non deve essere più il filo conduttore della storia degli uomini, ma che è invece l‟amicizia tra i popoli, il desiderio di infinito, la bellezza che deve costruire e fondare le società e gli stati!
I “nostri” giornali si sono rivelati sulla vicenda siriana incapaci dell‟osservazione dei fatti e di un giudizio semplice. Evidentemente, di questo l‟uomo ha bisogno più delle analisi e dei sofismi.
Certi articoli ospitati si spingono più in là: contraddicono addirittura il magistero della Chiesa. Se gli viene fatto notare scrivendo in redazione non rispondono o si mostrano infastiditi. Quando ho avuto occasione di ricevere risposta, essa è stata la consueta. Alla mia obiezione che è contraddittorio dare spazio ai documenti dei vescovi e alle interviste dei terroristi fatti passare come liberatori mi rispondono che dovrei essere contento: dicono che hanno fatto un’informazione pluralista!
Pluralismo le ‘ospitate’ di personaggi celebri della cultura e del giornalismo che pontificano sulla risoluzione dei problemi con le armi e si appellano ad improbabili organismi sovranazionali la cui indipendenza è pari a zero?
Ci affidiamo all‟emergente “ responsability to protect” dell‟ONU? La Chiesa giustifica il ricorso alle armi solo per legittima difesa e così la nostra Costituzione! Qui invece si distruggono le case, si uccide settariamente la gente per strada, ci si fa scudo della popolazione civile, si distruggono le case. E’ un assaggio della libertà.
Il giudizio cristiano su queste evidenze non può che essere unico. Penso che quella mentalità dominante si sta insinuando davvero dappertutto. Mi sembra evidente che se c’è unità tra la ragione e l’esperienza non possono avvenire errori così grossolani.
Si aspetta “il nemico” davanti alla finestra, che arrivi come un ladro entri dalla finestra , invece il ladro entra dalla porta principale, dalla nostra stampa, sulla disattenzione sulla Siria, sulla legittimazione di un pensiero anticristiano e perverso che pretende di imporre le regole di una nuova convivenza dove contano solo le armi, il potere economico e una concezione anticristiana di giustizia e di liberazione dell‟uomo. E’ ora di chiedersi la domanda fondamentale: dov’è il nostro cuore in tutto questo?
E’ in atto un gioco che non tiene conto della sacralità della vita. e la “nostra‟ stampa evidentemente è incapace di disallinearsi. Decine di tentativi di destabilizzazione delle grandi potenze mondiali effettuati nelle varie epoche per contribuire all’ascesa di governanti amici, spesso hanno portato risultati disastrosi per i popoli. Ebbene quante volte dovrà accadere di nuovo prima che si abbia esperienza reale di questo? Prima che per analogia lo si sappia riconoscere quando riaccade?
Come dicevo la giustificazione comune delle testate cattoliche tranne alcune lodevoli eccezioni è: “diamo solo spazio al confronto delle varie opinioni” perché siamo contro al pensiero unico pro-Assad o pro-ribelli.
Questo tipo di risposta mi lascia perplesso: le opinioni non si incontreranno mai veramente in “un confronto” di semplici punti di vista e nella vita occore sempre prendere posizione, esprimere ‘un giudizio di valore ‘ davanti a ciò che accade. L’opinione è debole perché non nasce da un’esperienza ma il giudizio sì! Il giudizio tiene conto dell’esigenza elementare del cuore dell’uomo!
L’incontro tanto richiamato dal Papa Benedetto tra ragione e fede genera uno sguardo originale sulla realtà, uno sguardo cambiato da un incontro, il Mistero che si è fatto carne. Questo fatto ci pone davanti alla realtà non con un’opinione ma con un giudizio che nasce dall’avvenimento storico di Cristo. E’ il rapporto con cui paragoniamo il tutto perché più congeniale alla nostra umanità. Alla luce di questa Presenza noi giudichiamo tutto e non diciamo semplicemente la nostra più o meno“colta” opinione.Scegliamo questo sguardo e non una confusione di opinioni.
Perciò “tenere conto di tutti i fattori della realtà” – come dice don Giussani- lungi dal generare un giudizio dissociato a secondo dei vari avvenimenti che passano davanti ai nostri occhi, vuol dire guardarli in unità alla Luce dell’ origine che la realtà stessa indica. Se tale approccio, se tale giudizio tiene conto delle esigenze fondamentali dell’uomo non può essere che unico.
E’ evidente che informare secondo verità non vuol dire riportare tutte le opinioni come buone ed interscambiabili. La scelta stessa delle notizie indirettamente privilegia un particolare giudizio, e non si tratta qui del colore di un pavimento ma del significato dell’uomo e di che convivenza umana vogliamo costruire. Dobbiamo dire cosa cospira contro il realizzarsi del ‘bel giorno’ per cui l’uomo è fatto.
Ora come possono le ‘opinioni’ muovere e rispondere alle esigenze del cuore? L’uomo ha bisogno dello sguardo di Cristo senza è perso. La pretesa tipica del nostro tempo di essere giusti, equi, liberi e democratici “tenendo le distanze” ed affidando alle ‘procedure’ gli aspetti più importanti della vita si sta rivelando la nostra agonia.
Solo Avvenimento di Cristo ha cambiato la storia ed il nostro guardare. Perciò cari giornali cattolici possiamo fare di più. Potete fare molto di più.
(autore: www.vietatoparlare.it)